Dopo le Bandiere Blu è come di consueto il turno delle Spighe Verdi. È il programma nazionale della Fee – Foundation for Environmental Education, l’organizzazione che appunto rilascia nel mondo il riconoscimento per le località costiere, pensato per guidare i comuni rurali, passo dopo passo, nella scelta di strategie virtuose di gestione del territorio in un percorso che giovi all’ambiente e alla qualità della vita dell’intera comunità.
All’evento di presentazione di oggi sono state annunciale le 63 le località coinvolte. Più che premiate, possono fregiarsi della Spiga Verde e impegnarsi a mantenerla il prossimo anno. Nel 2021 erano 59, dunque fra le tre uscite e i sette nuovi ingressi c’è un saldo positivo di quattro località. A entrare in questa settima edizione sono Ascea (Campania), Crosia (Calabria), Ginosa (Puglia), Norcia (Umbria), Pietramontecorvino (Puglia), Sanremo (Liguria) e Scheggino (Umbria). Non sono invece confermati i centri di Gioria dei Marsi e Giulianova, entrambi in Abruzzo, e Ragusa (Sicilia).
Ma come si diventa comuni Spighe Verdi? Per portare le località rurali alla graduale adozione dello schema Spighe Verdi, la Fee Italia ha condiviso con Confagricoltura un gruppo di indicatori in grado di fotografare le politiche di gestione del territorio e indirizzarle verso criteri di massima attenzione alla sostenibilità. Come per Bandiere Blu l’iter procedurale, certificato ISO 9001-2015, include un gran numero di “ingredienti”. Si va dalla partecipazione pubblica all’educazione allo sviluppo sostenibile passando per il corretto uso del suolo, la presenza di produzioni agricole tipiche, la sostenibilità e l’innovazione in agricoltura. E ancora, non secondaria, la qualità dell’offerta turistica, l’esistenza e il grado di funzionalità degli impianti di depurazione, la gestione dei rifiuti con attenzione alla raccolta differenziata, la valorizzazione delle aree naturalistiche eventualmente presenti sul territorio e del paesaggio. Senza dimenticare la cura dell’arredo urbano e l’accessibilità per tutti, senza limitazioni. Confermato anche quest’anno tra i parametri AGRIcoltura100, realizzato da Confagricoltura e Reale Mutua, un indicatore che premia le aziende sostenibili. Del gruppo di lavoro fanno parte diversi enti istituzionali, tra i quali il ministero delle Politiche agricole, quello per il Turismo e quello della Transizione ecologica, l’Ispra e Confagricoltura.
Al centro della piattaforma Spighe Verdi c’è ovviamente l’agricoltura, così in sofferenza in questa fase di siccità e di cambiamenti climatici e che ha un ruolo prioritario nel programma, poiché è qui secondi promotori che “deve avvenire la vera rivoluzione culturale”. “Anche quest’anno registriamo un incremento nel numero di comuni che hanno ottenuto le Spighe Verdi con sette nuovi ingressi – spiega Claudio Mazza, presidente della Fee Italia – un segnale che mostra chiaramente la decisa volontà di amministratori e cittadini di farsi trovare pronti davanti alle sfide che la transizione impone. Spighe Verdi è un programma ‘che chiama all’azione’, che chiede un impegno continuo e radicale a ciascun cittadino o imprenditore o amministratore del territorio, ciascuno chiamato a fare la propria parte sui temi e sui tempi della sostenibilità, in un circolo virtuoso di azioni necessarie e interconnesse tra loro. In un momento in cui le amministrazioni sono chiamate a confrontarsi anche con calamità naturali, brusche variazioni climatiche, emergenze ambientali e sanitarie, un comune certificato Spiga Verde possiede certamente una modalità di lavoro e di gestione del territorio, in cui tutti sono protagonisti di buone pratiche ambientali e comportamenti virtuosi che non solo fanno la differenza ma che nel tempo rendono possibile quel cambiamento culturale di cui abbiamo bisogno”.
Le Spighe Verdi 2022 sono state assegnate ai comuni di 13 regioni. A ottenerne il maggior numero è il Piemonte con 10 Spighe Verdi: Alba, Bra, Canelli, Centallo, Cherasco, Guarene, Monforte d’Alba, Pralormo, Santo Stefano Belbo, e Volpedo. Subito dopo ci sono le Marche con nove località premiate: Esanatoglia, Grottammare, Matelica, Mondolfo, Montecassiano, Montelupone, Numana, Senigallia, Sirolo. Aumentano i riconoscimenti in Puglia con otto comuni Spighe Verdi: Andria, Bisceglie, Castellaneta, Carovigno, Ginosa, Ostuni, Pietramontecorvino, Troia. Segue la Toscana con sette riconoscimenti: Bibbona, Castellina in Chianti, Castiglione della Pescaia, Castagneto Carducci, Fiesole, Grosseto, Massa Marittima. Sette località anche per la Calabria: Belcastro, Crosia, Montegiordano, Roseto Capo Spulico, Santa Maria del Cedro, Sellia, Trebisacce. Arriva a cinque il numero delle Spighe Verdi in Umbria: Deruta, Montefalco, Norcia, Scheggino, Todi. Stesso numero che nel Lazio: Canale Monterano, Gaeta, Pontinia, Rivodutri, Sabaudia. Anche la Campania ottiene cinque riconoscimenti: Agropoli, Ascea, Capaccio Paestum, Massa Lubrense, Positano. Il Veneto vanta due località: Montagnana e Porto Tolle. Anche in Liguria i comuni premiati sono due: Lavagna e Sanremo. C’è un comune rurale Spiga Verde in Abruzzo (Tortoreto), in Emilia-Romagna (Parma), in Lombardia (Sant’Alessio con Vialone).
“Aumenta anche quest’anno il numero dei comuni candidati a Spighe Verdi, il riconoscimento alle realtà virtuose delle aree rurali, come avviene per le Bandiere Blu nelle località marittime – afferma Massimiliano Giansanti, Presidente di Confagricoltura – sono orgoglioso che attraverso il programma di Fee, al quale collaboriamo con convinzione sin dalla prima edizione, venga compreso e certificato il valore del lavoro degli agricoltori. Il premio attesta la capacità del settore, che ha contribuito a conservare e valorizzare i comuni a forte vocazione agricola, come attrazione turistica, culturale ed enogastronomica. Realtà “verdi” in grado d’innovarsi, di essere attente alla sostenibilità e alla cura del territorio, presidiandolo e assicurando una corretta gestione ambientale, turistica, culturale ed enogastronomica, tanto da meritarsi questo importante riconoscimento”.
Spighe Verdi rappresenta dunque un programma completo, che include tutti i settori partendo dal patrimonio rurale del territorio e migliorando le buone pratiche ambientali: “Centrale è certamente il ruolo dell’agricoltura, la ricchezza agroalimentare del comune con i suoi prodotti a marchio tutelato, la tutela del paesaggio, la difesa del suolo, il rapporto tra imprese agricole/amministrazione/comunità locale, la gestione del territorio con il corretto uso del suolo, la raccolta differenziata, l’utilizzo delle energie alternative – conclude Mazza a Repubblica – questi sono solo alcuni degli indicatori che guidano il percorso dei comuni all’interno del programma nell’ottica di un miglioramento continuo”.