Ora che di Mariupol sembrano rimaste soltanto rovine è difficile pensare che prima dell’invasione russa la città portuale stava investendo con entusiasmo nella riqualificazione ambientale. A riferire del crescente attivismo in campo ambientalista a Mariupol e in Ucraina in generale, è Nigel Jollands, co-direttore dell’Ebrd, la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo. L’istituto finanziario porta avanti infatti il programma Green cities, che comprende la preparazione di piani di azione sviluppo per sostenere le città aderenti al programma nel preservare la qualità dei beni ambientali come aria, acqua, terra e biodiversità e usare queste risorse in modo sostenibile; mitigare e adattarsi ai rischi del cambiamento climatico e assicurare che le politiche e gli sviluppi ambientali contribuiscano al benessere sociale ed economico dei residenti. La Ebrd fornisce assistenza tecnica e finanziaria per lo sviluppo e l’implementazione di questi piani.

Mariupol, con il suo porto che controlla l’intero Mare d’Azov, non era nota soltanto per la sua tradizione culturale: purtroppo, la decima città ucraina per dimensioni era anche un centro metallurgico fondamentale, con uno sviluppo industriale che ha causato nel tempo ingenti problemi ambientali. “Del nostro programma fanno parte 55 città – dice Jollands – ma Mariupol era sicuramente una tra le più attive, fortemente impegnata in questo processo di riqualificazione urbana. In città avevamo iniziato ad aprile 2021 gli incontri iniziali del programma ed è stato incredibile vedere l’interesse suscitato dalle nostre iniziative ad ogni livello, sia politico, sia economico. In genere quando facciamo i primi incontri informativi si presentano di solito poche decine di esperti, mentre a Mariupol erano arrivate un centinaio di persone, rappresentanti di ogni settore della città. C’erano gli amministratori comunali, gli imprenditori, membri dell’università, ma soprattutto tanti cittadini che hanno voluto informarsi anche attraverso un sondaggio online”.

Mariupol voleva riparare i danni ambientali: “C’era la consapevolezza che l’eredità lasciata dai piani industriali del passato era drammatica e che bisognava affrontare la grande sfida di riqualificare la città dal punto di vista ambientale, per migliorare la qualità della vita. Almeno all’inizio ci saremmo concentrati soprattutto sulla contaminazione del suolo e delle falde acquifere da metalli pesanti, la nostra priorità sarebbe stata la salute dei cittadini”.

Gli amministratori di Mariupol erano impegnati nella transizione ecologica: “Dagli incontri di lancio è apparsa chiara la visione della città, con un’amministrazione che voleva investire nello sviluppo economico – osserva Jollands – ma per farlo non voleva sacrificare la salute pubblica e la qualità della vita. L’obiettivo era trovare un equilibrio tra sviluppo e ambiente, si volevano assicurare i servizi essenziali come i trasporti pubblici, la gestione dei rifiuti e le forniture energetiche nel rispetto dell’ambiente”.

Mariupol non è l’unica città ucraina a pensare a uno sviluppo sostenibile anche in vista dell’ingresso nell’Unione europea: “Abbiamo 55 Green cities, l’Ucraina è la nazione più rappresentata con sette città, perché oltre a Mariupol ci sono Kyiv, Dnipro, Kharkiv, Khmelnytsky, Kryvyi Rih e Lviv, tutte impegnate a migliorare la qualità della vita e riparare i danni dell’inquinamento”, conclude Jollands.

“Anche al di fuori dei progetti delle Green Cities – conferma Svitlana Pyrkalo, a capo delle relazioni esterne di Ebrd – quasi tutti gli investimenti della Ebrd hanno avuto principalmente obiettivi di sostenibilità: trasporti più verdi, migliore gestione dei rifiuti solidi, rete elettrica più resiliente, che può incorporare le energie rinnovabili: molti progetti di energia rinnovabile e di efficienza energetica hanno aiutato l’Ucraina a smettere di comprare gas russo diversi anni fa”.

 

Questi investimenti si sono rivelati particolarmente utili ora, con il conflitto: “Un cliente della Ebrd, le ferrovie ucraine – continua Pyrkalo -, ha evacuato milioni di rifugiati dall’Est e ha riportato aiuti umanitari. Il collegamento ferroviario con l’Ue è aumentato molto dal 2018 grazie al tunnel di Beskyd, sempre finanziato dalla Ebrd che ha anche sostenuto l’aggiornamento della sicurezza di 15 reattori nucleari in Ucraina e ha fatto numerosi investimenti che hanno contribuito alla stabilità della rete elettrica, oltre a ridurre le perdite. Questo lavoro complessivo ha aiutato l’Ucraina a connettersi alla rete elettrica dell’Ue molto più velocemente del previsto, dopo essersi scollegata dalla rete russa poche ore prima dell’invasione.

Gli investimenti in infrastrutture sostenibili hanno contribuito a rendere l’Ucraina resiliente, come ha dimostrato di essere durante lo sforzo di evacuazione dei rifugiati senza precedenti, – conclude Pyrkalo – L’interesse generale delle imprese pubbliche e delle società private per lo sviluppo sostenibile è stato enorme, e speriamo di rinnovare il lavoro sui progetti esistenti e nuovi una volta che la guerra sarà finita”.