Ottantacinque anni ben portati, quelli della funivia del Kasprowy Wierch. Siamo in Polonia, sui Monti Tatra, non lontano dal confine con la Slovacchia, e non lontanissimo da Ungheria e Ucraina. Il monte, con il suo belvedere alto quasi duemila metri domina la piccola città di Zakopane, per pochissimi intimi – almeno dalle nostre parti – una pregevole meta trekking e/o stazione invernale, per qualche altra manciata di connazionali uno storico trampolino del salto con gli sci.

Benché Varsavia abbia lasciato spiragli di luce alla sua stagione neve – chiusa e poi riaperta seppure non ovunque, poi ancora limitata per assembramenti dell’ordine delle 20mila persone visti proprio a Zakopane – il periodo non è esattamente aureo e i festeggiamenti sono giocoforza limitati ad una campagna di hard discount che l’operatore PKL (Polksie Koleje Linowe) ha esteso agli altri suoi impianti sparsi sul crinale dei Tatra: 50 per cento di sconto, con biglietti acquistabili anche online.

Polonia. Gli 85 anni della funivia simbolo dei Tatra, a Zakopane

Tre-quattro crinali più a Sud, l’anniversario – di questi tempi – diventa lo spunto per conoscere un pizzico della storia di fondazione di una delle capitali europee dello sci e del mountaineering e – perché no – di inserirla tra le possibili destinazioni di un futuro che si spera non proprio lontanissimo. La fama di cui gode – anche paesaggisticamente – è notevole tanto una recente classifica pubblicata su Euronews.com la cita come la meta neve più instagrammata del Vecchio Continente, con cifre che quasi doppiano quelle della seconda classificata, nientemeno che Zermatt. In questo ranking, che vede sul gradino più basso del podio Courchevel (Francia), Val Gardena e Cortina sono al settimo e all’ottavo posto.

Di fatto mai aperta agli stranieri prima degli anni Ottanta, per ragioni di guerra prima e di guerra fredda poi, Zakopane era arrivata ad ospitare, prima del Covid, 2,5 milioni di turisti l’anno, perlopiù d’inverno, Ma prima, c’è stata un’epopea che negli anni prima del conflitto globale l’avevano fatta entrare nel gruppo delle grandi capitali dello sport invernale, tanto da farla preferire come sede di un’edizione dei campionati mondiali di sci nordico nel 1929 e di una di sci alpino nel 1939. Nel mezzo –  la costruzione è del 1935-36 – la nascita di un impianto che ai tempi era uno dei più audaci al mondo, il terzo per lunghezza all’inaugurazione.

(ansa)

Ai tempi della Seconda Repubblica di Polonia, l’impegno di un politico locale, che per un certo periodo fu ministro dei trasporti e consigliere della federazione internazionale sci, Aleksander Bobkowski. La sua iniziativa provocò non poche proteste tra gli ambientalisti e venne portata a termine tra grandi sacrifici – e con due vittime. Per trasportare i materiali di costruzione, in aiuto a uomini (ne vennero impiegati fino a mille) e mezzi trainati da cavalli, si rese necessaria la costruzione di una ferrovia-montacarichi temporanea in legno.

Oggi il belvedere del Kasprowy Wierch è uno dei “must” sul versante polacco dei Tatra, assieme al Morskie Oko (letteralmente, “occhio del mare”), il più importante lago della catena montuosa, posto sotto alla vetta più alta dell’area, il Rysy (2499), un sito che si raggiunge solo a piedi o su carrozzine trainate da cavalli e che offre un panorama mozzafiato. Un’idea per domani, o forse per dopodomani: non è retorica, ma in questo momento privilegiare le innumerevoli bellezze al di qua del confine è un dovere morale