Pedalare come scelta, anche per lavoro. È l’esperienza raccontata in Vita da cargobike (ed. Meravigli) da Sandro Greblo, corriere in bicicletta della startup di delivery sociale So.De. Un diario di bordo che fotografa la incontri con le persone, Milano vista da due ruote, con idee e riflessioni tra una pedalata e l’altra. E soprattutto una tetsimonianza che oggi delivery etico, ai tempi della Gig Economy, è possibile.
Qual è il ruolo della sostenibilità nel suo percorso di crescita?
“La mia infanzia è stata quella di un bambino fortunato perché, oltre ad avere una famiglia sempre molto presente, sono cresciuto nel quartiere Milano 2: è stato pensato per separare i percorsi di pedoni, ciclisti e auto e pertanto un esempio illuminato per gli anni Settanta. La sostenibilità l’ho scoperta lì forse, ma allora il tema non era ancora così presente nell’agenda pubblica, l’ho scoperto ben più tardi, dai primi anni 2000”.
Quali sono i suoi studi e le sue esperienze lavorative pregresse?
“Ho studiato Economia in Bocconi con un indirizzo in Organizzazioni non Profit, in quanto fin dagli anni Novanta ero interessato al mondo delle organizzazioni senza scopo di lucro. Poi ho iniziato a lavorare per Emergency e, dopo un Master in Sanità Pubblica conseguito nel 2009 ad Heidelberg, ho continuato a lavorare per altre ong in Africa e Afghanistan (CUAMM, Fondazione Don Gnocchi, ICRC)”.
Quando inizia la sua professione di Cargo Biker? Com’è stato il primo impatto in una città frenetica come Milano?
“Ho iniziato durante la pandemia perché non sono più ripartito per missioni all’estero anche perché per motivi personali volevo essere più vicino alla mia famiglia a Milano. La spinta è stata quella di voler uscire di casa e magari fare qualcosa che ritenevo utile in quel momento. L’impatto non è stato particolarmente traumatico: avendo sempre girato in bicicletta sapevo quello che mi aspettava, di sicuro non pensavo di dover essere comandato da un algoritmo (quello di Deliveroo che descrivo nel mio libro)”.
Che spazio ha la bici nella sua vita?
“La bicicletta è stata sempre presente nella mia vita: dagli spostamenti dentro e fuori Milano 2 fino alle uscite con la squadra ciclistica segratese ai tempi dell’università e persino tra le mille e verdi colline ruandesi la domenica pomeriggio. Ora giro in bici ogni giorno per lavoro, ma la passione rimane ancora. Purtroppo in Afghanistan, dove ci sono delle belle bici robuste, per motivi di sicurezza, potevo usare solo la cyclette del reparto di fisioterapia dell’ospedale”.
Nel suo libro descrive il suo lavoro come un’alternativa più giusta, equa e sostenibile. Ci racconta la sua esperienza?
“So.De-Social Delivery è il tentativo di dare al lavoro del ciclo fattorino un contratto con tutti i requisiti di legge e non la schiavitù delle app e di valorizzare anche il ruolo sociale che questa professione può avere. Pensiamo al recupero e alla ridistribuzione del cibo invenduto, ma anche alle piccole commissioni per gli anziani o i disabili che non possono spostarsi, ed è sostenibile perché utilizzando la bicicletta si fa bene a se stessi e all’ambiente. Sono contento del mio ruolo in So.De e del team di corrieri in bicicletta che coordino”.
Nel suo libro afferma che la bici, oltre a far bene al fisico e all’ambiente, stimola anche la mente. Ci può spiegare questa sua riflessione?
“È stato provato da diversi studi scientifici che andare in bicicletta non rilascia solo dopamina e serotonina ma accresce anche l’autostima generando meccanismi di ricerca di sensazioni positive. Personalmente mentre lavoro, se non sono troppo stressato, ho anche momenti di riflessioni sociologiche e filosofiche stimolanti”.
Cosa osserva e considera, nel suo quotidiano in bici, sostenibile e non sostenibile?
“Decisamente sostenibile è la mamma che usa la bici cargo o il tandem per andare a prendere i figli a scuola. Decisamente non sostenibile né tollerabile sono i mezzi pesanti in centro città e le code di automobili, quasi sempre con un singolo conducente a bordo, per brevi spostamenti che possono essere fatti in bicicletta o con i mezzi pubblici”.
Quali azioni compie, nella sua quotidianità, oltre ad andare in bici per lavoro, al fine di rispettare l’ambiente?
“Uso la bicicletta per ogni spostamento all’interno dei 20km, altrimenti prendo i mezzi pubblici o il treno. Faccio la raccolta differenziata, cerco di stare attento al consumo di acqua e di elettricità in quanto so cosa significa non averle. Per molti sono ancora un bene di lusso”.
Quali sono i suoi progetti per il futuro?
“Mi piacerebbe impegnarmi sempre di più nei progetti sociali di So.De e contribuire a rendere Milano una città sempre più a misura di bicicletta. Il grande sforzo non è urbanistico, non soltanto per lo meno, ma soprattutto culturale. Vorrei poi fare alcune attività in bicicletta per i giovanissimi perché se ci si innamora di lei da giovani, poi non la si lascia più”.