BARCELLONA. Le piattaforme di streaming si sono moltiplicate, e questo è un dato di fatto. Mentre la pandemia ha accelerato la transizione dalla tv lineare al video on demand, modificando rapidamente le nostre abitudini e facendo impennare la richiesta energetica collegata ai flussi video. Non è un caso, che negli ultimi 5 anni siano molti gli studi e le analisi sull’impatto ambientale dello streaming video, una delle industrie più inquinanti del pianeta. I dati però, così come gli studi di settore, non sempre restituiscono una fotografia lucida dei consumi, generando ancora più confusione. A volte si legge che un’ora di streaming equivalga all’uso del microonde, altre volte che inquini quanto un’auto. Si stima che a livello globale, il settore delle piattaforme video sia responsabile di circa l’1,5% di emissioni di gas serra: grandi consumi di traffico internet, enormi quantità di energia, soprattutto a causa dei data center, il tutto alimentato (per la gran parte) con combustibili fossili.
Quanto inquina lo streaming video? Le stime
Più ampiamente, secondo la Royal Society, una delle principali accademie scientifiche britanniche, le tecnologie digitali contribuiscono tra l’1,4% e il 5,9% alle emissioni globali di gas serra. Quindi anche lo zapping compulsivo dai divani delle nostre case, in cerca di una serie, un film, una partita di calcio, contribuisce ampiamente al riscaldamento globale del pianeta. Ecco perché anche i big player dello streaming, come qualsiasi altra azienda con un piede in Europa, debbano rispettare la direttiva europea CSRD, che obbliga a redigere il Bilancio di Sostenibilità. Ma un esempio di virtuosità, in questo complesso mondo dello streaming, è il caso di Rakuten TV, piattaforma di streaming europea, nata nel 2010 da una costola dell’omonimo gruppo industriale giapponese, che si è ritagliata uno spazio importante nel mercato dei media entertainment, sgomitando tra i colossi americani, riuscendo a raggiungere gli schermi di 43 paesi in Europa ed un bacino di utenti di 150 milioni di case.
La sede green di Rakuten TV
L’azienda, che ha la sua unica sede europea a Barcellona, ha iniziato la sua strada verso la sostenibilità, ancora prima dell’obbligo del rapporto ESG (previsto per il 2026) anche per le piccole e medie imprese, visto che per dimensioni e numero di dipendenti – 164 in totale, tra cui 4 italiani – l’azienda può considerarsi tale. Nella sede green stretta tra la Sagrada Familia e il lungomare nella vecchia area delle Olimpiadi del 1992, Rakuten TV ha illustrato il suo impegno verso la sostenibilità, iniziato già nel 2022 con la creazione di un apposito dipartimento ESG. Nello stesso anno, i nuovi uffici nella sede di Barcellona si sono guadagnati il certificato LEED Platinum, il massimo riconoscimento ad una costruzione responsabile dal punto di vista ambientale e che favorisce la salute e il benessere dei dipendenti, i quali si muovono all’interno di una struttura in cui il legno è il materiale dominante, la plastica è bandita, le vetrate fanno filtrare tanta luce ed una terrazza regala un rilassante panorama su città e mare. Poi, si è passati all’abbattimento delle emissioni più inquinanti.
Il Ceo: “Così abbiamo tagliato le emissioni di Rakuten TV”
A raccontarci il percorso verso la sostenibilità (ambientale e sociale) di Rakuten TV è Cédric Dufour, il Ceo dell’azienda. “Sappiamo che i principali fattori di emissione, come riportano molti studi, sono i data center, la rete di trasmissione dei dati e l’uso della piattaforma nelle case, legato al consumo energetico degli schermi Led, allora lavorando con i nostri fornitori, abbiamo lavorato sull’efficienza energetica dei data center, che rappresentano il 99,65% delle emissioni di CO2 totali di Rakuten TV. In un anno, dal 2022 al 2023, sono state ridotte del 69,4%, mentre la nostra analisi interna ha evidenziato, che solo lo 0,03% delle emissioni dipende da viaggi di lavoro, considerando che il 92,75% dell’inquinamento del trasporto, proviene da quello aereo”, spiega Cédric Dufour, convinto che la sostenibilità sia un valore da diffondere anche attraverso dei modelli, che passano proprio dai prodotti di intrattenimento.
La scelta: il cambiamento è possibile
“Produciamo pochi titoli originali l’anno, non possiamo competere con i giganti, ma per noi è importante raccontare storie di qualità che riflettano i nostri valori come inclusione e diversità. Nei documentari ci siamo concentrati sull’uguaglianza di genere e la salute mentale, contenuti importanti per i nostri dipendenti e che vogliamo veicolare nel pubblico, incoraggiandolo ad un cambiamento positivo sostenibile. Rakuten TV cerca di affrontare questa sfida non solo limitando i danni ambientali, ma creando anche modelli sociali attraverso i contenuti”.
L’associazione tra piattaforma streaming e contenuti di sostenibilità, non è semplice e immediata da intuire, ma a Rakuten TV, hanno iniziato ad applicare questi principi anche tra i dipendenti. “Alcuni dicevano: Facciamo streaming, cosa c’entriamo con il cambiamento climatico? Altri ci hanno chiesto di affrontare questioni come inclusione e diversità, di migliorare la situazione e di condividere le opinioni. Abbiamo capito che era importante affrontare questi aspetti sia internamente che esternamente” sottolinea Dufour. Da qui si è arrivati al primo rapporto ESG, non un obbligo, (almeno non ancora) ma una priorità per una realtà che opera nello streaming al fianco dei giganti americani e che intende porsi come “esempio all’interno del settore. Desideriamo promuovere e stimolare il dibattito sulla sostenibilità con altre aziende, vogliamo che l’intera industria si unisca a noi in questo percorso. L’Italia è tra i tre principali paesi per noi, per questo sentiamo una grande responsabilità non solo nel fornire intrattenimento, ma nel sensibilizzare il pubblico, contribuendo a una società più equa”.