Una sola mail, da un giorno all’altro, con una comunicazione precisa: siete licenziati. Così l’amministrazione Trump negli Stati Uniti ha lasciato a casa, nel giro di 24 ore, centinaia di dipendenti e scienziati da cui dipendono in parte anche le nostre vite. Si tratta dei professionisti del NOAA, scienziati e ricercatori che lavorano alla National Oceanic and Atmospheric Administration, agenzia statunitense che è oggi responsabile delle previsioni meteorologiche, dell’analisi climatica, del monitoraggio e della salvaguardia degli oceani. Sono i custodi di alcune delle più preziose informazioni che abbiamo oggi per orientarci in un contesto di crisi climatica sempre più complesso e che riguarda tutti.

Grazie al Doge, lo strumento di tagli alla pubblica amministrazione affidato a Elon Musk, il presidente Trump nell’ultimo mese sta licenziando migliaia e migliaia di dipendenti che lavorano nell’ambito della scienza, il clima, la sanità, oppure nella protezione delle foreste dove di recente sono stati lasciati a casa tantissimi operatori forestali. A essere tagliati sia esperti di lungo corso sia soprattutto giovani che stavano imparando un mestiere: in pratica è una scure sul futuro. “Se li perdiamo, perderemo non solo il lavoro di livello mondiale che svolgono quotidianamente, ma anche decenni di competenza e conoscenza” ricordano dal Noaa in maniera anonima per paura di ripercussioni.

L’agenzia Noaa, così come l’Epa, agenzia di protezione ambientale, ma anche l’Usaid e tanti istituti scientifici, sono i principali bersagli del Project 2025, un piano di governo sviluppato dalla Heritage Foundation di destra e seguito nel dettaglio dall’amministrazione Trump. Progetto, questo, che ritiene per esempio la Noaa colpevole di essere uno dei “principali motori dell’industria dell’allarmismo climatico” tanto che va “smantellata”.

Gli scienziati, indignati, stanno preparando una marcia di risposta prevista per il 7 marzo, convinti che quello in corso sia “un vero e proprio sabotaggio in atto” che riguarda “programmi vitali per la sicurezza in mare e la protezione delle specie a rischio verranno compromessi”. L’idea di Trump e Musk in fondo è quella di negare, smantellare, oscurare, vietare e distruggere. In un solo mese dal suo giuramento come nuovo presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha infatti rimodellato completamente il concetto di “lotta alla crisi climatica”: non più una battaglia contro tutto ciò che sta portando al surriscaldamento planetario, ma una lotta sia contro l’idea che stia avvenendo, sia contro il fatto che siano le emissioni dell’uomo l’origine del problema. In poche parole, come da lui affermato, “la crisi del clima è una bufala” e per questo non merita di essere affrontata. Anzi. Con una campagna mirata – fatta di terrore, licenziamenti, negazione e oscuramento delle informazioni – il neo presidente Usa insieme all’unità speciale Doge sta abbattendo ogni sforzo climatico e scientifico in corso, da quelli per frenare l’aumento delle temperature sino alla protezione della natura e della biodiversità.

I dollari vengono prima: con gli Stati Uniti fuori da qualunque impegno climatico, negando perfino che esista il fatto che il surriscaldamento esista, il via libera a trivellare, inquinare, riportare in auge i combustibili fossili e predare ogni terreno pur di accaparrarsi minerali e metalli utili all’impero tecnologico statunitense, è dunque il nuovo imperativo. Via quindi gli Stati Uniti dall’Accordo di Parigi sul clima, via anche – notizia di queste ore – delegati e scienziati americani dall’incontro cinese dell’IPCC (Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici) per stilare il settimo rapporto sul clima, quello che ci dirà a che punto siamo con i rischi del riscaldamento globale. Basta, inoltre, ad ogni fondo destinato al clima: tutti i principali finanziamenti governativi sono stati tagliati.

Addio anche a ogni informazione per i cittadini: dalle agenzie federali scompare pian piano la parola “crisi climatica” e addirittura il “climate change” diventa un “404”, una pagina non trovata, un errore, come sul sito della Casa Bianca dove la pagina riferita alla crisi del clima è stata messa offline. E poi appunto il terrore da gettare sul personale: i funzionari Doge (Dipartimento per l’efficienza governativa) di Musk da giorni stanno licenziando migliaia di persone all’interno delle agenzie federali, talvolta addirittura con mail che indicano loro l’obbligo di elencare che lavoro importante hanno completato negli ultimi cinque giorni, altrimenti saranno cacciati.Questo sta avvenendo in ogni tipo di agenzia federale e non solo.

All’interno degli uffici Epa e Noaa i funzionari hanno perfino richiesto accesso ai dati sensibili delle agenzie. Vietato inoltre, come accaduto ad alcuni scienziati del Noaa, programmare incontri o persino videochiamate con colleghi di altre nazioni per discutere su questioni legate a clima e ambiente, serve prima il permesso dell’amministrazione Trump.

Alla National Science Foundation (NSF) le riunioni del personale non vengono più registrate: i dipendenti hanno paura che l’audio possa finire nelle mani del DOGE. In un solo giorno alla NSF sono state licenziate 170 persone, all’Epa in meno di una settimana 388. Il Forest Service, divisione del dipartimento agricoltura, quello che dovrebbe proteggere le foreste americane, ha visto licenziare oltre 3.400 dipendenti. Altre 2000 persone sono state licenziate in poche ore all’Usaid, l’Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale, dove sono stati anche interrotti tutti i programmi correlati al clima. Con un atto senza precedenti migliaia di dipendenti sono stati licenziati via mail, altri sono stati perfino chiusi fuori dagli uffici. Stiamo parlando di persone, come quelle delle agenzie ambientali, che hanno il ruolo cruciale di proteggere i parchi e le foreste statunitensi, le aree selvagge, quelle marine protette, i fiumi, la natura e ogni equilibrio ecosistemico, magari combattendo incendi, oppure gestendo la fauna selvatica e la sicurezza per i cittadini.

