Realizzare nuove mappe per comprendere meglio il divario globale tra lo stoccaggio di carbonio attuale e potenziale sulla terraferma e offrire un quadro d’azione per realizzare il potenziale dello stoccaggio di carbonio come soluzione climatica. Questo l’obiettivo che ha guidato uno studio, pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS), condotto dagli scienziati del Woodwell Climate Research Center. Il team, guidato da Wayne Walker, ha analizzato il modo ottimizzare le possibilità di strategie di intervento che sfruttano lo stoccaggio naturale del carbonio.
“Dalle foreste al suolo – spiegano gli autori – gli ecosistemi terrestri immagazzinano enormi quantità di carbonio a livello globale e potrebbero conservarne ancora di più. Per realizzare il massimo potenziale di questa capacità è necessario comprendere appieno le dinamiche legate al fenomeno di immagazzinamento. Il nostro lavoro costituisce un passo avanti in questo senso”.
Il gruppo di ricerca ha utilizzato delle mappe globali per quantificare il potenziale stoccaggio di carbonio non realizzato della biomassa legnosa sopra e sotto terra, stimando che molte zone del clima tropicale, temperato e boreale potrebbero raccogliere fino a 287 petagrammi di carbonio in più rispetto a quanto avviene attualmente. Una migliore gestione delle foreste esistenti, aggiungono gli autori, potrebbe offrire fino al 75% in più di capacità di stoccaggio.
“La gestione forestale – sostiene Peter Ellis, direttore di Natural Climate Solutions Science presso The Nature Conservancy, altra firma dell’articolo – rappresenta la più grande opportunità per realizzare la rimozione e lo stoccaggio del carbonio a breve termine. Con la crisi climatica sarà necessario intraprendere sforzi in questa direzione. Speriamo che il nostro lavoro possa rivelarsi utile per molti paesi, dal momento che le Nature-based solution svolgono un ruolo centrale nel raggiungere gli obiettivi climatici”.