Sei anni fa, quando a Bressanone fu organizzata la prima edizione del Water Light Festival, gli organizzatori puntarono sull’effetto stupore che le esibizioni artistiche avrebbero potuto risvegliare nel pubblico. Col passare degli anni il festival si è evoluto, è cresciuto in termini di consapevolezza di quanto poteva andare a raccontare oltre allo stupire, e nell’edizione di quest’anno, appena inaugurata e che terminerà il 21 maggio, l’attenzione dei visitatori è richiamata sul tema della sostenibilità delle risorse naturali. Tema che calza a pennello con la città altoatesina che sulla sostenibilità sta giocando tutte le sue carte, per un presente e un presente e un futuro vivibile dei suoi abitanti e di quella sua grande risorsa che è il turismo.
Gli artisti invitati per il festival, che nella sua progettazione ha coinvolto in maniera partecipativa le autorità, gli esperti chiamati a collaborare e la stessa popolazione di Bressanone, quest’anno hanno lavorato sul messaggio “”Acqua è vita – luce è arte” che ha trasformato la località in una galleria a cielo aperto dove opere e installazioni sono delizia per gli occhi ma, soprattutto, food for thought.
In quello che è diventato uno degli eventi di light art più affermati in Europa il percorso segnato da un filo luminescente blu, che evoca la corsa di un fiume di acqua cristallina, ogni sera tra le 21 e le 24 conduce da un’installazione all’altra. In via Mercato Vecchio l’artista ucraina Julia Shamsheiva rende omaggio al ciclo della vita, ispirata da Jorge Luis Borges e dal suo fascino per i modelli ricorrenti presenti in natura. Endless, la sua opera, evoca il flusso ciclico della natura e della vita, mettendo in guardia contro le incursioni umane che violano in maniera irresponsabile un sistema altrimenti perfetto. Il trentino Stefano Cagol affronta il tema dell’inquinamento luminoso sulla facciata dell’Accademia Cusanus: Not to lose (the stars) ispirata agli sguardi privilegiati degli astronauti, invita a riflettere su come la luce che permette di vedere meglio può anche accecare. Basta un attimo: dalla visione delle stelle dal nostro pianeta e della Terra dallo spazio per passare a una luce abbagliante che annulla ogni consapevolezza. Per la realizzazione dell’opera Cagol si è confrontato con astronauti come Luca Parmitano e Reid Wiseman che comanderà la missione NASA Artemis II del 2024 attorno alla luna. L’installazione Strata del gruppo di cinque artisti Xenorama , proiettata sulla facciata della biblioteca, è un viaggio attraverso il ciclo di vita di un ghiacciaio che porta al cuore del ghiacciaio stesso, tra luci e suoni. La drammatica proiezione Plastic Reef di Andrea Siefert sulla Porta Sabiona racconta tra immagini e suoni come l’inquinamento da plastica sta distruggendo il fragile ecosistema delle barriere coralline.
Sul ponte Aquila gli altoatesini AliPaloma e Hartwig Thaler con River Glow mettono in scena degli attori che interagiscono con un oggetto sul fiume che genera energia elettrica attraverso la forza dell’acqua. Quasi 50 le installazioni presentate in totale, anche nelle sedi satellite delle Abbazia di Novacella e del Forte di Fortezza. Tutto all’insegna della sostenibilità anche del festival stesso: “la consapevolezza del rispetto della natura e l’uso sostenibile dell’acqua come risorsa sono al centro del festival – dice Werner Zanotti della manifestazione – e facciamo anche noi la nostra parte di compiti con l’obiettivo di essere neutrali dal punto di vista energetico entro il 2024″. Per questa edizione l’evento brissinese riuscito a ridurre il consumo di energia del 50%, arrivando a un consumo netto di 1,5 MWh per l’intero periodo del festival. In confronto, un concerto consuma in media 5,25 MWh e uno stadio di calcio 20 MWh per partita.