Un prelievo di una parte degli extra profitti incamerati dalle società energetiche grazie ai super rincari dei prezzi, per sostenere il caro bolletta che sta colpendo le imprese. Questa è l’idea che da giorni circola tra ministeri e politici, nata da una proposta di Draghi di voler vedere chiaro sui super guadagni legati all’incremento fuori scala dei prezzi del gas e del conseguente aumento del kWh. I grandi produttori di energia “stanno facendo profitti fantastici”, ha detto nella conferenza stampa di fine anno “e quindi dovranno partecipare al sostegno al resto dell’economia”, prendendo come riferimento rinnovabili e in particolare idroelettrico.
Per il governo ci sarà un primo intervento – dell’ordine di 700 milioni di euro – attingendo ai proventi delle aste per le quote di emissione di CO2, come già fatto per il decreto bollette dello scorso anno.
Il secondo intervento sarà invece sostenuto da una tassa – si pensa ad un aumento dell’Ires, l’imposta sul reddito delle società – che vada a toccare tutti i gli extra profitti fatti in una fase dove il prezzo del gas in bolletta ha avuto un aumento del 41,8% per il gas e 55% per la luce. Qualcuno l’ha già ribattezzata la nuova Robin Hood Tax. Effettivamente vedere la tabella di Arera, l’Autorita di Regolazione per Energia Reti e Ambiente, che registra un passaggio del costo dell’energia d 5,71 centesimi di euro a kWh nel secondo trimestre del 2020 a 37,2 centesimi di euro nel primo trimestre 2022, fa davvero impressione.
E secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia i costi elevati sono destinati a rimanere almeno fino al 2023. Dunque sembra inevitabile pensare a dei meccanismi di riequilibrio.
Le reazioni della politica
C’è il rischio di un impatto socio economico elevato e qualcuno cerca i riflettori, lo annuncia persino il Copasir, i servizi segreti interni italiani. Matteo Salvini è il più scatenato, chiedendo ben 30 miliardi di prelievo dagli extra profitti. Gli fa eco il Ministro dello Sviluppo Economico, Giorgetti, che però affronta la situazione con maggiore rigore, attivando una serie di tavoli di lavoro sul tema. Per Giuseppe Conte “esiste una lunga lista di proposte” pentastellate che va dall’azzeramento Iva 2022 sull’aumento delle bollette a “un contributo di solidarietà da parte degli operatori che hanno ottenuto importanti profitti, senza aumento di costi, dai rincari di questi mesi”. La vice ministra Castelli interpellata su maggiori chiarimenti delle misure non ha risposto alla richiesta.
Enel, sui cui per prima la Lega ha puntato il dito rispedisce al mittente. Per l’Ad di Enel, Francesco Starace, in un’intervista rilasciata a La Repubblica, “non abbiamo fatto extra profitti. Noi produciamo il 18% dell’energia prodotta in Italia e la vendiamo direttamente ai nostri clienti, al mercato libero a prezzi fissati due o tre anni prima, come facciamo d’altronde in Spagna e in tutto il resto dei mercati in cui siamo presenti. Quindi anche ora, avendo già venduto la nostra energia, non abbiamo avuto extra profitti e i nostri clienti, che hanno avuto i prezzi fissati tempo fa, sono al riparo da questa volatilità del gas. Non siamo tra quelli che hanno beneficiato della lotteria del gas”. Altre società come Axpo, Eni, Sorgenia, Edison non hanno rilasciato comunicati o commenti in proposito.
Cosa ha generato gli extra profitti
Negli ultimi mesi la forte domanda di gas sui mercati euroasiatici ha visto una rapida crescita dei prezzi, trainata dalla ripresa economica. In Europa molti dei mercati sono spot e a termine, quindi molto suscettibili alla volatilità dei prezzi. Per non rimanere a secco, data l’elevata domanda cinese, l’EU ha iniziato a pagare il gas più di tutti. Al TTF – il principale mercato di riferimento europeo in Olanda – il prezzo sul mercato spot, all’ingrosso, giornaliero, del gas naturale è cresciuto di circa il 500% nel 2021. Questo ha avuto conseguente devastanti anche sul prezzo della corrente elettrica, il cui prezzo si basa per circa l’80% su quello del gas. Il problema è nei complessi meccanismi del mercato spot.
“Le borse dell’elettricità funzionano sul principio del prezzo marginale”, spiega Gianluca Ruggieri, dell’Università degli Studi dell’Insubria. Ogni giorno i produttori che intendono vendere elettricità comunicano alla borsa la quantità e il prezzo a cui sono disposti a vendere. “A questo punto si somma la disponibilità dei vari produttori, a partire da quelli che offrono il prezzo più basso, fino a coprire la domanda prevista. Il prezzo che viene pagato a tutti i produttori però non è il prezzo a cui sarebbero disposti a vendere, ma il prezzo massimo accettato, quello dell’ultimo megawattora venduto, cioè il prezzo marginale”. Molto spesso il prezzo marginale più alto è proprio quello delle centrali a gas che vengono usate anche per compensare i picchi di domanda e costano anche per essere tenute spente. Ragione per cui il prezzo del kWh è schizzato alle stelle.
