Morie di pesci, aumento di batteri nei frutti di mare, alghe maleodoranti che invadono le spiagge, mucillagine e fioriture visibili persino dallo spazio. Nell’estate italiana di fine luglio gli effetti dell’aumento delle temperature dei mari non sono soltanto percepibili a sensazione, con acque nel nord Adriatico definite come “zuppe” anche dai giornali stranieri, ma ben visibili persino ad occhio nudo.

In primis le alghe: soprattutto nell’Adriatico settentrionale, ma anche lungo le coste delle Marche o dell’Abruzzo, le chiazze di mare verdastre mostrate anche dai satelliti della Nasa indicano un’alta presenza di cianobatteri carichi di pigmenti fotosintetizzanti. In generale la proliferazione delle alghe e le fioriture sono legate a fenomeni naturali, ma l’aumento della temperatura dell’acqua può incrementare fioriture anomala che si traducono in disagi per i bagnanti. Sebbene le acque italiane siano in buone condizioni di salute, le temperature sempre più alte – con diverse boe e sensori che nell’alto Adriatico hanno registrato temperature superficiali del mare anche di 30 gradi – sono in larga parte collegate a una serie di effetti che possono incidere sul turismo, sull’economia locale, ma anche gli ecosistemi naturali e in certi casi la salute dell’uomo.

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Moria di pesci ad Orbetello e danni ad Ansedonia

In Toscana, come già accaduto anche nel 2015, nella laguna di Orbetello si sta verificando una grave moria di pesci legata al surriscaldamento delle acque, alla decomposizione delle alghe e soprattutto all’anossia, la scarsità di ossigeno. Migliaia di carcasse, in questa zona di allevamenti ittici, sono emerse in superficie portando disagi e odori maleodoranti. Gli allevamenti locali parlano di gravi perdite anche se è ancora presto per stimare i danni per il numero di orate, spigole, anguille e altri pesci morti, una cifra che sembra però superiore ai tragici eventi di nove anni fa.

Il sindaco di Orbetello Andrea Casamenti ha chiesto alla Regione Toscana lo stato di emergenza regionale. Uno dei problemi principali è che la situazione sta impattando anche sulle coste di Ansedonia, soprattutto tra Feniglia e Tagliata, dove si sentono odori maleodoranti e l’acqua sversata dalla laguna sta creando seri problemi al turismo: le spiagge sono semi deserte. In una nota su Facebook il sindaco ha fatto sapere che si sta tentando, attraverso operazioni di pulizia, di risolvere il problema, ma non è semplice.

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“Allo sgrigliatore di Ansedonia la situazione è totalmente sotto controllo. Arriva sporadicamente qualche carcassa che viene smaltita. Intorno al centro abitato a Neghelli le sponde sono pulite con una attività di controllo e raccolta continua. Siamo riusciti in poche ora dall’arrivo delle carcasse vicino il centro abitato qualche giorno fa a mettere in piedi una organizzazione di pulizia imponente con un gruppo di sette ditte che sta facendo uno straordinario lavoro e monitoraggio della Croce Rossa. Questo per garantire i cittadini e la normale vivibilità anche turistica. La parte più complessa e davvero difficile è quella verso le ex Bibite Corsi dove stanno attualmente pulendo, e a Cameretta ed oltre dove puliranno nelle prossime ore” scrive il sindaco. Ancor prima della moria di pesci già a inizio luglio l’Associazione per la difesa di Ansedonia (Ada) aveva raccontato a Green&Blue di aver avanzato un esposto in procura, preoccupata per strane schiume maleodoranti lungo le spiagge.

Giusy Totero, presidente dell’associazione, torna ora sull’accaduto spiegando a Green&Blue che “il disastro ambientale in corso è difficilmente descrivibile. Stamattina la spiaggia della Feniglia era praticamente vuota, ma mancava un divieto di balneazione. Ormai è sconsolante: manca un interlocutore, continuiamo a non avere risposte concrete. Il problema qui è proprio di mala gestione del territorio”, dice.

Dalla Sardegna alla Puglia, l’impatto delle alte temperature

Anche altre lagune, come quelle della zona di Oristano, sono oggi in allerta rossa per la possibilità di una moria di pesci a causa delle temperature bollenti e del poco ossigeno. Discorso simile vale per la produzione delle cozze nell’area di Taranto in Puglia dove gli operatori temono di perdere l’80% del prodotto. Fedagripesca-Confcooperative denuncia inoltre come il caldo record stia impattando su ritmi e cicli degli ecosistemi, dai granchi blu morti asfissiati ad Orbetello sino alle vongole sempre più rare, dalle alghe che proliferano a Goro in Emilia-Romagna passando persino, sul Po, ai pescatori costretti a usare “più carburante” per inseguire i pesci che si spingono sempre più al largo per evitare le temperature calde sotto costa.

“Non possiamo porre rimedio agli eventi climatici – ha detto all’Ansa il vice presidente di Fedagripesca-Confcooperative, Paolo Tiozzo – ma dobbiamo contenere i danni, preservando laghi, lagune e stagni, con interventi di manutenzione periodici. I pescatori troppo spesso si trovano a dover combattere da soli questa battaglia con gesti quotidiani come ripulire le acque dalle alghe prima di iniziare a pescare, ma questo non può più bastare”.

Alghe e altri problemi per il turismo (e per la salute)

Mentre in alcune zone d’Italia (soprattutto al largo però) sono stati segnalati casi di mucillagine, a livello visivo la presenza di alghe sta già impattando sul turismo di determinate località. Le cronache locali ricordano nelle ultime settimane casi di importanti fioriture di alghe che hanno poi interessato i litorali per esempio di Ancona, ma anche di Viareggio, della zona di Salerno, oppure di Ostia. Si tratta perlopiù di fenomeni e momenti passeggeri, ma che possono avere ricadute sulla presenza di turisti che lamentano disagi nella fruizione del mare.

Se nella maggior parte dei casi le alghe sono più che altro un disagio o un deterrente a fare il bagno – ma non comportano particolari rischi per la salute – a causa delle temperature elevate dei mari in futuro potrebbero però esserci rischi legati al consumo dei frutti di mare. Lo ha ricordato di recente l’Efsa, l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare, spiegando come a causa dell’aumento delle temperature rischia di crescere la presenza di batteri vibrioni, responsabili di gastroenteriti e infezioni, nei frutti di mare, soprattutto quelli presenti in acque salmastre.

Un altro campanello d’allarme collegato alla crisi del clima e all’aumento delle temperature a livello globale che, se quest’estate lungo le coste si sta traducendo in disagi per i bagnanti, il prossimo autunno a causa dell’energia accumulata dai mari potrebbe trasformarsi come già avvenuto negli scorsi anni in fenomeni meteo sempre più intensi e pericolosi per le nostre vite.