“Negli ultimi nove anni abbiamo tagliato di due milioni di tonnellate le emissioni di gas serra l’anno. Per arrivare alla neutralità carbonica nel 2050 come previsto dall’Unione Europea, dovremmo procedere al ritmo di almeno 14 l’anno, sette volte tanto”. Così Edo Ronchi, presidente della Fondazione sviluppo sostenibile. Sarà lui il 5 giugno, al Campidoglio a Roma, ad introdurre il Festival di Green & Blue “Earth for all, una Terra per tutti” dopo l’intervento di apertura di Gilberto Pichetto Fratin, ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica. Il tema di questa prima giornata è dedicato alle città e a come possono, anzi debbono, vincere la sfida della neutralità carbonica. Perché sono le principali responsabili delle emissioni di CO2, causate soprattutto dei sistemi di climatizzazione degli edifici e dai trasporti.  

In Italia qualche passo in avanti è stato fatto, basta guardare alle nove città che hanno aderito alla missione di Horizon Europe per abbattere i gas serra entro il 2030: Bergamo, Bologna, Firenze, Milano, Padova, Parma, Prato, Roma e Torino. Un’avanguardia che sarà presente al festival di Green & Blue con un lungo confronto a partire dalle 10 e 30 aperto da Edoardo Zanchini, direttore Ufficio clima di Roma. Con lui Matteo Lepore, sindaco di Bologna, Giorgio Gori di Bergamo, Dario Nardella di Firenze, Michele Guerra di Parma, Matteo Biffoni di Prato, Stefano Lo Russo di Torino, oltre a Elena Grandi, Andrea Ragona e Matteo Campora assessori rispettivamente di Milano, Padova e Genova. Altre città europee che hanno aderito al programma, specie quelle del nord, si muovono però con ben altri ritmi inanellando risultati. In più le nove italiane sono tutte del centro nord nonostante gli allarmi del Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (Cmcc) sulle ondate di caldo che al meridione stanno trasformando in estate torrida parti della primavera e dell’autunno, con tutto quel che ne consegue in termini di impatto su agricoltura e turismo. 

“Guardiamo all’aspetto positivo: intanto nove città italiane hanno aderito e non è una cosa da poco in un Paese dove le politiche nazionali sembrano andare in direzione opposta”, racconta Matteo Lepore, primo cittadino di Bologna. “Bisogna fare scelte radicali: piani urbanistici adeguati, puntare sulle rinnovabili, allargare gli interventi all’area metropolitana dei piccoli comuni anche per arginare eventi come quello che ha colpito la mia regione”.

A Bologna hanno fermato l’edificazione sui terreni fuori la città, il trasporto pubblico passerà all’elettrico e all’idrogeno entro il 2030, verranno spesi da qui al 2026 ben 900 milioni di euro per una rete di tram e sull’intero capoluogo vigerà il limite orario dei 30 chilometri per ridurre gli incidenti e aumentare la sicurezza di tutti, cominciando da chi si muove in bicicletta. E poi pannelli solari sugli edifici pubblici per dar vita ad una comunità energetica cittadina con una massa critica tale da poter trattare sulla fornitura di pannelli e strumentazione necessaria. Una rivoluzione a trazione pubblica che ci si augura sia così virtuosa da divenire un affare anche per le aziende private. Vedremo come andrà, a Bologna come nelle altre città. Ma su una cosa Lepore ha ragione: se vogliamo raggiungere gli obiettivi che ci siamo dati, non possiamo certo proseguire con quella che lui chiama “piccola manutenzione ordinaria”.  

Bisogna scegliere fra soluzioni in apparenza utopiche o l’oblio, parafrasando il titolo del saggio più noto dell’architetto Buckminster Fuller tanto caro a Carlo Ratti, direttore del Senseable City Lab del Mit di Boston che interverrà al festival sempre il 5 in serata assieme a scienziati e attivisti. Prima, nel pomeriggio, saliranno sul palco Enrico Giovannini, ex ministro delle Infrastrutture e direttore scientifico dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, assieme a Gael Giraud della Georgetown University, Maurizio Martina, vicedirettore generale della Fao e Julia Lopez Ventura, direttrice per l’Europa del Cities Climate Leadership Group (C40). Alleanza nata poco meno di venti anni fa a Londra per fronteggiare l’aumento delle temperature grazie alla condivisione fra le città di tecnologie, esperienze e soluzioni e che oggi conta circa cento membri. Ne parlerà, sempre nel pomeriggio, Roberto Gualtieri, sindaco di Roma, con i colleghi Elizabeth Sackey di Accra in Ghana e Claudio Orrego di Santiago in Cile. 

“Nonostante i cataclismi come quello dell’Emilia-Romagna, da noi c’è chi continua ad andare in tv a negare la crisi climatica quando dovremmo essere i primi nelle contromisure”, conclude con amarezza Ronchi. Stando al Centro comune di ricerca (jrc) di Siviglia, emanazione della Commissione europea che produce analisi socioeconomiche, ha ragione: l’impatto della crisi climatica sull’area mediterranea sarà cinque volte superiore rispetto a quanto dovrà subire l’Europa del centro-nord. Dovremmo avere già in atto una strategia complessiva, al di là delle emergenze del momento.