Con il voto di ieri sulla relazione sul benessere degli animali negli allevamenti, il Parlamento europeo ha avuto l’opportunità di inviare alla Commissione europea le sue raccomandazioni per migliorare le leggi europee, oggi datate e gravemente insufficienti (il regolamento generale per tutte le specie risale al 1998), a protezione degli animali.
Purtroppo si è rivelata un’occasione sprecata, perché ci siamo trovati davanti a una relazione che, a dispetto del nome, è lontana anni luce dalla volontà di tutelare il benessere animale e si è rivelata una vera e propria farsa.
Il rapporto, redatto dalla commissione Agricoltura del Parlamento, notoriamente una delle più conservatrici, non tiene in nessun conto le conoscenze scientifiche aggiornate acquisite in merito al benessere degli animali negli ultimi anni e anzi si basa in modo sproporzionato su questioni di competitività e costi, non fornendo una direzione chiara né agli allevatori che desiderano uscire dalla corsa all’intensificazione, né ai cittadini che desiderano standard più elevati in tema di benessere animale.
Ma c’è di più: il report assolve una pratica barbara che in Italia è già vietata, ovvero l’alimentazione forzata degli animali per la produzione di foie gras.
Per chi si stesse chiedendo in cosa consiste, si tratta di inserire un tubo nella gola dei volatili due o tre volte al giorno, nel corso di due settimane per le anatre e tre settimane per le oche, in modo da pompare grandi quantità di cibo nel loro corpo, molto più di quanto ingerirebbero volontariamente. In questa maniera il fegato dell’animale può crescere fino a più di dieci volte la sua dimensione normale. E questo solo per soddisfare le esigenze dei palati gourmet che, evidentemente, ignorano le atroci sofferenze a cui sono sottoposti gli animali per ottenere questo alimento.
Non posso pertanto che esprimere la mia totale delusione per l’esito del voto. La Commissione è chiamata ad una revisione della legislazione sul benessere degli animali entro il 2023, e il Parlamento aveva l’opportunità di far luce sulle gravi lacune della attuale legislazione, sulle continue violazioni delle direttive chiave, liquidate come “casi aneddotici”, sull’insufficiente livello dei controlli, sugli standard obsoleti e la necessità di un aggiornamento scientifico. Ma nulla di tutto ciò è avvenuto. È evidente che lo scopo principale di questo rapporto privo di ambizione sia stato quello di ricordare alla Commissione i costi e i rischi che comporta l’innalzamento degli standard di benessere animale, invece che far luce sulle gravi mancanze della legislazione attuale.
Insieme alla collega Anja Hazekamp e altri colleghi sono stata firmataria dell’emendamento per riproporre la relazione votata in commissione Ambiente. Con i Greens/Efa ho cercato inoltre di intervenire sul testo per limitare i danni, presentando emendamenti che sono stati purtroppo respinti. In particolare sul tema alimentazione forzata è stato presentato l’emendamento 11, che ne chiedeva il divieto immediato.
Questo voto dovrebbe indurre a una profonda riflessione sulla necessità di eliminare gli allevamenti intensivi, una barbarie per gli animali e una minaccia costante per la salute dell’uomo, trattandosi di uno dei maggiori fattori di inquinamento, deforestazione e produzione di gas climalteranti.
E dovremmo seriamente interrogarci anche sul paradosso del nostro sistema alimentare, che ci porta a distruggere le risorse naturali sulle quali facciamo affidamento per produrre cibo, senza riuscire a nutrire la popolazione mondiale.
Allo stesso modo non è accettabile il controsenso di una disuguaglianza per cui più di 820 milioni di persone nel mondo non hanno cibo a sufficienza, ma due miliardi di persone, secondo l’Oms, risultano in sovrappeso. Attualmente i sistemi alimentari sono responsabili del 70% dell’acqua estratta dalla natura, generano fino a un terzo delle emissioni umane totali di gas serra e causano il 60% di perdita di biodiversità. Ancora, gli allevamenti intensivi sui quali poggia buona parte del nostro sistema alimentare causano circa il 18% delle emissioni totali di gas serra, che è più della percentuale emessa dall’intero settore dei trasporti.
Senza dimenticare che gli allevamenti intensivi rappresentano una grave minaccia per la salute pubblica, in quanto favoriscono episodi di zoonosi, causano la distruzione degli habitat della fauna selvatica per favorire la trasformazione in terreni agricoli, agevolano, attraverso il contatto tra bestiame e animali selvatici, la diffusione di agenti patogeni, indeboliscono il sistema immunitario degli animali, allevati in condizioni deplorevoli, rendendo necessaria l’assunzione di grandi quantitativi di antibiotici che, attraverso la carne, assumiamo anche noi, diventando sempre più resistenti agli antibiotici. E la resistenza agli antibiotici sarà una delle principali cause di morte in Europa nei prossimi decenni.
Ma, come dimostra il voto di ieri, preferiamo voltarci dall’altra parte, alimentando la farsa per cui tenere migliaia di animali rinchiusi tutta la vita in spazi angusti o alimentarli forzatamente può chiamarsi benessere animale.
*Eurodeputata Greens/EFA, Co-portavoce nazionale Europa Verde, membro commissione di inchiesta sul trasporto di animali vivi, Vice-presidente dell’Intergruppo sul Benessere Animale al Parlamento europeo e Co-Presidente del gruppo di lavoro per un allevamento senza gabbie