Sventolano più bandiere verdi fra le cime e le valli d’Italia. Anche quest’anno Legambiente ha deciso di premiare, con le bandiere verdi, le realtà che con impegno, ma anche creatività, stanno tentando di dare risposte allo spopolamento delle montagne, agli impatti della crisi del clima, oppure alla difesa di territori sempre più fragili a causa dell’impatto antropico.

 

Le bandiere verdi  “issate” sull’arco alpino sono così cresciute del 15,7%, diventando 23 nel 2024 (erano 19 la scorsa edizione). Durante il VIII Summit Nazionale delle Bandiere Verdi a Chiavenna, Legambiente ha annunciato i premiati, ricordando come è ancora una volta il Piemonte – ormai per il sesto anno consecutivo – la regione che ospita più vessilli, ben cinque e seguito da Valle d’Aosta, Lombardia e Veneto, tutte a quattro.

Tre i filoni al centro, per questa edizione, dei riconoscimenti: l’attenzione alla agricoltura; il turismo consapevole e infine le pratiche per la convivenza uomo-natura  (in particolare con i grandi predatori come orsi e lupi).

 

Per esempio per la parte agricoltura è stato premiato il progetto piemontese REACTION “che mette al centro la manutenzione dei castagneti attraverso una gestione sostenibile delle biomasse residuali della filiera del castagno” oppure una serie di comunità della Valchiavenna (SO) “impegnate nel recupero dell’agricoltura montana e nella valorizzazione delle varietà agronomiche locali”.

Su versante turismo consapevole, i premi vanno dal trekking letterario de l’Alta Via dell’Orso, ideato dallo scrittore padovano Matteo Righetto insieme all’associazione turistica di Colle Santa Lucia, sino al “l’Alta Via dei Monti Liguri (GE) e nella vicina val Borbera (AL) dove con il Cammino dei Ribelli si sta rilanciando una terra spopolata e bellissima”.

Tra i riconoscimenti poi anche quello a realtà come il comune di Moncenisio (TO) che “è in prima linea per il recupero e la trasformazione delle Casermette, che insieme all’Ecomuseo “Le terre al Confine”, costituiscono il potenziale fulcro di un processo di rinascita per il territorio”.

Passando al  filone convivenza uomo-grandi predatori uno dei premi va al Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi per il progetto “Convivere con il lupo si può” e il progetto Pasturs “dove lavorando insieme ai pastori si affrontano i problemi della monticazione”.

Riconosciuto anche il valore dell’intervento della Regione Piemonte che attraverso il pagamento compensativo per le zone forestali Natura 2000 “contribuisce attivamente a conservare gli ecosistemi naturali”.

Se le pratiche “verdi” permettono fiducia e speranza, dall’altra parte però ci sono anche diverse realtà che “non percorrono la retta via, aggredendo la montagna”. A queste Legambiente ha assegnato le bandiere nere, 10 in totale nel 2024. Si tratta di realtà dove, soprattutto per questioni legate all’industria dello sci, così come per via dei trasporti, determinate azioni stanno arrecando danni alla natura del territorio.

 

Per esempio, spiega l’associazione ambientalista, “tra le 10 bandiere nere, c’è quella alla Valle d’Aosta dove fra Zermatt e Cervinia le ruspe al lavoro hanno inferto pesanti ferite al ghiacciaio Teodulo per ampliare i domaines skiable ai fini di competizione agonistiche”, oppure “al Comune di Bardonecchia (TO) per il mancato contenimento dei mezzi motorizzati che in estate invadono sentieri e strade di montagna”, o ancora bandiera nera anche “al Comune di Caldaro (BZ) per la progettazione di bacini di accumulo che comportano la perdita e distruzione di 14,9 ettari di bosco di alto valore naturalistico”.

Se da un lato cresce dunque in Italia lo sforzo per ridare linfa e risorse alle comunità di quelle montagne oggi sempre più spopolate, dall’altro avvengono ancora stravolgimenti che in epoca di crisi climatica non possiamo permetterci.

 

“Ancora una volta – chiosa a tal proposito Vanda Bonardo, responsabile nazionale Alpi di Legambiente – le aree montane dimostrano di anticipare i tempi del cambiamento più che altrove, mettendo in campo anche azioni di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici. L’aver censito ben 23 bandiere verdi, per altro in crescita, ne è una prova. Le storie raccontate, per loro natura, vanno a definire una terza via, oltre le due opposte derive che confinano la montagna tra la museificazione e quella più aggressiva dell’industria del turismo. La nostra montagna non è il luogo dell’incontaminato, ma nemmeno il posto da stravolgere pur di gareggiare a tutti i costi com’è successo per il ghiacciaio del Teodulo in Valle d’Aosta”.

TUTTI I PREMIATI

Piemonte, 5 bandiere verdi. Si va dal progetto REACTION sulla gestione sostenibile dei castagneti avviato dal dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari dell’Università di Torino e partner all’associazione EGDA per la promozione e valorizzazione delle identità gastronomiche e culturali. Dal comune di Moncenisio (TO) per il recupero e la trasformazione delle Casermette al lavoro messo in campo da associazioni e realtà territoriali del Cammino dei Ribelli, a Val Borbera (AL), per far conoscere il territorio attraverso il Cammino dei Ribelli. Vessillo green anche alla Regione Piemonte per l’operazione “Pagamento compensativo per le zone forestali Natura 2000” del PSR 2014-2022. 3 le bandiere nere 2024: al Comune Chiusa Pesio (CN) per la costruzione della pista skiroll in Valle Pesio; alla Provincia di Torino per il malfunzionamento della linea ferroviaria Torre Pellice-Pinerolo-Chivasso. Al comune di Bardonecchia (TO) per il mancato contenimento dei mezzi motorizzati che in estate invadono sentieri e strade di montagna.

