“Non ne possiamo più, siamo stanchi di non poter nemmeno più fare il bagno. Quello che vogliamo sono risposte, capire cosa causa quell’inquinamento che deturpa una delle più belle aree della Toscana”. Infuriati e stanchi, il 2 luglio i villeggianti hanno alzato in cielo un drone: gli occhi dal cielo hanno dato l’ennesima conferma, una lunga striscia di inquinanti nello splendido tratto di mare della Costa d’Argento, soprattutto tra le spiagge di Feniglia e Tagliata.

Poco prima gli stessi cittadini hanno raccolto grazie all’Associazione difesa di Ansedonia (Ada) oltre 360 firme avanzando un esposto alla procura di Grosseto, alla Regione, al sindaco di Orbetello, l’Arpat e i carabinieri: lo scopo è chiedere controlli e indagini sul perché di quella maleodorante schiuma bianca oleosa (e non solo) che continua “ogni mattina” a interessare determinate spiagge dell’Argentario intorno ad Ansedonia e poi,  per via delle correnti, a espandersi talvolta sempre di più spingendosi anche verso Capalbio e zone limitrofe.

Da oltre vent’anni, in quel lungo tratto della Maremma meridionale, si ripetono episodi e condizioni di inquinamento la cui causa è complessa da stabilire.

Esasperati, quest’anno i cittadini, molti dei quali proprietari di case e ville nella zona di Ansedonia, hanno deciso di combattere a suon di esposti e denunce nel tentativo di salvare la Costa d’Argento, “un ambiente in costante e continuo degrado” lo definiscono.

Giusy Totero, presidente dell’Associazione difesa di Ansedonia, spiega al telefono con Green&Blue la necessità a giugno di raccogliere le firme “dopo l’ennesima immissione nel mare di sostanze sporche, inquinanti. Non sappiamo quali siano le cause, è un problema che si manifesta da tempo. I due canali di Ansedonia sono inquinati, ma a seconda delle correnti l’inquinamento poi si sposta lungo la costa. Basta vedere la striscia gialla che mostra il drone per capire l’impatto. Con lo scirocco viene tutto a riva, con altri venti va al largo. A firmare, anche da Capalbio, sono persone ormai esasperate per questa schiuma bianca e oleosa, soprattutto a Feniglia, che non permette nemmeno più di fare il bagno”.

 

In più casi, e anche di recente, nella zona interessata fra i due canali è stato attivato il divieto di balneazione. Il problema, ricorda Totero, è che con le correnti “spesso l’area colpita dall’inquinamento risulta ben più ampia”.

 

Finora, in attesa di controlli specifici che possano chiarire le cause di questo inquinamento, i controlli fatti da Arpat in un caso, e da Goletta Verde di Legambiente nell’altro, hanno sempre mostrato valori in rosso indicando la presenza come ha rilevato Arpat di “tensioattivi (saponi), di batteri fecali e di tossicità” ma come scrivono nel loro esposto i firmatari “l’’origine di tale contaminazione, benché più volte segnalata agli enti competenti, è tuttora ignota”.

“Vogliamo che le cause siano accertate. Sapere se tutti i soggetti che immettono sostanze  in mare nell’area hanno il depuratore: le ville di Ansedonia, le fognature di Ansedonia come sono messe? Vogliamo che sia accertato se in questi casi c’è e se funziona il depuratore. Lo stesso vale per il ruolo delle vasche idriche e di ittiofauna, così come per quello della Laguna di Orbetello. Quali sono i soggetti  più pericolosi? Chi causa questi danni ambientali?” chiede Totero.

Con l’inizio della stagione turistica, e anche dopo alcuni casi preoccupanti (come il ricovero di un surfista con un virus intestinale dopo essere stato a lungo in acqua a Feniglia) e altri casi citati dall’associazione, ottenere risposte è diventata una questione sempre più urgente per un problema di lungo corso.

I proprietari di case della zona, che oltretutto ricordano di pagare  “Imu e tasse salate legate anche ai depuratori”, per l’associazione Ada hanno “diritto di sapere e di poter godere di un mare pulito”.

Sono preoccupati soprattutto per i potenziali “danni irreparabili ad una delle perle ambientali e paesaggistiche della costa”, area che interessa anche il santuario di Pelagos, popolato da cetacei e da una ricchissima biodiversità marina.

In particolare il dito è puntato su tre criticità ambientali che “non sono state correttamente affrontate dagli enti competenti” e in queste rientra “la cattiva gestione della Laguna di Orbetello”, una zona con una scarsa ossigenazione delle acque dove “in passato ci sono state crisi anossiche e distrofiche che hanno portato alla moria di quintali di pesce con conseguenti danni economici, ambientali, sanitari e di immagine per il territorio” si legge nell’esposto.

Non solo: nel mirino anche i potenziali impatti degli impianti di itticoltura e dei loro reflui, così come la possibilità di guasti o mancata manutenzione del sistema fognario di Ansedonia “dato che sono stati trovati batteri fecali in mare” ricorda Totero.

“Chiediamo quindi ai giudici di individuare le cause, di accertare cosa accade attraverso controlli soprattutto lungo le spiagge della Feniglia e della Tagliata. Questa storia va avanti da tanti anni e anche nel 2023 c’è stato un divieto di balneazione. Eppure non ci sono mai stati interventi risolutori o risanatori. Conosciamo i problemi, anche naturali, della Laguna, ma chiediamo di governare con più forza e sapienza questi ecosistemi fragilissimi. Lo stesso vale  per la fognatura di Terrarossa: chiediamo più controlli sulla salubrità della condotta”.

 

Arrabbiati e sconsolati ma costantemente impegnati ad “ottenere risposte”, dalla associazione chiosano con una consapevolezza e una speranza:  “Sappiamo che il mare qui non è più quello pulito di una volta, ormai siamo abituati alle schiume oleose e maleodoranti anche d’inverno. Adesso però è troppo: vorremmo una risposta in tempi brevi, o comunque speriamo in una qualsiasi risposta che ci permetta di capire chi sono i responsabili di un inquinamento così impattante per questo splendido territorio che amiamo e vorremmo difendere”.