“Siamo orgogliosi di essere sostenibili, ma non lo sbandieriamo. Se ti impegni davvero per l’ambiente, non hai bisogno di dirlo”. Alessandro Vergano, il creatore di Kampos, risponde così quando gli si chiede se i costumi da bagno intereamente realizzati con plastiche raccolte nel Mediterraneo sono uno degli esempi più lampanti di greenhushing, il contrario del greenwashing: riduci l’impronta carbonica della tua azienda, ricicli il più possibile e limiti gli scarti di lavorazione, ma il tuo marchio non viene associato alle produzioni sostenibili.
Cavallucci marini, tartarughe e coralli disegnati prima su acquarello e poi digitalizzati dall’artista sarda Claudia Filigheddu, però, diffondono un messaggio chiaro: gli ecosistemi marini sono nel dna di Kampos e nel cuore del suo fondatore. “Il mare è sempre stato la mia vita, anche quando per lavoro me ne sono dovuto allontanare”, dice l’imprenditore, che a 40 anni vanta esperienze da dirigente in grandi multinazionali. “Sono nato da mamma siciliana e padre ligure, fin da piccolissimo andavo per mare sul gozzo di mio nonno, pescatore. Nuotavo ed esploravo le spiagge, senza grande fatica potevo vedere la vita: paguri, granchi perfino cavallucci marini. Con il passare del tempo è scomparso tutto e al posto di animali e posidonia vedo soltanto plastica, perché nel giro di venti anni i fondali sono cambiati completamente. Non volevo piegarmi alla tristezza di tanta desolazione, ho pensato che potevo fare di più che raccogliere bottiglie di plastica e pezzi di rete abbandonati. Nel mio piccolo ho cercato di fare qualcosa per cambiare lo stato delle cose”.
Tuttavia, per avviare un’impresa che ha chiuso il 2023 con un fatturato di oltre 2,5milioni di euro, ha ottenuto il certificato BCorp e nel 2022 è stata eletta tra le migliori aziende sostenibili al mondo, la passione non basta. “Ho studiato economia a Milano – spiega Vergano – ho fatto master all’estero sempre focalizzati sul business. Dopo un’esperienza con due grandi multinazionali, tra cui una del lusso, ho lavorato alla gestione di un fondo di investimento per un brand di design. Quell’esperienza mi ha dato forza per mettermi in proprio, anche se non nego che ho passato molte notti insonni”. La spinta finale l’ha data l’amore per la Sardegna, paradiso marino che Vergano conosceva da tempo: “C’è una connessione speciale con quest’isola, i miei dicono che ci sono stato concepito – sorride – dopo aver girato il mondo mi accorgo che voglio stare qui e non voglio fare altro rispetto a quel che sto facendo”.
Kampos è nata durante il Covid, il primo negozio è stato aperto a Porto Cervo, ma è nel quartier generale dell’azienda a Porto Rotondo, con la terrazza sul mare e la tavola imbandita soltanto con prodotti del territorio, che si comprende fino in fondo la connessione del suo fondatore con il mare. “Mi piacerebbe dire che è tutto fatto sull’isola – sottolinea il fondatore di Kampos – ma per realizzare i nostri tessuti ci dobbiamo appoggiare a fabbriche del Nord Italia. Tuttavia, siamo rigorosamente e orgogliosamente made in Italy”. La plastica da riciclare, materia prima per i costumi Kampos, è tutta raccolta nel Mediterraneo: sette bottiglie di plastica fanno un calzoncino da uomo in poliestere riciclato, idrorepellente; la lycra dei costumi da donna è realizzata con reti da pesca, tutto è perfettamente riciclabile, perché, per esempio, il bottone del calzoncino da uomo è fatto di madreperla. Non solo, la stampa dei disegni di Claudia Filigheddu è fatta con acqua di riuso e tutti gli scarti di lavorazione vengono a loro volta riciclati.
L’idea di non sprecare nulla disegna anche i negozi, (9 punti vendita diretti e 2 indiretti in alcune località balneari come Porto Cervo, Forte dei Marmi, Pietrasanta, Santa Margherita Ligure, Porto Rotondo, Alassio, Maldive, l’isola di Jeju in Corea del Sud e aeroporto di Olbia) dove l’allestimento è fatto con legno di barche in disuso e legname restituito dal mare. Anche nel negozio appena aperto nel resort di lusso 7Pines di Arzachena la filosofia resta rigorosamente la stessa: tutto riciclato, ma niente che dica ai facoltosi ospiti dell’hotel che stanno comprando un prodotto incentrato sul minor impatto possibile sull’ambiente. “Cercavamo un marchio di costumi italiani per il nostro resort – dice Vito Spalluto managing director del 7Pines – e abbiamo trovato in Kampos il partner migliore per la nostra politica di responsabilità ambientale”.
Perché il bel sogno di Kampos diventi realtà a tutti gli effetti, manca però ancora un tassello. “Per assicurare la qualità del materiale, il tessuto dei nostri costumi viena a costare tre volte un buon tessuto realizzato in maniera tradizionale – spiega Vergano – per questo il prezzo medio parte da 200 euro. Ci rendiamo conto che è un bene di lusso e infatti chi acquista i nostri costumi non lo fa spronato dall’idea di fare qualcosa per l’ambiente, ma dalla qualità e dalla bellezza. Per questo, la nostra sfida adesso è rendere accessibile a più persone possibile un prodotto di lusso che aiuti anche a proteggere il nostro mare“.