Londra, Copenhagen, Amsterdam, Parigi, Helsinki. Sono alcune delle città più intelligenti d’Europa, ovvero connesse, sostenibili, a misura d’uomo, grazie all’uso delle nuove tecnologie. E anche in Italia la rivoluzione delle smart cities appare sempre più vicina, complici anche una serie di cambiamenti che sono stati innescati dalla pandemia. Dal ripensamento delle città, sempre più spesso percepite come delle comunità basate sulla partecipazione attiva dei cittadini e sull’efficienza dei servizi, all’incremento della digitalizzazione; dalla riorganizzazione del mondo del lavoro, che oggi tende sempre più di frequente all’ibrido, alla maggiore attenzione all’ambiente e all’economia circolare.
A dare una panoramica di questo mercato e dei suoi potenziali sviluppi è il rapporto “L’Italia delle città intelligenti e sostenibili” realizzato dal Centro Studi Tim in collaborazione con gli Osservatori Smart City e Startup Intelligence del Politecnico di Milano e il dipartimento di ingegneria, Ict e tecnologie per l’Energia e i Trasporti del Consiglio Nazionale delle Ricerche. I risultati dicono che sempre più comuni italiani hanno intrapreso la transizione per diventare delle smart cities. Questo anche per contrastare l’urgenza legata al preoccupante fenomeno dei cambiamenti climatici. Le città, evidenzia il rapporto, producono infatti oltre il 75% dei rifiuti, l’80% delle emissioni di gas serra e il 75% del consumo di energia. Problematiche che, senza un cambio di rotta, sono destinate a ingrandirsi, considerato che in Italia la popolazione urbana nel 2021 era pari a 44,5 milioni (75,5% del totale) ed è previsto che raggiunga 45,3 milioni nel 2050 (83,5% della popolazione).
Quanto allo stato dell’arte, secondo una survey sui comuni italiani realizzata dall’Osservatorio Internet of Things del Politecnico di Milano negli anni 2020-2021, nei comuni al di sotto dei 15mila abitanti la smart city è ritenuta di grande o fondamentale importanza per il 42% degli amministratori e nel 31% dei Comuni è presente una figura dedicata. Mentre per le città con un numero di abitanti superiore a 15 mila viene considerato come un tema fondamentale o molto rilevante per l’80% degli intervistati, e nel 72% dei comuni è presente una figura dedicata. Inoltre, un’indagine realizzata dall’Osservatorio Smart City del Polimi mostra che il 28% dei comuni ha avviato almeno un progetto Smart City nel triennio 2019-2021: il 50%, nel caso dei comuni con più di 15 mila abitanti. Il 50% dei progetti rilevati è in fase esecutiva, anche se dopo la fase di sperimentazione molti sono destinati ad arenarsi. In base al rapporto del Centro Studi Tim, negli ultimi tre anni in Italia sono aumentati i comuni che hanno iniziato a progettare la smart city utilizzando applicazioni concentrate principalmente sull’ottimizzazione di traffico e mobilita? di mezzi e persone (Venezia, Firenze, Roma, Mantova, Novara, Assisi) e sulla gestione dei rifiuti (Mantova e Cremona), anche con applicazioni basate su Internet of things e 5G.
Gli investimenti in questo mercato sono inoltre previsti in crescita nei prossimi anni. Quelli in soluzioni Ict per le smart city valevano poco più di 800 milioni di euro nel 2022 e si prevede cresceranno fino a raggiungere quasi 1,6 miliardi di euro nel 2027. Con grossi benefici per cittadini e ambiente. Secondo le stime del Centro studi Tim, nel periodo 2023-2027 le applicazioni di smart city basate su 5G e IoT contribuiranno a ridurre complessivamente in Italia di circa 6,5 miliardi di euro i costi del traffico cittadino e di oltre 405 milioni di euro quelli legati all’inquinamento, grazie a una migliore programmazione del trasporto pubblico e privato. La diminuzione delle congestioni stradali portera? a ridurre di circa 650 mila tonnellate l’anno le emissioni CO2. Previsto un calo di circa 3 miliardi di euro dei costi sociali, sanitari e amministrativi legati agli incidenti stradali grazie a una maggiore automazione dei sistemi di guida e tempestivita? nei soccorsi. In diminuzione di 1,95 miliardi di euro i costi dell’illuminazione pubblica, attraverso l’utilizzo di lampade led e sensori per una più efficiente gestione dei periodi di accensione, e di circa 160 milioni di euro i costi di raccolta e trasporto rifiuti, grazie a una piu? efficiente organizzazione della raccolta.
A favore di un maggiore sviluppo delle smart cities ci sono anche i fondi in arrivo dall’Unione europea e dal Piano nazionale di ripresa e resilienza. Sul piatto ci sono in particolare 2,5 miliardi destinati alle città metropolitane dal Pnrr, mentre ammontano a 100 miliardi di euro le risorse messe a disposizione da qui al 2027 dal nuovo progetto europeo Horizon Europe, in cui una voce importante di spesa è dedicata alle smart city. Una delle missioni del piano punta infatti proprio a sostenere la transizione di 100 città europee verso la neutralità climatica entro il 2030, promuovendone la trasformazione in centri di innovazione.