Alcune delle loro storie, di gente che ha dedicato la vita a proteggere la nazione, le hanno raccontate The Guardian e vari media statunitensi, dando conto di come stanno avvenendo rapidamente i licenziamenti e di cosa significa oggi negli States il cambiamento in atto. Per esempio, Victoria Winch era un tecnico forestale del Servizio forestale di Flathead, dove fra i suoi compiti c’era quello di addetta ai sentieri: con i colleghi si occupava della manutenzione di 1600 chilometri di percorsi, pulendoli dagli alberi, ma aveva un ruolo chiave anche nel supportare i vigili del fuoco o ad aiutare pescatori e avventurieri ad affrontare i pericoli (come i grizzly) e in generale a gestire la sicurezza in un milione di acri di terreno pubblico. Acri che ora non saranno più gestiti: lei e i suoi colleghi, tutti quanti, sono stati licenziati.

Oppure Adin Kloetzel, lavoratore sempre del Forest Service, specializzato nel supporto antincendio: era di supporto a tutte le operazioni dei pompieri ma lavorava anche nell’ambito di ricostruire baite, di piantare alberi, di supportare i biologi nelle ricerche. Anche lui è stato fatto fuori dal diktat di Trump: “Ciò che mi stupisce dell’America è che abbiamo tutte queste grandi terre pubbliche ma allo stesso tempo sono incredibilmente fragili e ora siamo davvero a rischio di perderle a causa dell’agenda dei miliardari” ha affermato Kloetzel. Per lui, come per molti altri, il sogno americano adesso si è trasformato in un incubo. Tanti lavoratori licenziati infatti hanno problemi a trovare una nuova occupazione, oppure ad avere sostegno assicurativo.

Eric Anderson, 48 anni e tanti studi in selvicoltura, lavorava all’Indiana Dunes National Park ed è stato licenziato il giorno di San Valentino con una semplice mail. Il motivo? Non è chiaro, spiega, ma è come se qualcuno avesse “lanciato una granata per vedere cosa succede”, sostiene descrivendo il sistema di efficientamento portato avanti da Musk che prevede tagli per risparmiare sul personale “superfluo”. Aggiunge inoltre che non sa se e come troverà un nuovo lavoro. I presunti “sprechi” inoltre, anche nel contesto delle agenzie ambientali, nella nuova ondata di tagli non vengono mai dettagliati: si licenzia e basta.

Anche Luke Tobin, tecnico forestale di 24 anni della Nez Perce National Forest dell’Idaho, è stato cacciato senza giustificazione: ora gli unici lavori che riesce a trovare dopo anni di formazione sono “fattorino Amazon o cuoco di pollo fritto”.Fenix Van Tassel lavorava invece come pianificatrice ambientale al Bureau of Land Management dell’Oregon: il suo lavoro era preziosissimo sia per la gestione dei terreni federali che per la conservazione, soprattutto perché era un punto di riferimento per le comunità locali e aveva un ruolo centrale anche nel rilascio dei permessi per le nuove infrastrutture energetiche, come quelle rinnovabili o delle telecomunicazioni. Insieme a lei altri colleghi sono stati licenziati: “Ora, ogni spinta verso l’energia verde, le infrastrutture verdi, qualsiasi cosa legata al cambiamento climatico o alla giustizia ambientale verrà completamente messa a tacere e cancellata dalla mappa” dice.Ancor più emblematica la storia di Ryan Schroeder, uno specialista nella gestione dei pascoli del Colorado sud-occidentale che dopo 11 anni di formazione aveva ottenuto il lavoro dei suoi sogni: a lui il compito di “lavorare per promuovere e sostenere habitat sani per tutti gli americani”, rilasciando permessi, dalla caccia al pascolo, e lavorando insieme alle comunità rurali.Qualche giorno fa era insieme ad un allevatore, chiacchieravano dell’importanza che un appezzamento fosse finalmente riaperto al pascolo, con l’allevatore convinto che forse con l’amministrazione Trump ci sarebbero stati cambiamenti positivi. Un’ora dopo Schroeder è stato licenziato. Amareggiato, si limita a ricordare che non solo molti parchi nazionali saranno distrutti, ma che in gioco c’è “il futuro del nostro ecosistema e del nostro territorio pubblico”.Senza figure come la sua, o quella di Fischer Gangemi, river ranger dell’USFS, mancherà la manutenzione, la gestione: se si parla di fiumi ad esempio, i cui alvei non saranno più ripuliti, al prossimo grande fenomeno meteo intenso, quelli che la crisi del clima come sappiamo alimenta e rende sempre più pericolosi, potranno verificarsi piene e allagamenti mortali.Evidentemente però al duo Trump-Musk, capace di negare la crisi del clima, questo non importa. L’importante non è né il verde della natura né quello della speranza: conta soltanto il verde dei dollari e, per risparmiare, vale la pena ottenerlo ad ogni costo, tanto che presto si stima saranno licenziate oltre 2,3 milioni di persone delle agenzie federali.