La strelitzia, nota comunemente anche col nome di “Uccello del Paradiso”, è un genere di pianta erbacea perenne caratterizzata da splendidi fiori: scopriamo insieme alcuni consigli pratici per coltivarla.
La strelitzia: l’origine, le specie e il suo significato
La strelitzia deve il suo nome alla regina Carlotta Sofia di Meclemburgo-Strelitz, sopravvissuta a Re Giorgio III. Questo genere di pianta erbacea è originario del Sudafrica, ma in Italia la troviamo in piena terra in tante cittadine litoranee, soprattutto quelle delle regioni tirreniche. Anche in alcune località prealpine sui laghi di Garda, Maggiore e Como, è possibile ammirarla in tutto il suo splendore in alcuni giardini, dove trova il microclima ideale. Oltre alla famosissima strelitzia reginae (dedicata appunto a Carlotta Sofia), troviamo anche altre specie: Nicolai, Alba o Augusta e Juncea. Le prime due si contraddistinguono per le dimensioni generose, che superano anche i tre metri di altezza. Quando doniamo questa pianta, a chi la riceve inviamo un messaggio molto particolare: il significato della strelitzia è infatti un connubio di amore, cura e lealtà.
La rusticità, la crescita e la potatura della strelitzia
La strelitzia non è una pianta particolarmente rustica, giacché non sopporta l’esposizione a temperature inferiori ai 5 gradi. Se la coltiviamo in aree con queste condizioni climatiche, dobbiamo prevedere il ricovero invernale in un ambiente luminoso. Le temperature ideali per favorire la vegetazione della strelitzia sono comprese tra i 21 e i 13 gradi. La fioritura è abbondante e, una volta recisi, i fiori durano a lungo. La pianta non richiede particolari potature: ci possiamo limitare a rimuovere le foglie secche e, ovviamente, eventuali parti della strelitzia che fossero infestate da parassiti.
Qual è il terreno ideale per la strelitzia?
Per una coltivazione ottimale della strelitzia è importante usare un terreno che sia un mix tra quello ricco e fertile e drenante. Si può quindi usare un terriccio con dello stallatico, a patto di aggiungere della sabbia o della perlite che faciliti il drenaggio. La strelitzia detesta infatti il ristagno idrico, giacché provoca con molta facilità il marciume radicale. Ricordiamoci quindi di non usare i sottovasi e, per migliorare il drenaggio sul fondo del vaso, di aggiungere dei cocci.
Quando rinvasare la strelitzia?
Fino ai cinque anni di età, possiamo prevedere il rinvaso per il mese di marzo. Per la sostituzione, scegliamo un vaso che abbia un diametro di 2-3 dita superiore rispetto a quello precedente. Una volta raggiunta la maturità, la pianta non dev’essere ulteriormente rinvasata. All’inizio della primavera, si può prevedere però la sostituzione di un paio di centimetri di terriccio superficiale.
Quante volte si annaffia e concima la strelitzia?
La strelitzia richiede un’innaffiatura costante e sufficientemente abbondante su tutto l’arco della sua stagione vegetativa, che va da agosto a maggio. Su base settimanale, è utile concimare con un fertilizzante con azoto, potassio, fosforo e ferro. Tra i mesi di giugno e luglio, la pianta entra in riposo vegetativo: in questo periodo bisogna quindi ridurre l’irrigazione, sia in quantità sia in frequenza, nonché sospendere la concimazione.
L’esposizione ideale della strelitzia
La strelitzia predilige gli ambienti particolarmente luminosi, sebbene tolleri anche l’esposizione alla mezz’ombra. È comunque importante proteggerla dal soleggiamento diretto delle ore centrali della giornata durante il periodo estivo. In caso di coltivazione in vaso in ambienti interni e di spostamento all’aperto, ricordiamoci di esporre gradualmente la pianta alla luce solare.
Le avversità che toccano la strelitzia
La strelitzia può essere attaccata da parassiti a livello radicale o sulla parte fogliare e, a seconda dei casi, è necessario intervenire con prodotti fitosanitari. In modo particolare, queste sono le principali avversità che colpiscono la pianta:
- il marciume radicale: la causa è l’innaffiatura troppo abbondante; in questo caso, la base della strelitzia ha un aspetto di colore marrone, a causa della Phytophthora (simil-fungo);
- le infiorescenze hanno alcune macchie marroni: l’umidità eccessiva causa la presenza del Fusarium (fungo);
- le foglie sono coperte da macchie nere e muffe grigie: anche qui, l’umidità favorisce la formazione del Botrytis (fungo);
- infine, può verificarsi un’infestazione di pidocchi, cocciniglia o di ragnetto rosso.
Nei primi tre casi, oltre ad eliminare le parti infestate della pianta, si può prevedere il trattamento con un antifungino ad ampio spettro. Nell’ultimo caso, si può ricorrere alla pulizia delle parti attaccate dagli insetti con dell’ovatta imbevuta di alcol, oppure, sfruttare un antiparassitario naturale.