Qualcuno salvi la nacchera di mare. Il più grande mollusco bivalve del Mediterraneo, Pinna nobilis, rischia seriamente l’estinzione, con potenziali conseguenze nefaste sulla biodiversità e sull’equilibrio dei nostri ecosistemi marini: si tratta infatti di un eccezionale filtratore, in grado di ridurre la torbidità dell’acqua e di svolgere un importante ruolo ecologico di cui beneficiano molte altre specie di invertebrati. La colpa è dell’azione combinata di un batterio arrivato dall’Africa, Haplosporidium pinnae, e di un protozoo, che dal 2016 ha decimato una specie un tempo comune: così, nella Giornata Nazionale del Mare, i ricercatori del progetto europeo
Pinna nobilis, una task force per salvare dall’estinzione la nacchera di mare
Life Pinna, partito nel 2021 con il coordinamento di Arpal e il coinvolgimento di enti pubblici e privati tra Italia e Slovenia, pongono l’accento sull’importanza della protezione e del monitoraggio degli esemplari sopravvissuti e dell’individuazione di strategie efficaci per il recupero delle popolazioni.
Alcuni individui sani, per esempio, sono stati già traslocati nell’Area Marina Protetta di Capo Mortola, al confine con la Francia, prelevandoli dai fondali della Laguna di Venezia, trai pochi luoghi in cui è ancora possibile trovare Pinna nobilis. Nelle prossime settimane, gli interventi saranno replicati in un’altra area marina protetta ligure, a Bergeggi. E intanto si lavora alla riproduzione in cattività: il progetto è ambizioso, i prossimi mesi saranno cruciali per il futuro della specie.