Valle D’Aosta, 4 bandiere verdi: si va dal comune di Champdepraz (AO) per il suo percorso verso il raggiungimento dell’obiettivo “Rifiuti Zero” alla Cooperativa sociale ExEat per la riapertura del rifugio Alpe Bonze unendo sostenibilità e inclusione sociale prevedendo anche opportunità di formazione professionale per i ragazzi disabili. Dal comune di Courmayeur (AO) per l’istituzione di un servizio navette di collegamento con le valli al progetto agricolo Paysage à Manger, a cura della società Semplice Agricola, per la tutela e valorizzazione della biodiversità agricola. 2 le Bandiere Nere: la prima al progetto di strada poderaleintervalliva voluto dai Comuni di Brusson e Gressoney Saint Jean e dalla Regione Valle D’Aosta (AO); la seconda alla Cervino S.p.A per l’aggressione al ghiacciaio del Teodulo con il progetto Matterhon Cervino Speed Opening.

Lombardia, 4 bandiere verdi: dalla Valchiavenna con sei realtà premiate per il recupero dell’agricoltura montana e la valorizzazione delle varietà agronomiche locali alla società Economica Valtellinese, a Sondrio (SO), per i percorsi formativi Montagna 4.0 – FUTURe ALPS. Dal Museo del latte di Vendrogno, a Bellano (LC), alla cooperativa Sociale Eliante Onlus, Coldiretti Bergamo, WWF Italia e WWF Bergamo-Brescia, Parco Orobie Bergamasche (e Parco Mont Avic-AO) per aver avviato azioni concrete di miglioramento della convivenza tra allevamento e grandi predatori. 1 Bandiere Nera: alla Società RSI srl controllata da Valle Decia (BG) per la recente riproposizione di un progetto di collegamento intervallivo per il turismo dello sci, vecchio di 25 anni, tramontato per problemi finanziari e ambientali.

Veneto, 4 bandiere verdi: Dal trekking letterario promosso dallo scrittore Matteo Righetto e dall’Ufficio Turistico di Colle Santa Lucia (BL) con l’Alta Via dell’Orso al progetto “Convivere con il lupo si può” del Parco nazionale delle Dolomiti Bellunesi (BL). Dal Gruppo Archeologico Cadorino, a Calalzo (BL), impegnati nella difesa e rivalutazione del patrimonio archeologico esistente, all’associazione La Calantina e Avviso Pubblico per il recupero e la cura della casa colonica alpina a Calalzo di Cadore (BL). 1 Bandiera Nera: all’Unione Montana Alto Astico per l’approvazione del contratto di concessione dell’area “Fratte” alla società Fiorentini Folgaria Srl per la realizzazione della nuova seggiovia Le Fratte – Monte Campolon.

Friuli-Venezia Giulia, 3 bandiere verdi. Al Geoparco delle Alpi Carniche, a Tolmezzo (UD), per favorire la conoscenza del patrimonio geologico e paesaggistico delle Alpi Carniche. Alla Cooperativa CRAMARS, e ai Comuni di Tramonti di Sopra, Tramonti di Sotto, Comeglians, Resia, Resiutta, Stregna e Savogna, per aver saputo ricucire le relazioni della comunità attraverso il progetto “Riabitare la Montagna” a partire dalle esigenze di chi ci abita. 2 Bandiere nere: a Friuli-Venezia Giulia Strade e Consiglio comunale di Verzegnis (UD) per la realizzazione di una costosa ed inutile rotatoria in località Avons; altra bandiera nera all’assessorato alle attività produttive e turismo e Promoturismo Friuli Venezia Giulia per i progetti di nuove infrastrutture nel Tarvisiano dedicate allo sci.

Liguria, 1 bandiera verde: all’associazione Alta via dei monti liguri per la realizzazione e gestione dell’omonimia alta via, in un’ottica di destagionalizzazione e distribuzione più equilibrata dei flussi turistici.

Provincia di Trento, 1 bandiera verde alla Cooperativa Edera per aver fornito un’opportunità di mercato ai piccoli produttori biologici rendendoli un punto di aggregazione nel quartiere.

Alto Adige, 1 bandiera verde al Gruppo ambientalisti Val Venosta; AmUm-MeranO; Gruppo ambientalisti Caldaro; Gruppo ambientalisti Val Isarco Hyla; Ufficio Natura Provincia Autonoma di Bolzano; Thomas Wilhalm, ideatore e coordinatore (Gruppo ambientalisti Val Venosta) per l’adozione di aree protette (biotopi) da parte di volontari. Una Bandiera nera: al Comune di Caldaro (BZ) per la progettazione di bacini di accumulo che comportano la perdita e distruzione di 14,9 ettari di bosco di alto valore naturalistico.