Girotondi e biciclettate per chiedere strade più sicure intorno alle scuole: migliaia di bambini partecipano oggi (6 maggio) in dieci Paesi europei alle iniziative della campagna “Streets for Kids”, lanciata dalla coalizione europea Clean Cities Campaign con il coinvolgimento di associazioni ambientaliste, gruppi di genitori e personale scolastico. Dalla Francia all’Albania, i bambini scendono in strada per chiedere ai sindaci di chiudere progressivamente al traffico le strade su cui si affacciano gli edifici scolastici. Sono più di 400 le iniziative organizzate in tutta Europa, di cui 50 in dodici città italiane.

La giornata di mobilitazione rappresenta la nuova fase della campagna “Tutti giù per strada” della Clean Cities Campaign, associazione europea che riunisce oltre 60 tra Ong, associazioni ambientaliste, think tank, movimenti di base e organizzazioni della società civile, che ha come obiettivo una mobilità urbana a zero emissioni entro il 2030. La campagna aveva già visto l’organizzazione di oltre 60 girotondi di fronte alle scuole in dieci città italiane lo scorso novembre e andrà avanti fino al 2030.

“Questa edizione della campagna ha lo scopo di mettere insieme le molte realtà europee che chiedono a gran voce dal basso di liberare le strade delle scuole dal traffico, per offrire ai bambini delle città d’Europa salute, sicurezza stradale, libertà di movimento, autonomia negli spostamenti casa-scuola e più spazio per giocare, per vivere, per socializzare”, ha spiegato a Green&Blue Anna Becchi, coordinatrice della campagna Strade Scolastiche per Clean Cities Italia. “Al tempo stesso la campagna ha lo scopo di attivare le amministrazioni delle nostre città, perché da subito comincino a pianificare la realizzazione di nuove strade scolastiche a partire da settembre”.

Le ricadute sulla qualità dell’aria

Non è solo una questione di sicurezza: le strade scolastiche sono infatti uno strumento utile per ridurre l’inquinamento dell’aria nelle immediate vicinanze delle scuole e un tassello essenziale per una mobilità sostenibile e a zero emissioni, che metta al centro lo spazio per le persone e riduca la centralità dell’auto nelle città. A Londra, ad esempio, diversi studi commissionati dall’ufficio del sindaco hanno dimostrato che le strade scolastiche hanno ridotto i livelli di biossido di azoto fino al 23% e diminuito sensibilmente il traffico veicolare lungo tutto l’arco della giornata. Nella capitale britannica da aprile 2020 sono state introdotte quasi 350 strade scolastiche grazie ai finanziamenti della Tfl, la società dei trasporti, e delle municipalità, nell’ambito delle iniziative per limitare l’esposizione dei bambini all’inquinamento atmosferico e migliorare la loro salute.

Esperienze analoghe sono state avviate anche a Parigi e Barcellona, mentre in Italia ci sono state finora solo poche sperimentazioni, spesso lasciate all’iniziativa volontaria di genitori, con scarsi risultati in termini di efficacia, soprattutto per quanto riguarda la sicurezza. Nel nostro Paese, spiega Becchi, “dopo quella di Bolzano sono arrivate le esperienze di Milano con il progetto Car free school del 2012: poi Parma, Olbia, Monza e più recentemente le nuove sperimentazioni di Milano e Roma, avviate in seguito all’introduzione nel codice della definizione di Zona scolastica con il decreto-legge 76/2020”.

Al momento, però, non è ancora uscito nessun regolamento che definisca la relativa segnaletica, che ad oggi dunque non esiste nell’ordinamento italiano. “Le strade/zone scolastiche possono già essere realizzate utilizzando gli strumenti classici del divieto di transito, della zona a traffico limitato o dell’area pedonale, in determinate fasce orarie, come già molti Comuni hanno fatto”, aggiunge Becchi. “A Milano sembra ci sia l’intenzione di replicare e raddoppiare la sperimentazione degli anni passati, mentre a Roma la sperimentazione avviata a fine anno scolastico 2021 soltanto una volta a settimana e su sole 17 scuole sembra al momento naufragata. Di recente l’assessore alla Mobilità della capitale ha annunciato la volontà di lavorare sulla sicurezza stradale di 79 scuole”.

Eppure in Italia ci sarebbe un gran bisogno di iniziative di questo genere: il nostro Paese ha infatti all’attivo ben tre procedure europee d’infrazione europee per violazione dei limiti di inquinamento dell’aria su polveri sottili PM2.5 e PM10 e biossido di azoto (NO2). Secondo l’ultimo rapporto Mobilitaria diverse città continuano a superare più di 35 volte all’anno il limite giornaliero del PM10: nel 2021 Torino è in testa a questa poco invidiabile classifica con 75 giorni di sforamento all’anno, seguita da Milano con 61 e Venezia e Catania con 50.

“Nel recente rapporto City Ranking pubblicato da Clean Cities, città italiane come Roma e Napoli risultano tra quelle in Europa con meno spazio dedicato a pedoni e bici, mentre Milano e Torino sono le più inquinate del continente”, ha aggiunto Becchi. “Dare un forte segnale sulle strade scolastiche sarebbe un modo, per le tante amministrazioni locali che hanno promesso di trasformare in senso ‘green’ le proprie città, di dimostrare che fanno sul serio”.