Per ridurre l’impatto ambientale delle plastiche monouso occorre eliminare quei prodotti che possono essere sostituiti con materiali meno impattanti, ma anche aumentare l’efficienza della raccolta e della rigenerazione della materia. L’Europa ha tracciato un percorso chiaro, con obiettivi e tempi definiti, e ogni Paese dell’Unione si sta adoperando per recepire la direttiva comunitaria.
In Italia l’iter è in Parlamento, ma tra gli imprenditori del settore prevalgono preoccupazione e delusione: “il governo si è dimenticato del riciclo meccanico della plastica, attività green per eccellenza”. Ad affermarlo è Walter Regis, presidente Assorimap, associazione nazionale riciclatori e rigeneratori di materie plastiche, attiva dal 1978, che rappresenta le aziende del settore. “Abbiamo solo 60 imprese per il riciclo meccanico della plastica nel nostro Paese ma, nonostante il numero così esiguo, possediamo un know-how all’avanguardia nel mondo. Servono più risorse”.
Regis e la sua associazione contestano anche il trattamento riservato alle imprese del riciclo nello schema di recepimento della direttiva europea sulla riduzione delle plastiche monouso: “L’unica deroga prevista per la produzione usa e getta – spiega – riguarda oggetti costruiti in plastica e bioplastica insieme, materiali compositi che non possono avere una seconda vita, ma finiscono in discarica o nei termovalorizzatori”.
Secondo Regis occorre consentire anche la produzione e la commercializzazione dei materiali ibridi costruiti con plastica derivata da polimeri e plastica riciclata, che da rifiuti si trasformano in materie prime seconde e rientrano nel ciclo produttivo. “Non ce l’ho contro le bioplastiche – continua – ritengo solo inconcepibile il fatto che non ci sia una deroga per i prodotti che contengono percentuali alte di plastica riciclata”.
Unire il tema della plastica alla questione rifiuti è un’altra proposta Assorimap, per far crescere l’economia circolare legata al materiale simbolo dell’inquinamento del pianeta. Su 2,2 milioni di tonnellate di imballaggi immessi nel mercato italiano ogni anno, la raccolta è di 1,3-1,4 milioni (poco più del 50%) e il riciclo effettivo è di 600mila tonnellate (solo il 27%). Per il presidente è fondamentale “intercettare gli imballaggi riciclabili ed eliminare quelli prodotti con mix di materiali, difficilmente separabili”.
Gli imprenditori del riciclo sottolineano anche alcuni aspetti positivi della direttiva europea, in particolare due target importanti per il settore e per la salvaguardia dell’ambiente: il quantitativo minimo obbligatorio di plastica riciclata prevista negli imballaggi monouso e l’incremento della raccolta. Nel 2030 scatterà l’obbligo di utilizzare almeno il 30% di plastica riciclata per i contenitori destinati a liquidi alimentari con capacità fino a tre litri; l’obiettivo intermedio al 2025 è del 25%. Per la raccolta differenziata delle stesse bottiglie, il target è fissato al 77% per il 2025 e al 90% per il 2029.