I dirompenti effetti del cambiamento climatico e l’attuale situazione geopolitica internazionale stanno assegnando nuova centralità sociale ed economica alla regione del Mediterraneo. Nel nostro bacino, infatti, il riscaldamento risulta del 20% più rapido rispetto alla media globale e nel 2050 saranno 230 milioni le persone esposte agli effetti della scarsità idrica. Siccità, desertificazione, perdita di biodiversità si registrano ormai in tutta l’area producendo gravi ripercussioni sulle economie e le società euromediterranee, in termini di tensioni, disoccupazione, migrazioni, nonché sulla salute e sul benessere individuale e collettivo.
La pandemia e la guerra in Ucraina hanno esacerbato una situazione già di per sé critica, impattando anche sul settore agroalimentare, colpito dalla mancanza di materie prime e fertilizzanti e dai forti aumenti dei relativi prezzi. Tale scenario sta riproponendo nei Paesi della costa meridionale pericolose questioni legate alla disponibilità dei prodotti alimentari che si sperava fossero ormai sparite, in conseguenza di una forte dipendenza dalle importazioni di grano, cereali e fertilizzanti, particolarmente elevata in Libano e Egitto. Tutto questo va ad acuire le difficoltà strutturali esistenti e quelle dovute al cambiamento climatico, producendo significativi rischi di instabilità sociale e politica non solo per i Paesi direttamente coinvolti ma per l’intera area euromediterranea.
A fronte di tali sfide, occorrono risposte urgenti, importanti e basate su un approccio multilaterale, che metta insieme intelligenze, risorse, idee e soluzioni. La questioni sono così complesse, infatti, che nessun Paese ce la può fare da solo.
Sul piano internazionale, molti attori (ONU, EU, Istituzioni Finanziarie Internazionali, G20, G7, FAO) hanno tematizzato tali problematiche, proposto concrete linee di azione e attuato ambiziosi interventi, come, ad esempio, la Dichiarazione di Matera del G7 2021 e il G20 Agricoltura 2021; istituzioni, organismi scientifici (IPCC) e Summit mondiali (UN Food System 2021) hanno posto attenzione e crescente impegno sulla centralità ed urgenza della sicurezza alimentare; l’Unione Europea e la FAO stanno intervenendo con misure urgenti, anche finanziarie, per dare sollievo alle popolazioni più colpite.
In questo contesto, un rilievo sempre maggiore viene assegnato dagli esperti e dalle istituzioni all’innovazione tecnologica, organizzativa e sociale, ritenuta un fattore cruciale per introdurre pratiche agricole più efficienti e sostenibili, utilizzare al meglio le risorse idriche, identificare modi nuovi e più sicuri per supportare le produzioni, individuare specie più adatte al nuovo contesto, ridurre le perdite e gli sprechi di cibo, promuovere stili di vita più sostenibili.
Proprio la consapevolezza che soltanto attraverso la collaborazione si possono raggiungere fruttuosi risultati nell’ambito della ricerca e dell’innovazione ha spinto 19 Paesi della regione e l’Unione europea a mettere insieme risorse, laboratori ed esperienze attuando il Programma denominato PRIMA, Partnership for Research and innovation in the Mediterranean Area. Con un budget di cinquecento milioni di euro in 7 anni, PRIMA finanzia progetti innovativi nel settore agrifood e nella gestione delle risorse idriche, contribuendo, allo stesso tempo, al dialogo multilaterale, in una logica di science diplomacy.
Dopo quattro anni, PRIMA ha già finanziato 168 progetti, che vedono oltre 1.600 unità di ricerca composte da ricercatori di tutti i Paesi dell’area impegnati a risolvere le principali questioni in materia di food security e mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici.
Proprio sui temi della transizione ecologica e dello sviluppo sostenibile nella regione, PRIMA sarà tra gli attori della COP27, che si terrà a Sharm El-Sheikh dal 6 al 18 novembre 2022, contribuendo al Padiglione del Mediterraneo. Per la prima volta, infatti, sarà presente alla COP uno spazio interamente dedicato alle sfide che l’area deve affrontare e alle soluzioni innovative in corso di attuazione, realizzato da Unione per il Mediterraneo (UpM), Fondazione PRIMA e UNEP-MAP insieme a importanti organizzazioni quali Ciheam e la rete di esperti mediterranei su clima e cambiamenti ambientali (Med ECC). In particolare, sono sei gli eventi organizzati direttamente dalla Fondazione PRIMA, realizzati in collaborazione con Unione per il Mediterraneo, Commissione Europea, FAO, World Farmers Organization e IFAD. Verranno affrontate tematiche in linea con i quattro obiettivi fissati da COP27 (mitigazione, adattamento, finanziamento, partenariati), spaziando dall’importanza delle partnership e della cooperazione per la sicurezza alimentare alle azioni concrete per rispondere alle sfide della crisi climatica; dal ruolo chiave delle imprese per la sostenibilità dei sistemi agroalimentari alle soluzioni per mitigare il climate change; dalla centralità della ricerca e innovazione alla necessità di un approccio integrato e strategie di adattamento per rispondere alle emergenze della regione.
La COP27 sarà l’occasione per valorizzare esperienze e competenze maturate nella regione che possono contribuire ad affrontare le questioni dello Sviluppo Sostenibile e fungere da modello da replicare a livello globale. Il Mediterraneo costituisce, in fondo, un banco di prova per il mondo, dove partnership, cooperazione e ricerca sono le risposte essenziali a sfide globali che non conoscono confini.
In tale prospettiva l’Italia sta svolgendo un ruolo di primo piano, grazie all’impegno diplomatico espresso in materia di nutrizione e sicurezza alimentare in molteplici summit internazionali e attraverso una serie di Dialoghi Ministeriali che avranno nel prossimo dicembre a Roma un ulteriore importante appuntamento. Siamo molto lieti che nell’ambito di tale preziosa operazione di food diplomacy, PRIMA è stata riconosciuta un attore chiave nel promuovere l’innovazione nel settore agroalimentare e la diplomazia scientifica. Nella consapevolezza che solo unendo le forze possiamo affrontare e raggiungere obiettivi comuni nella lotta all’insicurezza alimentare, migliorare le nostre capacità di adattamento al cambiamento climatico, proteggere gli ecosistemi e garantire un futuro prospero alle prossime generazioni.
Angelo Riccaboni, Presidente Fondazione PRIMA – Barcellona, Presidente Santa Chiara Lab – Università di Siena