È stato soprannominato “Chonkus” (un termine colloquiale inglese con cui ci si riferisce per esempio a un animale domestico un po’ paffuto) perché le sue colonie tendono a crescere più velocemente rispetto a quelle di altri ceppi di cianobatteri e anche perché le sue cellule sono tendenzialmente più grandi. Parliamo di un microrganismo scoperto a largo dell’isola di Vulcano, in Sicilia, protagonista di uno studio pubblicato su Applied Environmental Microbiology. Come altri cianobatteri, Chonkus è capace di accumulare il carbonio all’interno delle proprie cellule, sequestrandolo dall’ambiente marino nel quale vive, che è naturalmente ricco di CO2 per la presenza di bocche vulcaniche poco profonde.
In generale, i cianobatteri sono microrganismi capaci di produrre energia attraverso la fotosintesi. Ossia, sono in grado come le piante di utilizzare l’energia luminosa e l’anidride carbonica per produrre le sostanze nutritive di cui hanno bisogno, generando ossigeno molecolare come sottoprodotto di reazione. Il loro nome deriva proprio dal fatto che hanno una colorazione verde-blu, dovuta alla presenza di clorofilla e altri pigmenti all’interno delle loro cellule. Questa caratteristica fa sì che informalmente vengano talvolta definiti alghe, anche se tecnicamente non lo sono.
Il fatto che rende particolarmente interessante il ceppo appena scoperto è la sua tendenza a sedimentare, formando una specie di “tappeto verde” che ne facilita la raccolta rispetto ai ceppi che tendono invece a rimanere dispersi in soluzione. Questa caratteristica è particolarmente utile per lo sviluppo di progetti bio di sequestro del carbonio (non solo di origine naturale ma anche di origine antropica) e anche per la biolavorazione industriale, spiegano i ricercatori. Ossia per la produzione di materiali o molecole a partire da sistemi biologici. In questo tipo di lavorazione, raccontano ancora gli autori dello studio, la concentrazione e l’essiccazione della biomassa (costituita appunto da cianobatteri o altri sistemi biologici) rappresentano attualmente il 15-30% dei costi di produzione. Con la sua tendenza a concentrarsi spontaneamente sul fondo dei contenitori nei quali viene coltivato, Chonkus semplificherebbe in sostanza queste due fasi. Inoltre, le colonie di questo ceppo tendono a raggiungere una densità superiore rispetto a quelle di altri ceppi di cianobatteri e sono in grado di sopravvivere a temperature relativamente elevate.
“Le caratteristiche dei ceppi di cianobatteri naturalmente evoluti descritti in questa ricerca hanno il potenziale per essere sfruttate sia nell’ambito industriale che ambientale, tra cui la biolavorazione di prodotti utili a base di carbonio o il sequestro di grandi volumi di carbonio nei fondali oceanici – commenta George Church, co-autore dello studio, docente di genetica presso la Harvard Medical School e docente di scienze e tecnologie sanitarie a Harvard (Stati Uniti) – Anche se si potrebbero apportare ulteriori modifiche per migliorare le capacità di questi microbi, sfruttare miliardi di anni di evoluzione è un passo avanti significativo nell’urgente necessità dell’umanità di mitigare e invertire il cambiamento climatico”.