Tre obiettivi, ambiziosi e importanti: catturare e immagazzinare l’anidride carbonica dall’atmosfera, riciclare il calore generato dai data center e generare acqua per raffreddare i data center stessi. È quanto sta cercando di fare 280 Earth, startup cresciuta nella pancia di Google X Lab, la moonshot factory di Alphabet, e che ha recentemente firmato un accordo da 40 milioni di dollari con la stessa Alphabet e con altri giganti tech tra cui Meta e Shopify, per completare lo sviluppo e l’implementazione della tecnologia.

“Quando abbiamo incubato 280 Earth”, ha dichiarato a The Verge Astro Teller, amministratore delegato di X, “avevamo l’obiettivo di trovare un modo radicalmente efficace, sostenibile e scalabile per rimuovere miliardi di tonnellate di anidride carbonica dall’atmosfera. E oggi siamo entusiasti dell’accordo appena siglato”. L’idea non è nuova: da diversi decenni, infatti, molte aziende hanno sviluppato soluzioni tecnologiche per realizzare la cosiddetta carbon capture, ossia il “sequestro” degli ossidi di carbonio dai flussi di emissioni prima del loro rilascio in atmosfera, e il loro eventuale stoccaggio geologico (nel qual caso si parla di carbon capture and sequestration) o il loro utilizzo in applicazioni commerciali o chimiche approvate (nel qual caso si parla di carbon capture and utilisation).

L’approccio di 280 Earth fa parte del filone della cosiddetta “cattura diretta dall’aria” (direct air capture, o Dac), in cui l’aria viene “risucchiata” e fatta passare attraverso grandi moduli assorbenti che, una volta riscaldati, ne trattengono gli ossidi di carbonio. La differenza rispetto ai concorrenti, dicono i suoi ideatori, sta nel fatto che i moduli di 280 Earth possono lavorare sfruttando il calore di scarto dei data center, il che, oltre a rendere l’intero processo più efficiente, riduce l’energia necessaria a raffreddare i data center stessi. Inoltre, le altre tecnologie di tipo Dac funzionano per grandi “blocchi”, i cui filtri vengono riscaldati solo quando tutti i moduli sono completamente saturi di anidride carbonica; 280 Earth, invece, non lavora a blocchi, ma spostando continuamente il materiale assorbente da un modulo all’altro per risparmiare l’energia del riscaldamento e del raffreddamento di ogni modulo. La differenza, come ha spiegato John Pimentel, amministratore delegato dell’azienda, è simile a quella che c’è tra un forno domestico e uno professionale: nel forno domestico si perde calore ed energia ogni volta che lo si accende e lo si spegne e ogni volta che si apre lo sportello; il forno professionale, invece, trattiene meglio il calore e viene tenuto costantemente alla stessa temperatura.

Di più: la tecnologia di 280 Earth è anche in grado di “estrarre” vapore acqueo che poi può essere lasciato raffreddare e trasformato in acqua liquida, per una quantità compresa tra due e quattro tonnellate di acqua per ogni tonnellata di anidride carbonica ricatturata. Il che, ancora una volta, si sposta particolarmente bene con le esigenze dei data center, i cui sistemi di raffreddamento necessitano proprio di un flusso continuo di acqua per funzionare. Al momento la tecnologia è in fase di test: 280 Earth ha appena terminato la costruzione di un impianto pilota in Oregon, che auspicabilmente catturerà oltre 61mila tonnellate di anidride carbonica entro il 2030, spedendole poi in appositi pozzi di stoccaggio geologico. Tutto molto interessante, anche se al momento si sta parlando di briciole o poco più: nel 2023, tanto per farsi un’idea delle cifre in ballo, Google ha immesso in atmosfera oltre 14 miliardi di tonnellate di anidride carbonica – ragione per cui è bene sottolineare che, ancor prima di pensare a come ricatturare il gas, bisognerebbe continuare a cercare di produrne ed emetterne sempre meno. Pimentel sostiene che le tecnologie di carbon capture potrebbero aiutare le aziende a guadagnare tempo nella transizione verso un’energia più pulita: “Per quanto possiamo essere convinti che la transizione dai combustibili fossili sarà rapida, in realtà ci vorranno diversi decenni”, conclude. “E nel frattempo continuiamo a pompare anidride carbonica in atmosfera, esacerbando i problemi che già abbiamo. Quindi credo che vada perseguito ogni approccio disponibile”.