Portare l’acqua pulita lì dove non c’è, a prezzi contenuti e senza inquinare. Non è un progetto, per Dario Traverso, ma la realtà a cui lavora ogni giorno con la sua Genius Watter, la startup che ha fondato con suo padre nel 2018 per desalinizzare le acque grazie all’energia del sole.
All’attivo conta diversi impianti in Africa, cinque a Capo Verde e uno, l’ultimo entrato in funzione ad aprile, in Somaliland. Qui, grazie a un progetto in collaborazione con la società ugandese Aptech Africa e finanziato dal programma per lo Sviluppo delle Nazioni Unite, l’acqua del pozzo di Caynabo è diventata potabile e igienicamente sicura per gli abitanti dell’area e delle zone limitrofe, per un totale di circa 10.000 persone che prima erano costrette a comprarla a prezzi elevatissimi da un centro a due ore di distanza. O, se non potevano permettersela, a consumare quella contaminata del pozzo.
“Non si tratta però di una ong o di una charity”, sottolinea Traverso, che di Genius Watter è il Ceo. “È un progetto anche umanitario, ma ha il suo senso dal punto di vista economico e finanziario”. A 33 anni ha già alle spalle diverse esperienze imprenditoriali nel mondo del cibo. Lo spirito del business lo ha respirato da sempre a casa, nella sua Carmignano del Brenta, dove il padre Fabio dal 1981 si occupa di fotovoltaico, in Italia e nel mondo, in particolare proprio in Africa. “Lui è sempre stato un innovatore – racconta Traverso – così abbiamo deciso di mettere insieme le nostre competenze e lanciare questa azienda che potesse fare anche del bene a chi ne ha bisogno”.
L’avventura è iniziata a Capo Verde, uno stato politicamente stabile dell’Africa, dove padre e figlio hanno potuto rodare il modello. La tecnologia brevettata è un sistema di dissalazione dell’acqua, che sia di mare o di falda, a osmosi inversa completamente alimentato da pannelli fotovoltaici. Nel 2021 ha vinto il premio Solar innovation of the year dell’Africa Solar Industry Association.
La sostenibilità aziendale si articola su tre livelli: ambientale, economico e sociale. “Vogliamo creare valore sul territorio, fornendo competenze, formazione e lavoro”. L’impianto, oltre a eliminare le emissioni di CO2, per essere installato non ha bisogno di grandi opere civili. Viene spedito direttamente dall’Italia e deve solo essere montato. Inoltre è autonomo, non servono operatori: è in sincro con il Sole, gestito e monitorato in ogni suo parametro da remoto. “Una caratteristica che ci permette di operare una manutenzione preventiva e predittiva”, sottolinea Traverso. “Ma soprattutto celere, perché tutti i pezzi di ricambio sono in loco, così come le persone che abbiamo formato. Ingegneri e tecnici locali che acquisiscono competenze e possono a loro volta formare altri lavoratori. Un modo per creare valore sul territorio“.
L’altro aspetto importante è la durata dell’impianto, garantito almeno 20/30 anni. “Il nostro business – spiega il Ceo – non è venderlo ma si basa sul modello water as a service. In un continente dove l’acqua potabile è così poca e ha un costo molto elevato, che sia per il trasporto o il trattamento, noi finanziamo l’impianto e diventiamo gestori della risorsa idrica, rendendo accessibile a tutti un bene fondamentale, a prezzi bassi e sul lungo periodo”.
I clienti sono di due tipi, strutture turistiche private su isole e zone costiere che hanno bisogno di acqua ed energia pulita per essere sostenibili e comunità rurali con scarso accesso alle risorse idriche. Come nel Corno d’Africa e nel Sahel, dove si è registrata la peggior siccità dell’ultimo decennio, con ben quattro stagioni di mancate piogge. Una situazione che, secondo le Nazioni Unite, ha costretto in tutto il territorio somalo quasi 700.000 persone a lasciare le proprie case in cerca di cibo e acqua.
“Mi viene la pelle d’oca quando leggo le notizie che arrivano da questi luoghi. ‘I nostri animali stanno morendo, i prossimi saranno i nostri figli’ è la frase che mi è rimasta più impressa”, racconta Traverso mentre aspetta di imbarcarsi per il Somaliland, dove il ministro dell’Acqua lo aspetta per parlare di nuovi progetti. “Fare qualcosa a riguardo, e farlo in maniera sostenibile, è una delle cose che mi spinge ad andare avanti”, conclude. “Come tutte le startup affrontiamo parecchie sfide, ma sapere che quello che fai può cambiare la vita a milioni di persone ti dà una spinta motivazionale impareggiabile”.