Non sono solo i fiumi a soffrire per la siccità. Anche i grandi laghi del Nord considerati il grande bacino idrico utilizzato per l’agricoltura e l’idroelettrico sono in sofferenza. Con le precipitazioni che nei primi mesi del 2022 sono al di sotto della media il Lago di Garda, il più grande lago italiano, ha già raggiunto il suo livello più basso dal 1953. Ora è a soli 45,8 centimetri sopra lo zero idrometrico, vale a dire la quota sul livello medio del mare stabilita come riferimento convenzionale per questo bacino, rispetto ad una media di 109 centimetri degli ultimi 70 anni.
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A lanciare l’allarme, sono state le immagini e i dati arrivate dal satellite Sentinel-2, nell’amito dell’Osservatorio europeo sulla siccità del programma Copernicus, gestito dalla Commissione Europea e dall’Agenzia Spaziale Europea. L’amministrazione della Lombardia ha chiesto alle società idriche e agli operatori idroelettrici di limitare l’utilizzo dell’acqua. Solo il mese scorso la premier Giorgia Meloni ha istituito la una sala di controllo per monitorare la capcità idrica in tutta Italia.
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La sala di controllo
La nuova istantanea del lago catturata dai satelliti si va ad aggiungere alle altre che testimoniano il rischio siccità in Italia e in Europa: è di poche settimane fa la fotografia del Po elaborata dalla costellazione Cosmo-SkyMed, di Agenzia Spaziale Italiana e Ministero della Difesa, che testimonia i cambiamenti avvenuti nel fiume a causa della siccità. Allo stesso modo, le immagini del satellite Smos dell’Agenzia Spaziale Europea evidenziano che, in gran parte dell’Europa sud-occidentale, l’umidità del suolo è sotto la media, a causa di un inverno particolarmente asciutto nonché il secondo più caldo mai registrato. Solo il mese scorso la premier Giorgia Meloni ha istituito la una sala di regia per monitorare la capacità idrica in tutta Italia presieduta da Matteo Salvini, ministro delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibile. Una delle misure varate con il “Decreto acqua” per affrontare il problema siccità che da evento estremo e conseguenza dei primi segnali della crisi climatica, è diventato un elemento che compone la nuova normalità a cui rispondere non con piani emergenziali, ma con interventi strutturali.
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Intanto l’Osservatorio Permanente dell’Autorità del Fiume Po parla di 19 comuni piemontesi – soprattutto nelle provincie di Novara, Verbano Cusio Ossola e Cuneo – per i quali è già scattato il semaforo rosso con l’entrata in vigore del massimo livello di severità idrica.