Congestion charge (un pedaggio per i conducenti di alcuni veicoli), separazione di strade per auto/bici/pedoni e servizi di mobilità per pendolari si dimostrano le misure più efficaci per ridurre il traffico cittadino di automobili nelle città. In attesa della rivoluzione elettrica a emissioni zero, sempre più amministrazioni cittadine cercano di limitare l’utilizzo delle automobili più inquinanti nelle città, utilizzando vecchie e nuove strategie che vanno dalle chiusure al traffico all’utilizzo delle tecnologie e dei big data.
Lo studio
Ogni sindaco o assessore crede di avere l’idea giusta e la strategia che riuscirà a ridurre in poco tempo e senza proteste o disagi il traffico e l’inquinamento cittadino ma poi, alla prova dei fatti, “nessuno ha trovato ancora la pallottola d’argento in grado di risolvere il problema”, spiega Kimberly A. Nicholas, professoressa associata di Scienza della sostenibilità del Centre for Sustainability Studies dell’Università di Lund, in Svezia. L’accademica, insieme alla collega Paula Kuss, ha pubblicato lo studio “A dozen effective interventions to reduce car use in European cities: lessons learned from a meta-analysis and transition management”. Un lavoro nel quale vengono analizzate con metodo scientifico ben 800 relazioni e casi studio di misure introdotte dalle amministrazioni delle città europee per ridurre il traffico automobilistico a partire dal 2010. L’analisi individua le 12 misure che si sono rivelate più importanti per le città e ne quantifica per ognuna il grado di efficacia.
Tassa per i veicoli inquinanti
“Le misure più efficaci, secondo la nostra analisi” illustra la professoressa Nicholas “sono l’introduzione di una tassa di congestione, che riduce i livelli di auto urbane dal 12% al 33%, e la creazione di strade senza auto e piste ciclabili separate, che ha portato a una riduzione del 20%”. Nello studio emerge anche che gli esperimenti di nuova mobilità in risposta alla pandemia, almeno in Svezia, non hanno ottenuto i risultati che molti si aspettavano perché “mentre l’uso del trasporto pubblico è diminuito di circa il 42% durante il primo anno della pandemia, nel medesimo periodo gli spostamenti in auto sono calati solo del 7%, portando a un aumento complessivo della percentuale di uso dell’auto”. Questo perché molte abitudini radicate, “come il pendolarismo in auto sono difficili da cambiare” e anche se c’è stato un periodo di emergenza che poteva diventare efficace per cambiare il comportamento di mobilità sono mancati da parte delle amministrazioni quei cambiamenti nelle infrastrutture cittadine che le avrebbero favorite. Quindi si torna a ragionare sulle misure applicate fino all’arrivo della pandemia.
I progressi di Londra
La misura che si è rilevata più efficace in assoluto si è dimostrata la tassa di accesso all’area cittadina. Questa misura che ha visto Londra, tra le prime città ad adottarla dal febbraio 2003 ha ridotto il traffico nel centro cittadino del 33%, il picco più alto che ha fatto registrare in Europa, e ha generato enormi entrate per migliorare il trasporto pubblico. Introdotta anche in tantissimi altri centri urbani europei, da Milano a Stoccolma, questa misura non ha mai dato risultati inferiori a una riduzione del 12% del traffico cittadino.
Al secondo posto c’è la cancellazione dei parcheggi con la trasformazione di questi in piste ciclabili e strade pedonali che rendendo la vita più difficile agli automobilisti, una misura che ha visto ridurre l’uso dell’auto dall’11 al 19% come nel caso di Oslo. Ultimo gradino del podio per le zone a traffico limitato, con Roma tra gli esempi più virtuosi con una riduzione del traffico del 20%, che resiste fino al 10% anche quando finiscono i divieti.
L’importanza della pianificazione
Al terzo posto, con un’efficacia del 37%, c’è l’aumento dei servizi di mobilità per i pendolari soprattutto quando, come nel caso dell’olandese Utrecht, si crea una collaborazione tra mezzi pubblici e quelli privati (come le navette) che li collegano alle aziende. Seguono il pagamento del parcheggio sul posto di lavoro e i programmi aziendali di pianificazione degli spostamenti che riguardano dipendenti. Quanto agli studenti, molto efficace si è rilevata la pianificazione degli spostamenti universitari, mentre all’ottavo posto si classificano i servizi di mobilità per le università come shuttle e abbonamenti gratuiti.
Dubbi sul car sharing
Resta abbastanza controverso il risultato della misura della condivisione dell’auto o car sharing. E’ stato calcolato che in numerose città, da Brema a Genova, ogni auto condivisa ha sostituito tra 12 e 15 veicoli privati, ma allo stesso tempo, la disponibilità di tante auto ha spinto molte persone che usavano mezzi pubblici a passare all’automobile anche per piccoli tragitti. Al decimo posto si piazza la pianificazione degli spostamenti scolastici, con azioni di incoraggiamento ad andare a scuola a piedi, in bicicletta o in car pooling. Seguono i piani di viaggio personalizzati, che si possono organizzare su molti siti cittadini, uniti a consigli di viaggio e pianificazione per i residenti della città per andare a piedi e al dodicesimo posto ci sono le app per la mobilità sostenibile, che permettono di pianificare un percorso direttamente dallo smartphone.