Per affrontare la crisi climatica serve un dialogo costante tra scienza e politica e la comunità scientifica italiana ribadisce di voler fare la sua parte. In un articolo pubblicato su Nature Italy, Antonello Pasini, dell’Istituto sull’Inquinamento Atmosferico del Cnr, ribadisce la necessità di migliorare la fiducia tra scienza del clima e politica e riferisce di come si stia tentanto di raggiungere questo obiettivo in Italia e all’estero.

Pasini, nel vostro testo c’è anche una sorta di autocritica?

“Sì, noi scienziati non nasciamo come comunicatori, non abbiamo spesso le competenze per adattare il nostro messaggio al pubblico con cui ora, sempre più spesso, dobbiamo interfacciarci. Negli anni le cose sono cambiate e migliorate molto, abbiamo visto anche come i testi dei rapporti dell’Ipcc si sono affinati per ottenere una maggiore divulgazione, ma ci rendiamo conto che non si può soltanto dare la colpa a chi non ci ascolta e noi vogliamo fare di tutto per essere ascoltati”.

Uno dei problemi di questa mancanza di fiducia reciproca deriva dai tempi della politica: le scienze del clima elaborano progetti che hanno bisogno di tempi troppo lunghi per i mandati politici?

“Un rapporto costruttivo non significa dover dire a chi governa in quel momento cosa deve fare, ma fornire gli strumenti scientifici. In altre parole, non diciamo ai politici che vogliamo fare il loro lavoro, né mettere in dubbio la loro visione, però vorremmo che contassero su di noi per elaborare dei progetti, senza correre dietro alle emergenze. Siamo un Paese che, grazie anche a un’ottima Protezione civile, sa reagire alle emergenze, ma serve una prevenzione, perché la crisi climatica sta intaccando le nostre risorse”.

In altre parole, state dicendo ai politici: “usateci di più”?

“La nostra disponibilità l’abbiamo dichiarata con forza anche lo scorso agosto, quando abbiamo elaborato La lettera aperta alla politica (dalla quale era nata una petizione sostenuta da Green&Blue ndr). Ora stiamo lavorando per avviare una collaborazione continua e istituzionalizzata, che vada oltre il modello ampiamente utilizzato della nomina di consulenti individuali per i governi e i ministeri”.

Perché questo modello va superato?

“Il rischio è che i consulenti scelti non sempre rappresentino la migliore scienza del Paese. Inoltre, come già accennato, c’è il rischio che i consulenti vengano sostituiti quando cambia un governo, mentre questioni come il cambiamento climatico richiedono obiettivi politici pianificati per anni o decenni”.

Qual è la vostra proposta?

“Alla vigilia delle elezioni politiche del 2018, 18 tra i maggiori scienziati italiani di cambiamenti climatici e ambiente avevano dato vita al Comitato scientifico La Scienza al voto. Ora lo stesso Comitato ha avviato il progetto ‘Scegliamo il futuro’, proponendo un nuovo quadro istituzionale per la collaborazione tra scienza e politica sulla crisi climatica e ambientale. Lo scorso 22 settembre è stato firmato, da pressoché tutte le forze politiche, un accordo trasversale per istituire, all’inizio della legislatura, un organo di consulenza scientifica a Governo e Parlamento, con funzioni preparatorie, nella definizione dei provvedimenti che impatteranno clima e ambiente, e valutative dei provvedimenti presi – con quindi anche una funzione di eventuale stimolo al loro miglioramento.IlL’idea è che qualsiasi visione del futuro, di qualsiasi orientamento politico, debba fare i conti con la risoluzione della crisi climatica, perché altrimenti mancherebbero semplicemente le risorse per attuare quella visione. Vogliamo far capire che dobbiamo metterci tutti insieme per avere politiche che vadano in questa direzione qualsiasi sia il governo. Come scienziati noi diamo un ventaglio di opzioni, di strumenti e la politica deve scegliere come agire. Ognuno fa il lavoro che gli compete”.


La politica come sta rispondendo dopo aver siglato l’accordo?

“In questo momento abbiamo la collaborazione di molti dei rappresentanti politici, che stanno cominciando a discutere tra loro una proposta di legge. Proprio perché vogliamo essere pratici e propositivi tra i firmatari dell’articolo su Nature ci sono Fulco Lanchester, per il comitato giuridico, e Pietro Reggiani, esperto di comunicazione della scienza, in modo che il nostro messaggio abbia una base concreta, un progetto di legge su cui si confronti la politica. Sono ottimista, spero che la politica, al di là del colore, voglia accettare il nostro invito”.