Poco attenti agli oggetti e ai dettagli e più interessati all’azione e ai gesti. Quando guardano una scena, i cani sembrano rivolgere maggiore attenzione a ciò che si sta facendo che ad elementi più statici, come oggetti e soggetti presenti. È il risultato di uno studio condotto dall’Università di Emory, negli Stati Uniti, con complesse tecniche di analisi. I ricercatori hanno utilizzato la risonanza magnetica funzionale per studiare l’attivazione cerebrale di cani intenti a osservare video contenenti scene di vita quotidiana. Successivamente hanno rielaborato i dati raccolti tramite algoritmi di intelligenza artificiale basati sul machine learning. I risultati, ancora iniziali perché ancora piuttosto limitati, sono pubblicati sulla rivista The Journal of Visualized Experiments.

 

L’esperimento ha coinvolto 2 cani, di cui ha analizzato la risposta cerebrale durante la visione di alcuni video, poi confrontata con quella degli esseri umani. Fra le scene proposte, ci sono cani che ricevono carezze o ricompense alimentari, cani che giocano o vanno a passeggio con il padrone, una persona che mostra una pallina ad un cane. E poi, ancora: un gatto che cammina, un cervo che attraversa la strada, biciclette, auto e scooter in moto, persone sedute e che si baciano.

Una delle immagini proposte nell'esperimento
Una delle immagini proposte nell’esperimento 

L’algoritmo, addestrato a riconoscere e classificare i segnali cerebrali, raccolti in specifici momenti, ha permesso di comprendere su quali punti ed elementi era maggiormente centrata l’attenzione dei cani.

 

In generale la visione dei cani è sicuramente meno complessa di quella che abbiamo noi, ma tuttora non sono noti alcuni elementi. Cambiano per esempio la percezione dei colori, spostata nei toni del giallo e del blu, e la profondità visiva. Gli autori, inoltre, spiegano che in questi animali la densità dei recettori visivi associati al riconoscimento dei movimenti risulta leggermente superiore rispetto alla nostra. Il dato sembra confermato dai risultati della risonanza magnetica: i cani si soffermano maggiormente, rispetto agli esseri umani, sulle azioni e sui movimenti compiuti, anziché sugli oggetti o sui soggetti che li compiono. Una spiegazione, non solo fisica ma anche evolutiva, riguarda il fatto che per le sue caratteristiche il cane deve essere fortemente attento a ciò che accade intorno, ai movimenti circostanti, quando deve difendersi oppure cacciare.

 

Cane, un animale “al plurale”

“Il cane è un animale particolare, addomesticato ed evoluto insieme all’essere umano, per sua natura  fortemente sociale”, sottolinea Maria Chiara Catalani, medico veterinario esperta di comportamento animale, membro dell’Associazione nazionale medici veterinari italiani (Anmvi). “Il cane tende ad agire sempre insieme agli altri, al gruppo, come avviene anche nella caccia. È un po’ come se ‘pensasse al plurale’, a causa di questo forte senso di appartenenza e della gratificazione che ne riceve”.

Una delle immagini proposte ai cani nell'esperimento
Una delle immagini proposte ai cani nell’esperimento 

Questa caratteristica è in linea con il risultato dello studio odierno. “La maggiore attenzione alle azioni, più che agli oggetti, potrebbe essere in parte legata a questa naturale tendenza del cane a cercare il coinvolgimento degli altri, che siano altri cani o esseri umani, prima di agire”. Quando deve fare qualcosa o iniziare qualsiasi azione, infatti, il cane cerca subito il padrone, con lo sguardo.

 

Cane vs gatto

In questo, è differente dal gatto che, pur non essendo così asociale come a volte rappresentato, non è “programmato” per fare tutto insieme agli altri. “Il gatto agisce spesso da solo, anche quando deve cacciare, di solito piccole prede”, chiarisce l’esperta, “e non deve fare grossi slanci o dar luogo a particolari fughe, per cui potrebbe essere ragionevole pensare che anche visivamente sia più concentrato e focalizzato sull’oggetto”. In altre parole, il gatto punta di più sulla precisione e su oggetti maggiormente statici.

“In questa cornice studi di questo genere sono interessanti e possono aiutare a far luce su aspetti e comportamenti ancora poco compresi degli animali, spesso nostri compagni di avventura e gioco”, commenta Catalani, non coinvolta nel lavoro odierno. “Conoscendo meglio queste caratteristiche, l’obiettivo è anche quello di prevenire eventuali disagi dell’animale, o aiutarlo quando è in difficoltà, nel caso di problemi comportamentali”. Anche in questo caso, ancora una volta, si agisce sull’intero gruppo familiare che ha adottato il cane: un’ulteriore prova di come il cane sia davvero parte del gruppo.