“Da quarant’anni, Slow Food racconta un’altra idea di mondo. Ed è quella che vogliamo ribadire davanti ai ministri europei che si riuniranno a Siracusa per parlare di agricoltura. A loro consegneremo un manifesto con i dieci punti in cui spieghiamo la nostra visione: se vogliamo restituire valore al cibo e dignità a chi lo produce dobbiamo abbandonare una logica di produzione basata solo sul profitto, e pensare a politiche che tutelino la biodiversità, la fertilità dei suoli, le risorse naturali: le uniche ricchezze davvero in grado di salvarci”. È questo il messaggio che Edward Mukiibi e Barbara Nappini, presidente di Slow Food e di Slow Food Italia rivolgono ai leader del G7 Agricoltura, che si terrà a Siracusa (26-27-28 settembre) negli stessi giorni in cui a Torino il movimento internazionale riunisce per Terra Madre e Salone del Gusto (26-30 settembre) oltre 3mila rappresentanti della produzione di cibo, “esponenti di un’economia che rispetta la salute della natura e dell’essere umano”.
“Noi speriamo che in quei giorni tra Torino e Siracusa ci sia un dialogo – tiene a sottolineare Barbara Nappini – Bisogna mettere al centro delle agende politiche globali il valore del cibo, elemento centrale per assicurare diritti fondamentali per tutti gli esseri umani e chiave di volta per raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo sostenibile fissati dalle Nazioni Unite. Lottare contro lo spreco di cibo, la grande e drammatica contraddizione del nostro modello di sviluppo”.
Il manifesto con i 10 punti
Questo il documento con i 10 punti per un cibo buono , pulito e giusto, già consegnato al ministro dell’Agricoltura Lollobrigida e alle segreterie dei sei ministri dell’Agricoltura ospiti. Slow Food chiede ai governi di impegnarsi affinché:
- sostengano le aziende che producono secondo pratiche agroecologiche, preservando e rigenerando suolo e biodiversità, risparmiando risorse idriche
- supportino chi alleva rispettando gli animali, chi tutela ecosistemi fragili e presidia aree marginali, salvaguardando biodiversità e fertilità
- rendano obbligatoria l’educazione alimentare per le scuole di ogni ordine e grado e promuovano un servizio di ristorazione collettiva basata su prodotti freschi, locali e di qualità, e che combatta lo spreco alimentare
- attuino politiche vincolanti che rimodellino le dinamiche della catena alimentare, garantendo informazioni trasparenti e complete ai consumatori, definendo criteri minimi di sostenibilità per gli acquisti pubblici di cibo, sostenendo la vendita diretta e i mercati dei produttori
- concretizzino le politiche necessarie per riconoscere un giusto prezzo agli agricoltori che producono cibo nel rispetto del suolo e della salute dei consumatori
- regolamentino tutti gli Ogm, svolgendo appropriate valutazioni dei rischi e garantendo ai consumatori trasparenza e tracciabilità lungo tutta la filiera. Slow Food è favorevole alla ricerca scientifica e all’innovazione tecnica, ma pretende che sia principalmente pubblica, accessibile, orientata verso il bene comune e le vere esigenze dei territori e delle comunità
- promuovano politiche economiche e commerciali che garantiscano la sovranità alimentare a tutti i popoli e che evitino di esportare nel sud del mondo le esternalità negative del sistema alimentare occidentale, come la deforestazione per produrre mangimi e oli alimentari, il land grabbing, il water grabbing, l’esportazione di derrate agricole sottocosto nel sud del mondo (dumping)
- favoriscano la riduzione degli sprechi lungo tutta la filiera: dalla produzione alla trasformazione, dalla distribuzione alla vendita; dalla ristorazione collettiva ai singoli cittadini
- supportino la pesca costiera su piccola scala evitando di sovvenzionare le grandi flotte, le pratiche di pesca che impoveriscono i mari, l’acquacoltura intensiva
- obblighino le aziende a ridurre al minimo gli imballaggi e limitino la formula “usa e getta” ai casi strettamente necessari (come l’ambito sanitario), vietandola in tutti gli altri. Chiediamo inoltre di agevolare in ogni modo il riciclo, che oggi riguarda meno del 10% della plastica prodotta.
L’agroecologia e le Slow Food Farms
La parola chiave è: agroecologia. Spiegano Barbara Nappini e Edward Mukiibi: “Il mondo sta attraversando una serie di crisi che non hanno precedenti. Il nostro modello di sviluppo sta erodendo le risorse naturali e la biodiversità senza restituire benessere ai cittadini, perché è basato su principi insostenibili: il falso mito della crescita infinita, l’iper produttivismo, il consumismo, lo spreco e lo sfruttamento dei lavoratori. Per affrontare queste crisi, secondo Slow Food, è necessario intervenire con urgenza, puntando su una nuova relazione con la natura e sulla diffusione di pratiche agroecologiche”.
Presentata ufficialmente la nuova iniziativa del movimento che riunirà tutte le aziende agricole che coltivano secondo i principi agroecologici: le Slow Food Farms. “Entreranno a farne parte realtà allevatori, agricoltori pescatori che si ispirano al principio di Slow Food secondo cui tutti devono poter accedere a un cibo che nutre le comunità, onora la Terra e alimenta l’economia locale”, ha sottolineato Mukiibi. “Le Farms, saldamente radicate sul territorio, avranno un ruolo fondamentale nel riunire le comunità e contribuire a garantire accesso a un cibo buono, pulito e giusto per tutti contrastando le crisi climatica, ambientale, sanitaria e sociale”. Un’alternativa possibile per salvare il Pianeta.