Peter Wohlleben, classe 1964, scrittore e guardia forestale belga, vive da sempre immerso nella natura e nel suo ultimo libro, La vita segreta degli alberi (edizioni Electa Mondadori), best seller appena uscito e tradotto in oltre quaranta lingue, svela l’habitat delle foreste nella sua accezione più intima, fatta di interazioni, difesa e movimento tra i suoi protagonisti: gli alberi. Le sue precedenti opere sono: La saggezza del bosco (2018), La saggezza degli animali (2019), La rete invisibile della natura (2020) e Ascolta la voce degli alberi (2022).
Quando nasce la sua passione per la natura?
“La mia passione per la natura è iniziata nella mia primissima infanzia, non so dire perché. Ero una specie di pecora verde della famiglia e ho sempre amato stare all’aria aperta nella natura”.
Quali sono i suoi studi?
“Ho studiato selvicoltura e collaboro da molto tempo con scienziati per esplorare i segreti degli alberi”.
È considerato la guardia forestale più famosa al mondo. Da quanti anni esercita questo lavoro e cosa la appassiona di più di questo mestiere?
“Lavoro come guardia forestale da oltre 30 anni e amo stare nella foresta ogni giorno. Trovo entusiasmante che ci sia ancora molto da esplorare. Ad esempio, si stima che non conosciamo l’80% di tutte le specie che vivono nelle foreste europee”.
Dopo la sua lunga osservazione sul campo, cosa la affascina di più degli alberi?
“Gli alberi sono molto più sociali di quanto generalmente si creda: in una grande foresta possono abbassare la temperatura locale di oltre 10° C in estate e persino produrre nuvole di pioggia. Sono i nostri migliori alleati in tempi di cambiamento climatico”.
Afferma che anche gli alberi, come gli altri esseri viventi, sono dotati di memoria, parlano tra loro, provano emozioni e possono perfino essere soggetti a scottature solari e rughe. In che modo possiamo percepire tutto ciò?
“Vediamo ad esempio che gli alberi cambiano comportamento quando ci sono estati calde e secche. Quindi modificano il consumo di acqua per il resto della loro vita. Questo effetto è intensificato dalla presenza di alcuni batteri. È stato dimostrato che alcuni tipi di batteri possono attivare e disattivare i geni negli alberi. Si potrebbe anche dire che aiutano gli alberi a ricordare le strategie ereditate”.
Lei racconta i modi in cui gli alberi interagiscono, si muovono e si difendono. Può raccontarci qualche sua esperienza diretta?
“Un’interazione tipica che chiunque può osservare è quella dei ceppi di alberi antichi e viventi. Dovrebbero effettivamente morire perché non possono più fotosintetizzare senza foglie. Ma a volte sopravvivono per secoli. Ciò è possibile solo perché gli alberi vicini forniscono a questi ceppi la soluzione zuccherina attraverso i legami tra le radici”.
Attualmente gestisce un bosco di tremila acri nei pressi di Hummel, nella regione di Eifel al confine con il Belgio. Com’è la sua giornata tipo?
“Ora lavoro meno nel settore forestale e più nell’accademia forestale, che appartiene a mio figlio Tobias. Lì insegno come gestire le foreste in modo più ecologico. Continuo anche a scrivere libri, a tenere conferenze e a impegnarmi nella politica ambientale. Questo rende ogni giorno diverso ed emozionante. La sera torno nella vecchia casetta del guardaboschi nella foresta”.
E il futuro?
“Il mio piano è condurre una vita felice. Non sono un megalomane, quindi non credo di poter cambiare il mondo. Ma se riuscissi a far capire ad alcune persone quanto siano importanti le foreste per la nostra vita, allora mi sentirei davvero felice”.