La prima cosa che facciamo quando ci vengono donati dei fiori è portarli al viso. Un gesto istintivo che rivela il nostro bisogno di ridestare un senso – l’olfatto – oggi quasi sopito. I bouquet provenienti da coltivazioni “industriali” non ci danno troppa soddisfazione da questo punto di vista, ma possiamo puntare sulle piante da balcone e da giardino che proprio nei mesi freddi investono generosamente in profumo, per contendersi i pochi impollinatori in circolazione. Le loro essenze si percepiscono in maniera nitida e forte nelle giornate dall’aria pungente: provare per credere. A seguire, dieci campioni di profumo per l’inverno, in abbinamenti perfetti per creare una fioriera o un’aiuola sensoriale in diverse situazioni. Cerchiamo le loro foto su Internet per vedere come si presenta la pianta e, soprattutto, andiamo subito a inebriarci in vivaio.
Nell’aiuola al sole, calicanto e iris algerino
Il più rinomato tra i profumi d’inverno è quello del calicanto, Chimonanthus praecox ‘Luteus’, un grande arbusto a foglie larghe con piccoli fiori gialli dal cuore porpora che sbocciano sui rami nudi da Natale a febbraio. Il loro profumo inconfondibile, che mescola sentori di cannella, chiodo di garofano e miele, si avverte a diversi metri di distanza. Il calicanto può diventare un piccolo albero nel corso degli anni, perciò possiamo coltivarlo come pianta isolata oppure in una siepe mista. In entrambi i casi, potiamolo soltanto dopo la fioritura. Ama le esposizioni soleggiate e tollera molto bene i terreni difficili (però attenzione a non confonderlo con l’hamamelis, simile nell’aspetto, ma bisognoso di suoli acidi). In un’aiuola a sud ben assolata, ai piedi del calicanto possiamo coltivare una distesa di iris algerino (Iris unguicularis), con corolle invernali blu o lavanda dal profumo dolce; è una bulbosa perfetta anche in vaso, a prova di siccità.
Caprifoglio d’inverno e viburno di Bodnant per la siepe
Meno noto dei suoi cugini rampicanti a fioritura estiva, il caprifoglio invernale è un grande cespuglio che in gennaio e febbraio regala una fioritura molto profumata, proprio come suggerisce il nome della specie: Lonicera fragrantissima. È una pianta semi-sempreverde, che mantiene le foglie se l’inverno è mite oppure le perde quando fa freddo. I suoi rami lunghi e arcuati gli conferiscono un aspetto scapigliato, perfetto per le siepi in stile naturale mentre i piccoli fiori, bianco crema, spandono nell’aria un sentore con note di gelsomino, zagara e miele; basta portarne in casa un rametto per riempire di profumo una stanza. Dopo la fioritura, possiamo decidere di potare il caprifoglio se serve riportarlo in forma. Le sue bacche rosse piacciono molto agli uccelli. Lonicera fragrantissima ha bisogno di sole, di un buon terriccio e di una fioriera capiente. Per una siepe mista, la si può abbinare a un altro arbusto con le stesse esigenze e con analoghe virtù, il viburno di Bodnant (Viburnum x bodnantense ‘Dawn’), che ha grappoli di fiorellini rosa invernali dall’aroma di chiodo di garofano e frutti rossi.
In un vaso rotondo, dafne e narciso nostrano
Il più profumato tra tutti i fiori di fine inverno sboccia su un piccolo cespuglio di forma arrotondata che cresce lentamente e può raggiungere il metro di altezza e di ampiezza in dieci anni: parliamo della dafne. Quella più diffusa nei vivai è Daphne odora ‘Aureomarginata’, sempreverde, con foglie orlate di giallo e piccoli fiori bianco-rosati in febbraio; è una pianta ideale per le zone di collina, da tenere all’ombra di alberi decidui, dove prende il sole diretto solo in inverno oppure al mattino, perché non ama il caldo afoso, né la terra troppo secca. In alternativa, coltiviamola sui balconi esposti a est. La dafne non gradisce i rinvasi, perciò conviene piantarla fin da subito in un contenitore capiente, per esempio di 50-60 cm di diametro, riempito con una miscela di terriccio per piante da fiore e terra da giardino in parti uguali. Daphne odora, infatti tollera bene il calcare, mentre altre varietà, come la rifiorente Daphne x transatlantica ‘Eternal Fragrance’, richiedono un terriccio acido. Insieme con le dafne, vicino ai bordi del vaso, piantiamo dei bulbi di narcisi italiani (Narcissus tazetta), con mazzolini di fiori bianchi con il centro giallo molto profumati, in boccio già in novembre.
Per l’ombra secca, sarcococca e maonia
La sarcococca riunisce molte virtù in un piccolo cespuglio: è sempreverde, tollera il sole, la mezz’ombra e l’ombra, vive bene accanto alle altre piante e in qualsiasi terreno e sopravvive alle lunghe estati asciutte. In più, i suoi fiorellini bianchi, molto profumati nelle ore centrali del giorno, sbocciano da novembre a febbraio e risaltano sul verde lucido delle foglie. Il portamento espanso o leggermente ricadente dei suoi rami, inoltre, rende la sarcococca ideale per riempire “i vuoti” tra i cespugli più grandi. Tre le specie comunemente in vendita, tra loro molto simili. Sarcoccocca confusa e Sarcococca hookeriana hanno entrambe piccoli frutti simili a bacche di colore nero lucido, ma si distinguono tra loro perché la seconda ha le foglie più allungate e appuntite; Sarcoccocca ruscifolia, invece, ha frutticini rosso rubino. Per creare una quinta alta dietro a un’aiuola di sarcococche, piantiamo una maonia di Beale, Mahonia bealei (oggi ribattezzata Berberis bealei), specie altrettanto resistente dall’aspetto scultoreo, con fiori gialli profumatissimi in febbraio.
Nelle fioriere in fila, il bastone di San Giuseppe e il viburnotino
Il bastone di San Giuseppe, Edgeworthia chrysantha, si ricopre di piccoli fiori bianchi e gialli a quattro petali che sbocciano sulla cima dei rami nudi in gennaio e febbraio (ne esiste anche una rara forma con i fiori rossi, ‘Red Dragon’) e spandono nell’aria un profumo che ricorda la gardenia. La forma di questo piccolo cespuglio, arrotondato e con numerosi fusti ben impalcati, è molto caratteristica perché d’inverno ricorda la chioma di un bonsai oppure un ramo di corallo, mentre d’estate si ricopre di foglie verde chiaro, leggermente vellutate. Il bastone di San Giuseppe ama le esposizioni da radura, dove è esposto al sole solo per qualche ora al giorno, meglio se al mattino. Per far risaltare la sua bellezza, piantiamolo in ampie fioriere di circa 60 cm di lunghezza alternandolo con un cespuglio sempreverde dal fogliame scuro come il viburnotino, Viburnum tinus, che a fine inverno si ricopre di grappoli di piccoli fiori bianchi dal sentore di miele a cui seguono frutticini dai riflessi blu, molto amati dagli uccelli.