Il giro del mondo in jet-ski. Da Siviglia a Siviglia, come Magellano, seppure con la semplificazione del canale di Panama – compensata in parte dalla deviazione verso Nord, West-Coast statunitense-Canadese, poi Alaska, Stretto di Bering-Aleutine-Kurili e via la ridiscesa a Sud tra Giappone e Filippine. Fino al ritorno nel Mediterraneo, facilitato da un ulteriore aiutino, che gli avventurieri del Cinquecento non avevano a disposizione: il Canale di Suez.

L’impresa, che nelle intenzioni iniziali sarebbe dovuta coincidere con il cinquecentenario del viaggio avviato dal navigatore portoghese nell’agosto 1519, e portato a termine dalla residua flotta guidata dallo spagnolo Juan Sebastián Elcano e con a bordo Antonio Pigafetta, viene riproposta – con un ritardo sulla tabella di marcia che è l’ennesima conseguenza dei lockdown da Covid, dall’esploratore spagnolo Alvaro de Marichalar, che in queste ore è arrivato al porto messicano caraibico di Cancún, da Miami. Se portata a termine, l’impresa – seppur facilitata dal motore, rispetto alle analoghe portate a termine su imbarcazioni a vela – o alle transoceaniche a remi – potrebbe comunque fregiarsi di un record non da poco, quello del giro del pianeta sul “transatlantico più piccolo del mondo”: la sua “Numancia”, infatti, misura soltanto 2 metri e mezzo.

(ansa)

L’ideatore di questo particolare viaggio in solitaria ha 60 anni ed è nativo di Pamplona. Non è nuovo a simili performance: ha già al suo attivo una navigazione da Roma a New York, una Formentera-Odessa, in tutto 39 spedizioni negli ultimi quarant’anni. Il suo nome – ancor più se scritto, letto o pronunciato per esteso – lascia intendere che quella dell’esplorazione estrema non fosse la sua unica alternativa. Alvaro de Marichalar Y Sáenz de Tejada è parte di una delle famiglie nobili più antiche di Spagna. Il fratello Jaime è l’ex cognato del re Felipe, avendone sposato la sorella maggiore, l’infanta Elena, da cui è separato dal 2007. La motivazione del suo giro attorno al globo: sensibilizzare l’opinione pubblica sulle criticità dell’ecosistema oceanico: le conseguenze dell’ovefishing e quelle dei milioni di tonnellate di plastica alla deriva e/o depositate nei fondali, e di cui lui stesso è già rimasto più volte vittima, il motore del jet-sky in panne o in avaria per un incontro troppo ravvicinato con uno dei detriti.

Partito dalla Spagna nel 2019, arrivato a Miami nel marzo 2020, poche ore prima che gli Stati Uniti vietassero a qualunque imbarcazione l’approdo causa Covid, de Marichalar ha ripreso il suo viaggio nel febbraio scorso. Un viaggio completamente in solitaria, con l’unica eccezione dell’imbarcazione di assistenza che lo ha seguito lungo la rotta atlantica,.anche per la continua necessità di rifornire carburante ad un mezzo che garantisce autonomia massima di 150-200 miglia: nelle rimanenti tratte, il navigatore viaggerà sempre a ragionevole distanza dalla costa, con la ragionevole certezza di opportuni pit stop. Costretto a mantenere per almeno 12 ore al giorno la posizione eretta dalla configurazione stessa del suo mezzo, Alvaro utilizza, per dormire e riposare, una zattera opportunamente dotata di ultrasuoni che tengono lontani gli squali. L’esploratore contemporaneo sta documentando la sua esperienza, che verrà raccontata su National Geographic e su 8 emittenti nazionali di diversi paesi del mondo.

(ansa)