In Sardegna il “male oscuro” ha un colore: il giallo che si mangia il verde. Ha tanti nomi, l’“ingiallimento”, la devastazione, oppure “sa siccagna” – quando è tutto secco – e tante cause che quasi tutte riconducibili a un solo grande problema: la crisi del clima. Quest’anno, come non mai, la Sardegna sta vivendo una situazione complessa e preoccupante dovuta ad un insieme di fattori. Piove o ha piovuto pochissimo, o perlomeno non in maniera tale da garantire sollievo a terre ed ecosistemi e le temperature medie sono sempre più elevate, già a partire da questo inverno quando si sono contati decine di giorni sopra i venti gradi. Condizioni ideali per agenti patogeni, come la Phytophthora, che portano al marciume delle radici e contribuiscono, in un paesaggio già provato dalla siccità, a mettere in ginocchio i boschi sardi.
Sardegna, da verde a gialla: così la siccità sta trasformando i boschi
La situazione è ben visibile persino dal satellite, come mostrano le immagini di Copernicus: rispetto anche solo al luglio 2023 oggi gli occhi dal cielo mostrano una Sardegna sempre più gialla, dove la macchia verde sembra pian piano svanire. Per Matteo Tidili, meteorologo sardo di RaiMeteo che da tempo sta monitorando e osservando questi cambiamenti, non c’è dubbio: “Si tratta di un insieme di fattori riconducibili al riscaldamento globale” dice a Green&Blue. “Ma dobbiamo partire da un presupposto: il regime della Sardegna è da sempre ciclico, ovvero periodi siccitosi d’estate più o meno lunghi e momenti piovosi, talvolta anche di una certa violenza, a seguire. Ora però il periodo siccitoso, che da due anni ormai colpisce le zone meridionali e orientali dell’isola, rispetto alle scorse decadi è non solo più lungo, ma soprattutto accompagnato da temperature ben sopra le medie regionali. Lo scorso anno in Ogliastra abbiamo registrato 48,2 gradi, anche quest’anno le temperature sono altissime e probabilmente ad agosto chiuderemo con medie di quasi due gradi sopra quelle tipiche del periodo in un 2024 dove finora è piovuto meno della metà delle medie. Tutto ciò, ovviamente, si traduce in processi di evapotraspirazione molto più esasperati, con una siccità che sta diventando cronica”.
Condizioni in cui un agente come la di Phytophthora sta facendo sempre più danni. L’Agenzia regionale Forestas, che di recente ha dedicato un approfondimento proprio alla “sa siccagna” e a quanto sta avvenendo nei boschi, ha definito la situazione come “preoccupante” ricordando come ormai anche visivamente si può notare la sofferenza di piante e boschi “nel Sarrabus-Gerrei, in Ogliastra, nell’area di Gutturumannu, e purtroppo anche nel Linas, in Gallura, e nel Mejlogu…per non parlare dell’area del Supramonte e le sue leccete plurisecolari“.
La catena di collegamento di quanto sta accadendo è poi esacerbata dalla crisi del clima: la siccità e la carenza di piogge provoca arsura nei terreni, i quali a loro volta indeboliscono le piante e gli organismi vegetali già in difficoltà nei processi di fotosintesi. Fragili, i boschi vengono attaccati con più facilità dalla Phytophthora “che sfrutta queste situazioni per diffondersi”, ricordano da Forestas precisando di essere impegnati da tempo nel monitoraggio fitosanitario, senza sottovalutare mai il problema.
Soffrono le querce, muoiono i lecci, viene compromessa la filiera del sughero e nel frattempo i territori sempre più secchi si espongono agli incendi. “Un bel dramma che deve porci anche un altro interrogativo – continua Tidili – come reagirà il suolo in autunno? Nella stagione che arriverà, con i mari così caldi e in una Sardegna già soggetta a fenomeni violenti, con tutta l’energia accumulata potrebbero verificarsi infatti eventi meteo molto intensi. Il suolo così povero, tra siccità e piante che stanno morendo, reggerà a questi impatti? Bisogna chiederselo per prepararsi”.
In attesa di un ritorno a precipitazioni che possano alleviare la sete della Sardegna, in un contesto dove alcuni sindaci come quello di Posada parlano persino di possibili difficoltà nel riaprire le scuole proprio per l’assenza di acqua, paradossalmente è già tempo dunque di prepararsi all’ acqua dal cielo, quella che potrebbe arrivare ma purtroppo in maniera violenta e dannosa. “La situazione attuale non ha precedenti. Il fenomeno, con le piante in queste condizioni, è scoppiato quest’anno, lasciandoci molti interrogativi. L’attenzione c’è, anche della Regione, ma non è chiaro come si possa intervenire e come le piante reagiranno in autunno. Non stiamo parlando di giardini, ma di aree boschive immense, già intaccate profondamente, dove è complesso intervenire” aggiunge Tidili.
In futuro, nel Mediterraneo hotspot dei cambiamenti climatici, dove le temperature colpiscono più duramente che altrove, l’evoluzione dei boschi di aree come la Sardegna potrebbe includere un passaggio da territorio arboreo a territorio sempre più cespuglioso, qualcosa che per il meteorologo sardo “è già visibile, sembra già in corso e non è chiaro come intervenire. L’importante però è tenere alta l’attenzione sul problema”.
Un problema che avanza giorno dopo giorno: di recente infatti “il male oscuro”, come viene talvolta definito, ha colpito anche la zona di Nuoro e i lecci del Monte Ortobene. Nel frattempo, in una regione che ha già chiesto lo stato di emergenza per la siccità, mentre le Università locali, da Sassari a Cagliari, stanno monitorando e indagando sui danni legati al patogeno, a pagare i primi costi diretti sono agricoltori e allevatori locali. Per tutti, il grande timore è che l’attuale ingiallimento e la moria degli alberi possa trasformarsi in un dramma sempre più acuto come quello che hanno vissuto la Puglia per la Xylella o le Alpi con il bostrico. Per questo si sta tentando di correre – per le conoscenze che si hanno e per ciò (poco) che si può fare – nel tentativo di intervenire. A breve a Cagliari nella sede regionale dell’assessorato all’Ambiente si terrà per esempio una riunione del tavolo tecnico fitosanitario forestale regionale convocato proprio “per analizzare il fenomeno di disseccamento eccezionale delle leccete e sugherete” e capire se possibile arginarlo.
Come ha detto l’assessore al Turismo della Sardegna, Franco Cuccureddu, attualmente c’è infatti “un’emergenza che sta cambiando il nostro paesaggio, che sta distruggendo i nostri boschi, vanificando decenni di lavoro fatti nei cantieri forestali, seccando migliaia di alberi secolari”. Un’emergenza per cui “è necessario mobilitare ora il mondo scientifico, i massimi esperti in materia, tutte le istituzioni (statali, regionali e locali) e le comunità, perché, tutti insieme, ci impegniamo a fare tutto il possibile per evitare la disastrosa moria dei nostri alberi e delle nostre foreste”.