Quella che sembrava l’alternativa meno inquinante in realtà rappresenta un nuovo rischio per la salute. È quanto emerge da un nuovo studio guidato dalla Jinan University e pubblicato su Nature Sustainability. Al centro della ricerca: i polimeri progettati dai ricercatori per realizzare due nuovi ritardanti di fiamma – i bromurati polimerici conosciuti con la sigla polyBFR – considerati fino adesso “ecologici”, alternative “non tossiche” ai ritardanti di fiamma vietati (ad esempio, esabromociclododecano e decabromodifeniletere). Durante questo nuovo studio si è scoperto invece che possono inquinare e rappresentare un pericolo.

Ma cosa sono i ritardanti di fiamma?

Si tratta di composti chimici che vengono aggiunti ai prodotti di uso domestico e industriale per evitare che possano incendiarsi o per rallentare il propagarsi delle fiamme. Sono presenti quasi ovunque: mobili, tappezzeria, materassi, tappeti, tende, nei dispositivi elettronici ed elettrici, come computer fissi e portatili, telefoni, smartphone, televisori, elettrodomestici. Nei materiali da costruzione, come gli isolanti a base di schiume di polistirene e poliuretano. Anche nei sedili e coprisedili, paraurti e altri scomparti di automobili, aerei e treni.

Si pensava fossero inerti

Fino ad ora si credeva che questo tipo polimeri fossero inerti non ponendo quindi rischi per l’ambiente e la salute. Gli autori della nuova ricerca, però, hanno dimostrato che i polimeri utilizzati come ritardanti di fiamma possono scomporsi in sostanze chimiche nocive più piccole. “Il nostro studio suggerisce che i polimeri possono agire come un cavallo di Troia per sostanze chimiche tossiche”, ha affermato Da Chen, autore senior e scienziato presso la Jinan University in Cina: “Vengono aggiunti ai prodotti come grandi molecole inerti, ma nel tempo possono degradarsi, esponendoci ai loro dannosi prodotti di degradazione”.

I test di tossicità

I ricercatori hanno testato due ritardanti di fiamma bromurati polimerici (polyBFR) le famose alternative considerate “non tossiche” ai ritardanti di fiamma vietati. Hanno invece scoperto che entrambi i polyBFR si scomponevano in decine di tipi di molecole più piccole. I test di tossicità di queste molecole più piccole nei pesci zebra hanno mostrato un potenziale significativo per causare disfunzione mitocondriale e danni allo sviluppo e cardiovascolari.

Rilevati nell’aria e nel terreno

Gli scienziati hanno anche cercato questi prodotti di degradazione dei polimeri nell’ambiente e li hanno rilevati nel terreno, nell’aria e nella polvere. I livelli erano più alti vicino agli impianti di riciclo dei rifiuti elettronici e diminuivano allontanandosi dagli impianti.

Questi risultati confermano che l’uso di polyBFR nell’elettronica porta al rilascio di prodotti di degradazione tossici nell’ambiente con potenziale danno per l’uomo e la fauna selvatica. “L’uso diffuso di questi polyBFR nell’elettronica può causare esposizioni quando questi prodotti vengono fabbricati, quando sono nelle nostre case e quando vengono scartati o riciclati“, ha affermato Miriam Diamond, coautrice e professoressa presso l’Università di Toronto che sottolinea “Dato che si sospetta che i volumi di produzione siano molto elevati il potenziale di inquinamento, e i conseguenti gravi danni alle persone e alla fauna selvatica, mi preoccupano molto”.