“L’Italia procede su un sentiero di sviluppo insostenibile e, nonostante gli impegni presi a livello internazionale anche con la firma del Patto sul Futuro, le scelte del Paese risultano insufficienti per raggiungere i 17 Obiettivi dell’Agenda 2030. Non solo. Dei 37 obiettivi legati a impegni sia europei che nazionali, solo otto sono raggiungibili entro il 2030; 22 non lo sono e per altri sette il risultato è incerto”. È quanto emerge dal nono Rapporto ASviS, dal titolo “Coltivare ora il nostro futuro” presentato dall’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile che come ogni anno fa il punto sull’avanzamento degli Obiettivi dell’Agenda 2030, che in Italia non sembrano godere di buona salute. E i dati lo dimostrano. Siamo in drammatico ritardo.
Target lontani: l’Italia su un sentiero insostenibile
In particolare, spiega il report redatto da decine di esperti (con la collaborazione della società di consulenza Prometeia), tra il 2010 e il 2023, il Paese ha registrato peggioramenti per cinque Goal: povertà, disuguaglianze e qualità degli ecosistemi terrestri, governance e partnership. Limitati miglioramenti si rilevano per altri sei: cibo, energia pulita, lavoro e crescita economica, città sostenibili, lotta al cambiamento climatico e qualità degli ecosistemi marini. Va meglio su salute, educazione, uguaglianza di genere, acqua e igiene, innovazione. Unico miglioramento molto consistente interessa l’economia circolare.
5,7 milioni di persone in condizioni di povertà
Secondo gli studi raccolti nel rapporto ASviS nel 2023 5,7 milioni di persone si trovano in condizioni di povertà assoluta e il 22,8 della popolazione è a rischio povertà o esclusione sociale. Nel 2022 il 5% delle famiglie italiane deteneva il 46% della ricchezza netta complessiva mentre il 50% delle famiglie più povere possedeva l’8% della ricchezza netta totale. Nel 2023 il 10,5% dei giovani tra 18 e 24 anni sono usciti dal sistema di istruzione di formazione senza un diploma mentre i 25-34enni che hanno completato il ciclo di studi sono il 30,6% in aumento, ma al di sotto degli obiettivi prefissi dall’Europa il 45%. Inoltre l’Italia è al centro dell’hotspot climatico del Mediterraneo e si riscalda quasi il doppio della media globale. Ultimo dato: il nostro Paese si classica al 83esimo posto su 146 paesi perla parità di genere perdendo posizioni rispetto al 2023.
“Per chi si occupa seriamente di sviluppo sostenibile l’attuale stato del mondo non è una sorpresa”, ha avvisato Enrico Giovannini direttore scientifico di AsviS “La sostenibilità non è semplicemente una questione legata all’energia o al clima, risolvibile con interventi marginali o piccoli aggiustamenti nelle politiche pubbliche presentati come trasformazioni epocali, mentre sono spesso espedienti di green-washing e social-washing”.
Il divario tra le preoccupazioni della popolazione e la politica
Intanto la consapevolezza delle persone su questi temi sta aumentano. E appare grave il divario tra le preoccupazioni della popolazione e l’azione politica. Nove italiani su dieci sono preoccupati per lo stato degli ecosistemi e il 62% è convinto che il pianeta stia raggiungendo pericolosi “punti di rottura” e chiede una transizione ecologica più rapida e incisiva, mentre il 93% ritiene che l’Italia debba rafforzare i propri impegni nella lotta al cambiamento climatico.
A queste preoccupazioni si aggiunge il fatto che solo il 25% crede che le decisioni del governo siano prese a beneficio della maggioranza del Paese (contro una media del 39% nei Paesi G20) e solo il 21% pensa che il governo stia operando pensando alle prospettive del Paese a lungo termine (37% nei Paesi G20). Chiare su questo punto le parole della presidente dell’ASviS, Marcella Mallen: “Sul fronte sociale, per ridurre le disuguaglianze è essenziale contrastare la povertà e la precarietà del lavoro, garantire l’assistenza agli anziani non autosufficienti e redistribuire il carico fiscale. Occorre poi ottimizzare le risorse e l’organizzazione dei servizi sanitari, mitigare l’impatto della crisi climatica sulla salute e affrontare problemi interconnessi come il disagio psichico, le dipendenze e le violenze familiari e di genere. Di pari passo occorre promuovere l’inclusione, potenziare i servizi per l’infanzia. È necessario inoltre aumentare l’occupazione femminile e prevenire le discriminazioni multiple, oltre a ridurre la fragilità sul mercato del lavoro di donne, giovani e immigrati”.
I quattro “game changer” da cui dipende il futuro
Secondo l’ASviS le scelte dell’Italia sono segnate da quattro possibili “game changer” che potrebbero influenzare profondamente il futuro del Paese. Il primo è legato alla Legge sull’autonomia differenziata che rischia di aggravare le disuguaglianze tra territori, compromettendo la sostenibilità dei conti pubblici e il coordinamento dell’azione politica. “Per questo è essenziale limitare le sovrapposizioni tra Stato e Regioni, assegnando al primo la gestione esclusiva di settori strategici come infrastrutture ed energia”, si legge nel report. Il secondo dipende dalle Direttive europee sulla rendicontazione di sostenibilità delle imprese: una svolta per il sistema produttivo, chiamato a garantire maggiore trasparenza e ad assumere nuove responsabilità in ambito sociale e ambientale.
Il terzo deriva dal nuovo Regolamento europeo sul ripristino della natura, che vincola gli Stati membri a ripristinare gli ecosistemi 3 degradati, innescando non solo miglioramenti ambientali ma anche generando nuova e qualificata occupazione, specialmente nelle aree urbane, dove si impone tra l’altro lo stop al consumo di suolo. Il quarto scaturisce dalla riforma della Costituzione, avvenuta nel 2022 grazie anche all’iniziativa dell’ASviS, che introduce tra i principi costituzionali quello di tutelare l’ambiente, gli ecosistemi e la biodiversità anche nell’interesse delle future generazioni, e stabilisce che l’attività economica non può svolgersi a danno della salute e dell’ambiente.
Le proposte
L’ASviS avanza numerose proposte e interventi “di sistema” per migliorare le politiche nazionali ed europee: “L’Italia in particolare deve attuare con urgenza la Strategia Nazionale di Sviluppo Sostenibile, approvata dal Governo nel settembre 2023 e poi dimenticata, e un Programma per la coerenza delle politiche per lo sviluppo sostenibile, mettendo l’attuazione dell’Agenda 2030 al centro delle decisioni politiche. In un’epoca segnata dalla crisi climatica e dalla crescente perdita di biodiversità è inoltre essenziale rispettare gli accordi internazionali e garantire una gestione sostenibile degli ecosistemi. In questo contesto si inserisce la necessità di approvare una Legge sul Clima, per guidare il Paese verso la neutralità carbonica entro il 2050. È essenziale poi dare priorità all’attuazione della Dichiarazione sulle Future Generazioni approvata in sede Onu il 23 settembre: un impegno che dovrebbe coinvolgere maggiormente i giovani nella vita democratica e decisionale del Paese: non solo un atto di giustizia ma una scelta indispensabile per garantire un futuro inclusivo e sostenibile”.