Da un post su Facebook a oltre duecento donazioni. Così il “Bosco di Agostino” è stato comprato per evitare che fosse abbattuto. Anna Zonari racconta i segreti dell’iniziativa nata dal basso, sperando si possa replicare, e chiede che l’area sia inserita nel parco protetto delle Foreste Casentinesi. Il 14 maggio, quando gli oltre 200 donatori si ritroveranno per un pic-nic ai bordi del bosco, vedranno per la prima volta ciò che hanno salvato. Frassini, cerri, carpini, uccelli, volpi e tantissime altre specie sono ancora lì, ai confini del parco nazionale delle foreste Casentinesi: i cittadini hanno battuto le motoseghe, il bosco di Agostino ora non verrà più toccato.
“Una sensazione bellissima, come quella di aver ricevuto così tante risposte e donazioni di sostegno. Davvero non potevo immaginarlo” racconta felice Anna Zonari, protagonista della storia che – grazie al contributo di centinaia di persone – ha permesso di rendere intoccabile il bosco di Corniolino che doveva essere distrutto.
Tutto è nato nel settembre scorso quando la ferrarese Zonari viene a sapere che un bosco di circa 12 ettari appena fuori dal parco protetto delle Foreste Casentinesi, nel comune di Santa Sofia, in provincia di Forlì-Cesena, sta per essere venduto da privati ad una azienda che lo abbatterà per ottenere legna. Contatta i proprietari, chiede loro tempo per una controfferta e scrive un post su Facebook.
Ambientalista e attivista dei Parents For Future, Zonari ha in cuor suo la speranza che qualcuno risponda, che arrivino contributi. “Non ci credevo, in poche ore mi hanno contattato cinquanta persone e poi sempre di più – racconta a Green&Blue -. Gente di tutte le età e tutte le tasche, chi per donare pochi euro, chi cinquecento. Mi hanno davvero emozionato”.
Nascono relazioni, amicizie e l’idea di intitolare, in caso di vittoria, il bosco ad Agostino Barbieri, carabiniere forestale scomparso prematuramente nel 2021, “un uomo innamorato della natura, che ha aiutato tante persone”. In poche settimane la cifra necessaria per acquistare il bosco – che poi verrà affidata al Fondo Biodiversità e Foreste per la gestione – non solo viene raggiunta ma raddoppia grazie all’appello nato dal basso. “Con quasi 38mila euro donati da duecento persone abbiamo deciso di acquistare altri dodici ettari, per un totale di ventiquattro da proteggere”.
Il bosco è salvo, ma non del tutto. “La splendida notizia – spiega Zonari – è che gli alberi non saranno abbattuti, ma quella porzione di terra è fuori dai confini dell’area protetta del parco nazionale delle foreste Casentinesi, per cui in quella zona per esempio si può cacciare. Ecco perché ora il nostro grande desiderio sarebbe che venisse inglobato nell’area protetta, stiamo provando a far sì che accada”.
Ora gli amici di “Un bosco per Agostino”, consapevoli di come una semplice e piccola campagna social ha permesso di proteggere una intera foresta, sperano che il loro gesto possa ispirare altre realtà. “Se ci siamo riusciti noi anche altri possono farlo. C’è chi ci ha già contattato nella speranza di proteggere determinate aree naturali, vedremo cosa si potrà fare. Noi e i donatori intanto il 14 maggio metteremo una targa celebrativa intitolata ad Agostino Barbieri e ci godremo dall’esterno la bellezza del bosco”.
Già, dall’esterno, perché come ricorda Anna Zonari “noi crediamo nell’idea di non sfruttarlo, di non abusare dei suoi alberi e dei suoi frutti e di lasciarlo così come è, impenetrabile e ricco di biodiversità. Lo spirito è conservare la foresta e lasciar fare alla natura. Al massimo, ci sono due percorsi esterni per costeggiarlo, in cui il gruppo Trekking Italia (fra i donatori, ndr) organizza delle camminate”.
Nel frattempo i promotori dell’iniziativa continuano a interrogarsi. Si chiedono “come è potuto succedere che in poco tempo tante persone, solo da un post nato sui social, si siano impegnate per proteggere questo sconosciuto scrigno di biodiversità?”. La risposta che hanno trovato credono sia racchiusa “nell’impegno portato avanti da semplici cittadini i quali hanno ricevuto un ritorno positivo da parte di persone che hanno ancora fiducia nel prossimo. In molti, donando, mi hanno detto di sentirsi parte del cambiamento, di voler portare speranza e concretezza per l’ambiente. Oggi – chiosa Zonari – noi condividiamo quanto fatto proprio perché questa formula si possa replicare altrove, speriamo di generare stimoli, magari un circuito di boschi salvati e protetti grazie a fondi per celebrare matrimoni, lauree, nascite. Farebbe bene alla natura, ma anche ai nostri polmoni: immaginiamoci di riforestare la Pianura Padana per esempio. Che bello sarebbe!” chiosa l’attivista.
Infine, è bello svelare anche un piccolo segreto, di come salvando una foresta possa anche proteggere il passato. “I primi ad essere felici di non dover vendere a industrie della legna che avrebbero abbattuto tutto sono stati i proprietari del bosco: sono cresciuti lì, giocando fra le piante quando erano bambini. Ora, oltre al bosco, sono salvi anche i loro ricordi”.