A gennaio i segnali della siccità già c’erano tutti. Come ha ricordato il ministro Stefano Patuanelli nell’informativa alla Camera sullo stato di crisi causato dalla siccità il 13 luglio, mesi fa la mancanza di pioggia e neve destava preoccupazioni. Oggi ne vediamo le conseguenze osservando i livelli di fiumi e laghi, ai minimi da Nord a Sud. Il problema sta diventando strutturale, al punto che il governo – ha ribadito Patuanelli – sta pensando di istituire un coordinamento permanente che consenta non solo di affrontare l’emergenza ma di intraprendere interventi di programmazione per il futuro.

La siccità fa parte dei rischi climatici con cui tutti gli agricoltori devono fare i conti in maniera sistematica. Ora però i dati sono allarmanti: il Cnr ha confermato il dimezzamento delle precipitazioni per il 2022, con un valore che ha toccato un deficit del  50-60% nelle regioni del Nord-ovest, quelle che stanno soffrendo di più. Ma non è solo la pioggia che manca. Nel 2022, rispetto alla media delle temperature del trentennio precedente,  si sono registrati 0.76 gradi in più come media nazionale, che nel Nord diventa oltre 1 grado.

In compenso la risorsa idrica si è ridotta del 19% rispetto al periodo 1921-1950. E, secondo Ispra, la previsione è nera: si potrebbe arrivare al 40%. La penuria d’acqua, ha sottolineato il ministro Patuanelli, è particolarmente grave nel bacino del Po, che interessa oltre un terzo della produzione agricola nazionale.

Emergenza idrica, nove azioni quotidiane per risparmiare acqua

Nella bassa del Po, proprio quella che ha subito in passato alluvioni drammatiche, la scena ha qualcosa di tragico: in molti punti si vedono le rive completamente scoperte, le barche affondate che emergono, le piante di riva ormai secche.

Per cercare di risolvere questa situazione, il Po ha chiesto al Garda di rilasciare più acqua, ma il lago ha risposto che la sua area non era meno importante di quella del fiume, e che non poteva dare di più di quanto già stesse dando. Lo scontro tra le due riserve idriche maggiori d’Italia si è risolto l’8 luglio con un accordo che finalmente ha ristabilito la collaborazione. “Dal Garda usciranno 70 metri cubi al secondo di cui 15 sono la solidarietà che diamo al Po”, ha detto Pierlucio Ceresa segretario generale della Comunità del Garda. “In questo modo contribuiamo ad assicurare acqua a 750 mila persone a Ravenna e province. Più di questo non possiamo dare. C’è stata però anche un’intesa per fare il possibile per risparmiare l’acqua irrigua, regolando per esempio le uscite in caso di pioggia”. Nel Po i prelievi dei consorzi di bonifica sono stati limitati al 20% in meno.

Il Lago di Garda è al 40%

 

Il lago di Garda sta perdendo 1 centimetro abbondante di livello al giorno. Poco meno di 4 milioni di metri cubi di acqua ogni 24 ore. In totale i centimetri in meno rispetto alla media degli ultimi anni sono arrivati a 65 e il riempimento è ormai pari solo al 40%. Meglio del lago di Como che è all’1,2%, del Maggiore che è al 22%, dell‘Iseo che è al 5%. Ma con i sui  370 chilometri quadrati di specchio è la più importante risorsa idrica disponibile italiana, importante per futuro.

Il Po sempre più salato

 

Il Po in questi giorni, ha una portata che si è ridotta a circa 130-200 metri cubi al secondo, oltre un quinto rispetto alla media per questo periodo dell’anno. A Cremona il livello idrometrico è di meno 8,15. Uno dei problemi più gravi è però la risalita del cuneo salino, l’acqua del mare che, non essendo più allontanata dalla corrente di uscita del fiume, si espande verso la terra. È oramai arrivato a 30 chilometri dalla costa e di giorno in giorno aumenta, a un velocità imprevedibile.

L’ecosistema e l’agricoltura a rischio

 

“Oltre a creare una  situazione gravissima per tutto l’ecosistema del delta, potrebbero cambiare le caratteristiche della falda che diventerebbe non più utilizzabile. Se il fiume continua a diminuire poi ci sono importanti prese idropotabili che servono a 750 mila utenti che potrebbero non riuscire più a pescare e si fermerebbero. Ma è indubbiamente l’agricoltura che rischia più di tutti” dice Meuccio Berselli, direttore dell’agenzia interregionale per il fiume Po.

Emergenza idrica, nove azioni quotidiane per risparmiare acqua

“Nella pianura di Ferrara usiamo 600 milioni di metri cubi all’anno. Se in questo momento  non ci dobbiamo ancora troppo preoccupare è perché sono stati attivati dei sistemi di riciclo dell’acqua che viene reimmessa nella rete di irrigazione dopo l’uso. Questo ha permesso di ridurre il prelievi del 20%.  È chiaro però che ci vorrebbero interventi strutturali, come la creazione di bacini di accumulo lungo tutti i 650 chilometri del fiume, con piccole stazioni di rifornimento che rilasciano l’acqua quando serve. Ed è per questo che abbiamo chiesto risorse nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza” spiega Stefano Calderoni, presidente della Cia Agricoltori di Ferrara e del consorzio di bonifica pianura di Ferrara.

“Con questi picchi dovremo fare i conti, quindi non possiamo limitarci a gestire l’emergenza. Dobbiamo invece prevedere, razionalizzando il sistema irriguo che non deve essere a scorrimento ma a pioggia o a goccia e cominciare a pensare a colture meno idrovore, limitando mais e riso. Il Garda contiene una grande quantità di acqua, 50 chilometri cubi e ha profondità elevate da 136 fino a 370 metri. Inoltre, è il primo lago d’Europa che si è dotato di depuratori e la qualità dell’acqua è altissima. Siamo in una posizione di vantaggio, ma con l’abbassamento dei livelli alcune specie ittiche che depositano le uova sulla spiaggia rischiano di morire. Anche i canneti che sviluppano sul basso lago, e sono il primo sistema di depurazione, sono in crisi. Non siamo quindi un serbatoio che si può riempire o svuotare a seconda delle necessità”, dice Ceresa.

Giulio Boccaletti: guardiamo sempre il rubinetto, mai il fiume

“In un momento come questo in ci viene chiesto di produrre più cibo ed energia da risorse naturali è la tempesta perfetta. Dobbiamo adattarci e accelerare adattamento a cambiamento climatico, Ora stiamo recuperando solo 11% di acqua da pioggia, dobbiamo fare più invasi. E perdiamo il 40% nelle reti degli acquedotti. Bisogna ridurre questo numero. E sono misure che vanno messe in campo in modo veloce”, conclude Berselli.