Siena è stata la prima in Italia a limitare il traffico dentro il perimetro delle mura cittadine. Nel ’62 è scattato il divieto di sosta in Piazza del Campo, tre anni dopo il centro storico è stato chiuso al traffico. Antesignana nelle sue scelte green a livello internazionale, Siena ha fatto scuola in Italia ma anche all’estero. Forse anche per questo, non stupisce più di tanto che la città del Palio sia diventata oggi la prima città d’arte in Italia riconosciuta a livello internazionale per il turismo sostenibile. La certificazione è stata attribuita dal Global Sustainable Tourism Council (GSTC): accanto a Siena l’ambito riconoscimento è stato attribuito a megalopoli come Singapore (che ha ottenuto la certificazione sulla base di quattro pilastri: gestione sostenibile, sostenibilità socio economica, culturale e ambientale), la Slovenia e l’area turistica di Berlino.
È stato un percorso impegnativo, che abbiamo deciso di intraprendere già prima della pandemia”, racconta Stefania Fattorini, l’assessore al turismo del Comune di Siena, “Ma Siena ha da sempre avuto un anima green, per le scelte che sono state intraprese negli anni e anche per la sua specifica conformazione, immersa nel verde, tra le colline, così naturalmente predisposta ad un turismo lento e sostenibile”.
Ad assistere l’intero iter lo spinoff universitario Etifor: si è trattato di un percorso partecipativo che ha coinvolto i rappresentanti del settore pubblico e privato, di associazioni e organizzazioni, delle contrade, in un impegno collettivo partito dall’analisi dei punti di forza e di debolezza della destinazione su cui sono stati costruiti strategie e interventi migliorativi.
GSTC è una organizzazione senza scopo di lucro che definisce standard e parametri per uno sviluppo del turismo sostenibile, a livello mondiale, sulla base dei quali poi, viene attribuita la certificazione. I criteri sono definiti a partire dai 17 Sustainable Development Goals delle Nazioni Unite, tradotti poi in un centinaio di indicatori concreti e specifici per destinazioni turistiche, tour operator e strutture ricettive.
Tanti gli aspetti che hanno portato a questo traguardo: i 28 metri quadri di verde garantiti ad ogni cittadino, l’ottima qualità dell’aria, l’attenzione da sempre riservata al mantenimento dell’ecosistema naturale e la biodervistà attraverso attività specifiche di messa a dimora di piante e arbusti. E ancora: la promozione di eventi sostenibili, le attività a sostegno della tradizione culinaria e prodotti tipici. Inoltre: il centro storico di Siena è patrimonio Unesco dal 1995, per “aver egregiamente conservato le peculiarità fondamentali della sua struttura medievale e per le sue architetture che si adattano perfettamente alla struttura urbana”.
Infine Siena è carbon neutral da ben 12 anni: grazie ad un progetto condiviso tra amministrazione provinciale, università di Siena e Fondazione Mps, è stata la prima area vasta in Europa certificata ISO 14064-1 e, dal 2011, ha raggiunto il traguardo della carbon neutrality. “Le emissioni di gas serra sono totalmente compensate dagli assorbimenti di CO2“, continua Fattorini, “E abbiamo avviato politiche ambientali per la riduzione delle stesse”.
Ben 160 pagine, rintracciabili sul sito Visit Siena, il nuovo portale lanciato insieme all’Ufficio del Turismo per la promozione turistica della città e del territorio senese, sviluppato dall’agenzia Daruma Studio, documentano questo percorso e giustificano il riconoscimento conferito dal GSTC.
Ma la certificazione non vuol dire un bollino sempiterno e va riconquistata ogni anno. Per questo, di concerto, organizzazioni, istituzioni cittadine e associazioni, stanno già individuando le nuove misure che permetteranno alla città di Siena di alzare, di anno in anno, l’asticella della sosteniblità.
Ad esempio è stata creata una nuova piattaforma, Siena Accessibile, per eliminare i vincoli e rendere la città a misura di tutte le persone con disabilità; i teatri si sono impegnati a mettere a dimora un certo numero di nuovi alberi, ogni tot biglietti venduti. La Camera di Commercio, con i ristoratori, sta lavorando per affinare ancora di più la raccolta differenzata e la selezione di prodotti da portare a tavola.
“E poi c’è quello che fanno le contrade, per la nostra città e il Palio. Che forse non è certificabile, ma ha dei risvolti sociali profondi, per il matenimento delle nostre tradizioni, che hanno radici antiche”.