Nel marzo 2022, quando a Nairobi 175 Paesi hanno firmato la risoluzione Onu per affrontare l’inquinamento da plastica su scala internazionale, aprendo così la strada a un percorso negoziale di due anni, la direttrice esecutiva Unep, Inger Andersen, ha dichiarato: «Questo è l’accordo ambientale multilaterale più significativo da quello di Parigi del 2015». Alla vigilia della seconda fase dei negoziati, che si apriranno il 29 maggio a Parigi, però, l’obiettivo di creare un trattato giuridicamente vincolante, che consideri l’intero ciclo della plastica, dalla produzione fino all’imballaggio, ai prodotti e ai modelli di business, pare lontano, appunto, come quello di mantenere le temperature sotto 1,5 gradi centigradi.
Alla prima sessione negoziale in Uruguay, lo scorso dicembre, hanno partecipato – come accadrà a Parigi – delegati di oltre 150 Paesi, rappresentanti dell’industria della plastica, ambientalisti, scienziati, raccoglitori di rifiuti, rappresentanti tribali e delle popolazioni più colpite direttamente dall’inquinamento. Alcuni Paesi hanno fatto pressione per ottenere mandati uguali per tutti, altri perché vengano prese soluzioni a livello nazionale e sia ribadito l’obiettivo politico di porre fine all’inquinamento da plastica entro il 2040. Ora, in vista della seconda sessione, 52 Paesi, tra cui l’Ue, si sono riuniti nella High Ambition Coalition to End Plastic Pollution (HAC EPP), ancora una volta per puntare a un risultato più ambizioso possibile e sottolineare la necessità di un testo che includa misure vincolanti. La coalizione sostiene l’inclusione nel futuro trattato di obblighi e misure di controllo sull’intero ciclo di vita della plastica, per limitare il consumo e la produzione di plastica a livelli sostenibili, promuovere un’economia circolare che protegga l’ambiente e la salute umana e infine garantire un’efficace raccolta, gestione e riciclaggio dei rifiuti di plastica.
Come ormai si assiste ad ogni Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, le divergenze riguardano soprattutto i tempi entro i quali le misure diventeranno vincolanti, come sostenere i Paesi del Sud nel mondo perché raggiungano gli obiettivi e come applicare il principio “chi inquina paga”.
Sullo sfondo dei trattati, poi, pesa una considerazione: la produzione di plastica a livello globale è in costante aumento, stimata a 390,7 milioni di tonnellate nel 2021, con un aumento annuo del 4% e si prevede triplicherà entro il 2060. Né si può contare sul suo riciclo: oggi, l’81% dei prodotti realizzati in plastica finisce tra i rifiuti entro un anno, di questi rifiuti, solo il 9% viene riciclato in tutto il mondo, il 20% viene incenerito, quasi la metà finisce in discarica e più del 20% viene abbandonato in natura. Il danno riguarda soprattutto gli oceani, dove vengono rilasciate ogni minuto 15 tonnellate di plastica e i suoi detriti costituiscono l’85% dei materiali inquinanti presenti in mare.