“Dunque in condizioni di prezzo molto elevato, chi può offrire a un costo basso ottiene profitti molto significativi“, conclude Ruggieri. Da questo meccanismo però sono esclusi i contratti bilaterali a lungo termine (spesso a prezzo fisso) e l’energia rinnovabile che beneficia degli incentivi, anch’essi normalmente fissi nel tempo indipendentemente dalle condizioni di mercato.
Come intervenire correttamente sugli extra profitti?
Al momento abbondano le idee di come tassare questi extra profitti, ma c’è il rischio che la cura sia peggio della malattia. Secondo Michele Governatori, esperto energia del think tank Ecco “può essere ragionevole chiedere uno sforzo temporaneo a chi sta facendo profitti particolarmente alti grazie ai prezzi alti, ma solo se non si commettono errori applicativi che porterebbero a ulteriori extra profitti o ingiusto danno”.
Le indicazioni raccolte da vari esperti puntano il dito innanzitutto su chi produce energia da fonti termoelettriche – carbone in primis – per partecipare al contributo. Infatti, in un contesto di prezzi del gas in Italia perlopiù allineati a Europa, generalmente sono saliti i margini anche delle centrali termoelettriche, ad eccezione degli impianti coperti dal meccanismo del capacity market [un sistema per pagare gli impianti, soprattutto a turbo-gas, per la loro disponibilità a produrre energia in caso di necessità, nda] che prevede la restituzione dell’extra profitto rispetto al prezzo gas.
“Anche le rinnovabili possono essere incluse nella tassa per un periodo di tempo limitato”, continua Governatori. “Ma attenzione, bisogna escludere chi ha partecipato alle aste FER [un meccanismo di incentivazione per la realizzazione di nuovi impianti di produzione di energia rinnovabile, nda] con contratti per differenze, che sta già restituendo gli extra profitti, e chi anche fuori dalle aste FER ha venduto a prezzo fisso e non sta avendo extra profitti”.
È il caso dei Power Purchase Agreemenet, dei contratti di fornitura di energia elettrica a lungo termine tra due parti, dove si definiscono nel dettaglio tutti i termini e le condizioni per la vendita e l’acquisto di energia elettrica, compresi il volume di elettricità da fornire, i prezzi negoziati, il bilanciamento tra produzione e consumi e le penali in caso di inadempimento del contratto. Data la natura di questi contratti dovrebbero essere naturalmente esclusi dalla tassa.
Molta attenzione verrà data ai produttori da idroelettrico, i cui impianti in concessione dallo Stato sono già stati ampiamente ammortizzati, e che si stima avrebbe avuto, secondo Nomisma Energia, 4,8 miliardi di extra profitti. Certo buoni candidati per la Robin Hood tax.
Mentre vari trader intervistati dicono di non sentirsi tirati in causa dalla richiesta della politica, dagli schemi del prelievo non sono esclusi gli intermediari che si trovano in condizioni di vendere energia a prezzo spot e acquistarla a prezzo predefinito. Ma questo potrebbe causare scompiglio tra gli investitori finanziari che potrebbero evitare in futuro il mercato italiano, come successo per altro in Spagna dove la proposta degli extra profitti sulle società energetiche pare essersi arenata sotto pressione del mondo finanziario.
“È evidente che discernere le varie situazioni rende piuttosto difficile applicare una Robin Hood tax senza creare distorsioni o scorrettezze anche molto gravi”, conclude Governatori.
Storture di sistema
La situazione contingente del 2022 (elevata domanda legata alla ripresa economica, scarsa disponibilità di gas, grande concorrenza sui prezzi con l’Asia) va rivista però in un’ottica di lungo periodo. Innanzitutto bisogna ripensare forse alla centralità dei mercati spot del gas. Serve poi ridurre la dipendenza del gas, da un lato con un maggior ruolo delle rinnovabili ma soprattutto efficientando il patrimonio immobiliare italiano (dove il bonus 110% ha un ruolo chiave) e lavorando sull’efficienza energetica dei consumi domestici ed industriali. In questo caso il PNIEC (il piano nazionale energia e clima, strumento fondamentale per la pianificazione energetica e la lotta ai cambiamenti climatici) e il Piano Economia Circolare sono fondamentali.
“Serve con urgenza una campagna informativa sul risparmio energetico. Al momento il governo non sta facendo nulla”, spiega Governatori. Lavorando proprio sugli isolanti di calore per l’inverno e su comportamenti corretti sia nel domestico che nel pubblico, dove ancora ci sono consumi troppo elevati legati a cattive abitudini ed edifici colabrodo. Come già fatto negli anni Settanta, quando furono fatte massicce campagne di risparmio energetico, lo stesso andrebbe fatto oggi.
Per Nicola Lanzetta, direttore Italia gruppo Enel, la soluzione al caro-bollette è “l’utilizzo di energie rinnovabili. Tanto più come Paese produciamo da fonti rinnovabili tanto più il prezzo si abbasserà”. Legambiente rilancia l’eolico offshore mentre associazioni d’impresa rilanciano il tema della crescita del mercato. In questo caso l’ostacolo sono i permessi, con un ruolo pesante delle Sovrintendenze. Mai come oggi il ministero della Cultura guidato da Franceschini ha un peso in questo. Chi l’avrebbe mai detto che vietare i pannelli solari per ragioni di paesaggio – anche in zone di non particolare pregio – sarebbe arrivato nelle nostre tasche sotto forma di maxi bollette?