Circa il 40% della popolazione mondiale non può permettersi di seguire una dieta sana ed equilibrata; nonostante questo, non più del 10% delle più grandi aziende globali del settore agroalimentare si impegna pienamente nella promozione di diete sane e sostenibili.
È questo il principale risultato del rapporto “Fixing the Business of Food” di Fondazione Barilla, in collaborazione con il Columbia Center on Sustainable Investment, il Sustainable Development Solutions Network e il Santa Chiara Lab dell’Università di Siena, che analizza i rapporti di sostenibilità di 100 aziende del settore agroalimentare nel mondo per investigare quanto siano allineate agli obiettivi di sviluppo sostenibile.
Se oltre il 90% monitora le emissioni di gas serra, solo il 22% di esse ha fissato nelle proprie strategie di sostenibilità un obiettivo di riduzione delle proprie emissioni. Ancora meno (il 5% del campione esaminato) ha fissato target strategici per la gestione sostenibile della catena di approvvigionamento, mentre nemmeno una azienda ha definito obiettivi relativi alla protezione dei diritti su terra e acqua.
Secondo Fixing The Business of Food, per arrivare all’obiettivo di un sistema alimentare più sostenibile e sano, le aziende adeguare le proprie strategie e attività in quattro aree chiave
- promuovere e sviluppare diete sane e sostenibili attraverso prodotti e strategie aziendali mirati
- utilizzare pratiche operative e processi aziendali sostenibili dal punto di vista economico, ambientale e sociale
- sviluppare filiere alimentari sostenibili
- avere un atteggiamento aziendale responsabile
“È arrivato il momento di ripensare il sistema” – ha sottolineato Guido Barilla, Presidente del Gruppo Barilla e della Fondazione Barilla-. “Per riuscirci è necessario ripensare le agende dell’industria alimentare e della finanza e sostenere il settore agroalimentare”.