L’Appia Antica, un monumento unico. Nella sua interezza, ciotoli compresi. Così Antonio Cederna definiva in uno dei suoi articoli più famosi “I Gangsters dell’Appia”, la ‘sua’ Appia Antica. Un monumento da salvare religiosamente intatto. A riprorre la figura del giornalista e intellettuale è un piccolo documentario “Appia Antica, storia di una tutela” di Milo Adami, che viene presentato in anteprima assoluta nel corso della XXV edizione del festival CinemAmbiente di Torino nella sezione Made in italy, lo spazio filmico non competitivo che con oltre trenta titoli offre ampia testimonianza di come stia crescendo il cinema ambientale e ambientalista italiano.

Appia Antica, storia di una tutela: il trailer

“Sono tornato a parlare di Antonio Cederna – confessa il regista Milo Adami – dopo “Miriabila Urbis” (il suo precedente documentario del 2018) perché lì mi ero concentrato sulla denuncia dei guasti urbanistici di Roma che Cederna affidava con i suoi articoli alle pagine dei giornali. Il nuovo documentario nasce, invece, dal progetto che il Parco Archeologico dell’Appia Antica e l’Archivio Antonio Cederna stanno avviando per valorizzare la via Appia Antica e per creare una sorta di museo diffuso”. Tutt’altro che sterile, l’impegno di tutela ambientale e urbanistica di Cederna, l'”appiomane” come lo chiamavano con affetto i colleghi, sta così affermandosi e mostrando oggi tutta la sua attualità. “Se si rileggono i suoi articoli, con un occhio legato al presente, si scopre – continua il regista – la contemporaneità delle sue osservazioni su Roma. Scoprire che articoli scritti negli anni 50 e 60 restano ancora nuovi ci deve far riflettere su come sia, o non sia, cresciuta la Capitale secondo un principio di modernità che Cederna affermava essere un diritto irrinunciabile del vivere civile”.

Il breve documentario di Milo Adami racconta bene l’idea di Cederna di fare della regina viarum, un cuneo verde che dal centro della città arrivasse fino ai castelli romani, capace di regalare a tutti un paesaggio fuori dal tempo. Un progetto difficile da realizzare perché la bellezza dell’Appia Antica aveva attirato in quegli anni star del cinema, politici, diplomatici e ricchi industriali pronti a realizzare sontuose ville. Ne furono realizzate 70 in un breve periodo. “Ao’ nun me fa’ magna’ ner sepolcro, che porta jella” pare abbia affermato Alberto Sordi nel corso di un party nella villa del produttore Carlo Ponti. Una delle tante feste sull’Appia Antica della dolce vita romana, come quella di Gina Lollobrigida organizzata per annunciare il suo ritorno al cinema dopo la maternità. Tombe, sepolcri, fregi, i pini e il vento, almeno quanto rimasto dopo un decennale saccheggio, fu salvato (almeno sulla carta visto che nel 2012 l’urbanista Vezio De Lucia ha calcolato l’esistenza di ben 2,7 milioni di metri cubi di costruzioni abusive) grazie al decreto Mancini del 1965 che vincolò l’area a parco. Senza Cederna, le sue reiterate denunce, i suoi articoli che iniziò a scrivere quando, ventottenne, venne a Roma, per proseguire i suoi studi di archeologia, probabilmente, tutta la zona sarebbe oggi, invece che pubblica, in mano ai privati.

 

Zainetto in spalla, ad accompagnare lo spettatore lungo la passeggiata nell’Appia Antica è proprio il figlio di Antonio, l’attore Giuseppe Cederna che con i fratelli Giulio e Camilla ha curato la nascita dell’archivio Cederna. “Nel documentario di Adami – spiega l’attore che ha anche firmato la sceneggiatura – percorro la Via Appia Antica esattamente come facevo con mio padre che portava spesso tutta la famiglia a passare delle ore in pieno relax e in contemplazione. Era per noi, e lo è ancora, un luogo di pace”.

Giuseppe Cederna ha una personale capacità nel raccontare i luoghi. L’abbiamo visto come accompagnatore già nei documentari “Ogni posto è una miniera” di Simone Corallini e in “A riveder le stelle” film diretto da Emanuele Caruso. Nel primo raccontava in forma poetica il quartiere Quarticciolo di Roma, nel secondo è stato impegnato in una camminata lunga sette giorni tra le montagne della Val Grande piemontese. Del resto Giuseppe, già da piccolo, aveva guadagnato un suo ruolo di testimone degli spazi e dei territori quando veniva ritratto in un angolo, spesso quasi nascosto, nelle foto che il padre faceva per documentare le sue inchieste. Ma essere ripreso a camminare per l’Appia Antica è diverso. Quasi commovente.

“È un luogo speciale. – racconta Giuseppe Cederna – Non solo perché l’Archivio Cederna ha sede nel sito archeologico di Capo di Bove lungo la Via Appia Antica, ma soprattutto perché questa strada rappresenta tutto l’impegno civile e ambientale di nostro padre. Sapere che il ministero della Cultura ha in questi giorni avviato l’iter per la candidatura di Via Appia Antica all’iscrizione nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’Unesco, ci sembra il coronamento perfetto.”

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