Ormai è noto che la produzione di cibo è responsabile per (almeno) il 15-20% delle emissioni annuali di gas serra nell’atmosfera e ridurre questo valore è decisamente fra gli obiettivi principali per contrastare il cambiamento climatico.

È talmente vero che da tempo l’Unione europea sta insistendo con i Paesi membri perché adottino un sistema di etichettatura comune (chiamato PEF) che permetta ai consumatori di valutare quanto inquina il cibo che stanno per comprare e anche premiare le aziende più rispettose per l’ambiente.

In Francia, un sistema del genere dovrebbe entrare in vigore entro fine 2023 con il nome di Eco-Score, e proprio dalla Francia arriva una startup il cui scopo è appunto aiutare i produttori a capire meglio l’impatto ambientale di quello che fanno.

Quattro milioni di euro per partire

La startup si chiama Carbon Maps, è stata fondata da Patrick Asdaghi, Jérémie Wainstain ed Estelle Huynh e ha appena raccolto 4 milioni di euro di finanziamenti da Breega e Samaipata, due note società europee di venture capital.

Quello che hanno fatto è sviluppare una piattaforma software che, utilizzando modelli matematici abbinati all’intelligenza artificiale, esegue una valutazione dell’impatto dei vari prodotti di consumo. Attenzione: non (solo) del prodotto finito, ma proprio di tutti i singoli aspetti che lo riguardano, dagli ingredienti alle materie prime, dall’uso dell’acqua al consumo del suolo, al benessere degli animali. L’idea è quella di tenere monitorati tutti i passaggi della filiera, così da permettere alle aziende di capire dove c’è (eventualmente) un problema e correggerlo.

La piattaforma di Carbon Maps assegna punteggi ai vari passaggi, basandosi su “standard e modelli convalidati dalla comunità scientifica”, come i protocolli GHG, ISO 14040 e 14044 e IPCC. Un esempio semplice per capire quello che fanno è la carne: lo stesso quantitativo può avere un peso ambientale diverso a seconda che l’animale da cui deriva sia stato nutrito (per esempio) con erba e fieno oppure con soia coltivata in Brasile in maniera intensiva. È sempre carne, ma inquina in modo differente.

Occhi puntati sull’Italia

Dopo avere chiuso il round di finanziamento, Asdaghi, che è sia co-founder sia attuale CEO di Carbon Maps, ha sottolineato che “la nostra ambizione è diventare la principale piattaforma di contabilità ambientale che riunisce tutti gli attori della catena alimentare, consentendo loro di valutare l’impatto climatico dei prodotti in modo da poterlo ridurre in modo sostenibile”.

Inoltre, ha lasciato intendere che l’Italia è il secondo Paese su cui hanno intenzione di puntare (dopo la Francia, dove stanno già lavorando con un paio di aziende): “È un mercato chiave, perché è il secondo mercato agricolo in Europa insieme con la Germania, ospita alcuni dei migliori marchi alimentari al mondo e ha una forte cultura della produzione locale e sostenibile – ha detto – Stiamo lavorando per garantire solide partnership nel settore alimentare in Italia, per dotare le industrie della nostra piattaforma e aiutarle a valutare e gestire meglio le procedure di riduzione dell’impatto climatico, anche nei Paesi in cui esportano”.

In generale, il finanziamento servirà proprio a questo: a crescere ed espandersi, assumendo 15 persone e appunto allargandosi ad altre zone dell’Ue.