Sempre più preoccupati per gli impatti devastanti del cambiamento climatico che vedono arrivare alle loro porte, l’80% degli abitanti del mondo vuole un impegno più forte da parte dei governi in materia di clima. Lo rivela un sondaggio globale, frutto di un’indagine durata otto mesi e condotta dal Programma di sviluppo delle Nazioni Unite (UNDP), dall’Università di Oxford e dalla società di sondaggi GeoPoll. Poste 15 domande a più di 75.000 persone in 87 lingue in 77 Paesi che rappresentano l’87% della popolazione mondiale. Il sondaggio rivela che la stragrande maggioranza degli intervistati (80%) vuole che i suoi leader facciano di più per combattere il riscaldamento globale. La richiesta è particolarmente chiara nei Paesi più poveri (89%), ma rimane alta anche nei Paesi del G20 (76%) e tra i maggiori emettitori di gas serra, Cina (73%) e Stati Uniti (66%).
In un momento in cui i Paesi firmatari dell’Accordo di Parigi devono presentare nuovi obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2 entro l’inizio del 2025, “questi risultati dimostrano senza dubbio che i cittadini di tutto il mondo sono favorevoli a un’azione coraggiosa per il clima”, ha commentato Cassie Flynn, responsabile del clima dell’UNDP. In 62 dei 77 Paesi presi in esame, la maggioranza degli intervistati auspica una “rapida” eliminazione dei combustibili fossili, anche in Cina (80%) e negli Stati Uniti (54%), ma non in Russia (16%). “Il cambiamento climatico è alle porte e la gente lo sa”, ha insistito Cassie Flynn.
Il 56% degli intervistati ha dichiarato di pensare regolarmente al riscaldamento globale, almeno ogni settimana, se non ogni giorno. Questa percentuale è più alta tra le donne (57%) che tra gli uomini (55%) e tra gli ultrasessantenni (59%), che sembrano aver raggiunto le giovani generazioni in termini di consapevolezza della crisi climatica. Più della metà degli intervistati (53%) ha inoltre dichiarato di essere “più preoccupato dell’anno scorso” per il riscaldamento globale, mentre il 15% si è detto meno preoccupato.
In testa alla classifica in termini di aumento dell’ansia per il clima ci sono le Figi (80% di preoccupazione in più), l’Afghanistan (78%), il Messico e la Turchia (77%). In fondo alla lista troviamo l’Arabia Saudita (25% di preoccupazione in più), la Russia (34%), la Repubblica Ceca (36%) e la Cina (39%). In questo contesto, il 69% degli intervistati afferma che il riscaldamento globale sta già avendo un impatto sulle loro “decisioni importanti”, come ad esempio la scelta del luogo in cui vivere.
Anche se questo non si traduce necessariamente in realtà. Riferendosi alle contraddizioni tra le preoccupazioni da un lato e le scelte elettorali o di consumo dall’altro, il responsabile del Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (UNDP) Achim Steiner sottolinea il concetto di “percezione errata”: “Farei volentieri di più, ma gli altri non lo fanno, quindi non faccio nulla”.