Opera d’arte della natura che ammalia con la sua cascata di fiori azzurri, il plumbago è molto apprezzato per la sua bellezza spettacolare e la coltivazione semplice, che lo rende alla portata anche di chi è alle prime armi con il giardinaggio. Si tratta di una pianta ornamentale, appartenente alla famiglia delle Plumbaginaceae, che può presentare un portamento cespuglioso o rampicante, dalla resistenza notevole, caratteristica racchiusa nella sua denominazione di “fiore di piombo”.
Chiamata anche gelsomino azzurro, piombaggine e geranio azzurro, a fronte della somiglianza dei suoi fiori con i gerani, è una pianta tropicale originaria del Sudafrica e delle zone subtropicali e si adatta anche a climi mediterranei, resistendo alla siccità e alle diverse condizioni del suolo. In Italia la varietà più diffusa è quella del plumbago auriculata. Il plumbago è molto versatile: può essere usato come ricadente oppure rampicante e coltivato sia in giardino, che in vaso.
Plumbago, una nuvola azzurra: le caratteristiche
Dallo sviluppo vigoroso, il plumbago può raggiungere anche i 3 metri di altezza. Questa meravigliosa pianta sempreverde viene impiegata per abbellire pergolati, muretti, staccionate, pareti imponenti, verande e ringhiere, oltre a essere coltivata in vaso impreziosendo balconi e angoli verdi. Si tratta di una pianta perenne che cresce e fiorisce per più di due anni: gode di una fioritura abbondante e longeva, che dura per tutta l’estate e dove il clima è mite talvolta fino all’autunno.
La pianta presenta rami sottili, flessibili, lunghi e grappoli fitti. I suoi fiori sono simili a quelli del phlox e dei gerani e fioriscono dalla primavera e alla fine dell’autunno: riuniti in infiorescenze tondeggianti a forma di spiga, sono tinti da splendide tonalità dell’azzurro, che virano anche al lilla. In alcuni esemplari i fiori si possono trovare rossi, nel caso della variante del plumbago indica, rosati, nel plumbago europaea, oppure bianchi.
Dove posizionare il plumbago?
Se si desidera impreziosire il proprio giardino oppure il balcone con il plumbago, innanzitutto, bisogna considerare la posizione dove collocarlo. È necessario porre la pianta in un luogo soleggiato oppure semi ombreggiato, assicurandosi che riceva giornalmente almeno 6 ore di luce solare e che sia al riparo dai venti freddi. Altro elemento da considerare è il terreno: il plumbago richiede un substrato ben drenato, dotato di materia organica e leggermente acido, seppur riesca a crescere anche in terreni sabbiosi e argillosi. La pianta si adatta anche al clima mediterraneo e tollera la siccità e la salsedine. Bisogna tenere in conto che, pur resistendo alle temperature rigide, con il gelo potrebbe perdere le sue foglie per poi recuperare il suo aspetto rigoglioso con la primavera. Proprio per questo, se è coltivata in vaso, durante la stagione invernale è indicato spostarla in un luogo riparato, visto che soffre sotto i 5 gradi.
Plumbago e la coltivazione, cosa sapere
La coltivazione del plumbago è semplice, può essere effettuata in giardino oppure in vaso e il suo periodo di semina coincide con la primavera. Per quanto riguarda la coltivazione in vaso è necessario dotarsi di un contenitore grande e profondo e con fori di drenaggio adeguati, riempiendolo con un terreno ben drenato e leggero. Prima di piantare i semi, questi vanno messi in ammollo nell’acqua per rendere il loro rivestimento più morbido. In seguito si pongono nel terreno a una profondità di 0,5 cm e a distanza di circa 75-100 cm l’uno dall’altro. La temperatura ideale per la germinazione è tra i 20 e i 25 gradi e di solito avviene tra le 2 e le 4 settimane.
Quando le piantine sono germogliate, se si desidera spostarle in una collocazione definitiva, vanno trapiantate prima in vasi singoli e dopo in piena terra. Nel corso del processo di crescita, la pianta va fertilizzata in modo costante per far sì che il terriccio sia sempre umido, evitando però i ristagni d’acqua che potrebbero portare al marcire delle radici.
In merito alla moltiplicazione per talea, il processo è semplice: basta ricorrere a un rametto di 10 centimetri della pianta madre (togliendo le foglie inferiori), da posizionare in un vaso con del terriccio umido. Quando la talea ha radicato si trapianta in un vaso di dimensioni più grandi e dopo in piena terra.
Plumbago: potatura e innaffiatura
Nel corso della sua fioritura, il plumbago necessita di essere irrigato con regolarità. Malgrado sia resistente alla siccità, quando fa molto caldo bisogna sempre assicurarsi che il terreno sia umido. Tra un’innafiattura e l’altra è importante che non diventi mai completamente asciutto. Se da aprile a ottobre l’innaffiatura deve essere costante, e può essere necessaria anche ogni giorno durante l’estate, in inverno bisogna limitarsi solo a mantenere il terriccio umido.
Il plumbago è una pianta che cresce in modo rapido e disordinato: se non si controlla, può diventare invasiva e, pertanto, bisogna potarla in modo regolare per mantenere la forma desiderata, un aspetto compatto e la fioritura rigogliosa. Questo processo va ripetuto nel periodo della nuova crescita, quando incomincia la primavera e al termine della stagione invernale. Durante le operazioni di potatura, è importante ricordarsi di eliminare i fiori appassiti e i rami danneggiati, oppure vecchi, e intervenire su quelli eccessivamente lunghi, accorciandoli per permettere la fioritura dei germogli nuovi.
Plumbago: altri consigli per prendersene cura
Pur essendo molto resistente, il Plumbago non è esente dall’attacco di parassiti come cocciniglie, acari e afidi. Pertanto, deve essere monitorato regolarmente, intervenendo subito con prodotti specifici qualora presentasse dei problemi. Un’esposizione troppo prolungata al sole, unita alle temperature elevate, spesso comporta l’attacco da parte dei ragnetti rossi.
Inoltre, la pianta è colpita da malattie fungine come l’oidio e la muffa grigia: per prevenirle bisogna assicurare una corretta circolazione dell’aria e annaffiare la sua base, evitando le foglie. Nell’ambito della sua manutenzione è fondamentale che il terreno sia sempre irrigato, evitando però i ristagni d’acqua, che potrebbero causare problemi: per esempio, se l’acqua nel sottovaso è in eccesso, la pianta potrebbe ammalarsi di oidio.