Chiudete le valigie, si va ai prossimi mondiali di calcio in Qatar. No, non in senso stretto, visto che l’Italia non c’è e non ha alcuna possibilità di giocare alcuna partita della FIFA World Cup 2022™, né tantomeno la finale a Lusail il prossimo 18 dicembre (che è anche la data in cui questo piccolo Paese affacciato sul Golfo celebra il National Day). Si va per scoprire l’arte, la cultura e lo sport di Doha, la capitale di questa penisola circondata dal Golfo Arabico nel cuore del Medio Oriente, a sei ore di distanza (grazie ai voli effettuati dalla Qatar Airways). Siamo in un territorio, classificato come il più ricco del mondo (grazie al gas naturale e al petrolio), che accoglie con attenzione e premure i turisti italiani – grande è il dispiacere dei qatarini per la nostra esclusione dalla competizione più importante – e dove molti connazionali hanno aperto strutture o trovato lavoro.
Del resto, la Qatar Tourism Strategy 2030 fissa l’obiettivo ambizioso di attirare oltre sei milioni di visitatori internazionali all’anno entro il 2030, facendo del Qatar la destinazione in più rapida crescita del Medio Oriente. C’è fermento, ovunque ci sono i cantieri per nuove costruzioni e fa ancora più effetto nel pensare che fino al 1980 da queste parti non c’era nulla, solo un’immensa distesa di deserto. A distanza di pochi mesi, se non settimane, spuntano nuovi musei, palazzi, gallerie espositive, hotel. Lo sky line – che caratterizza il paesaggio urbano sia di giorno per le forme che di notte per le numerose luci – cambia continuamente e affascina per le sue meraviglie architettoniche e ingegneristiche (anche di oltre quaranta piani) che si fondono con le torri tradizionali e i minareti. Da dove partire? Restando in tema sportivo, dal 3-2-1 Qatar Olympic and Sports Museum, inaugurato lo scorso marzo, dedicato allo sport fra i più innovativi al mondo. Si trova nello stesso complesso del Khalifa Stadium (dove si giocheranno molte partite) ed è un museo interattivo, con pannelli touch screen che illustrano la storia dagli inizi per ogni sport conosciuto (all’ultimo piano apre le sue porte il ristorante Naua con ampie vetrate, piante verdi che pendono dal soffitto, e uno deglu Chef è italiano, Marco Speziali).
Non mancano i mosaici che riproducono i primi sport dei romani, le fiaccole olimpiche tra cui quella invernale del 2006, un’automobile Ferrari, la maglia di Maradona, i guanti di Zoff e le sciarpe di tutte le squadre partecipanti ai mondiali di quest’anno (nella Flag Plaza, invece, ci sono le bandiere di tutti, compresa l’Italia). Ci si puó pure cimentare in alcune prove sportive, come il tiro dell’arco. Il Qatar del resto è l’unico Stato che celebra una giornata di festa nazionale dedicata allo sport, a ogni febbraio, per promuovere stili di vita sani, sperimentare sessioni di allenamento e gare gratuite. Di prossima apertura anche il Lusail Museum (i lavori inizieranno nel 2023 e si concluderanno nel 2025) su un’isola, Al Maha, raggiungibile in barca che esporrà quadri in cui mettere in evidenza l’incontro tra culture. E un’anteprima – fino al prossimo 1 aprile – si puó vedere in queste settimane in una “Galleria speciale di collegamento”. Al suo interno, si racconta la vita degli abitanti, il loro modo di trasportare le cose nel deserto. Esposti anche cimeli cinematografici, tratti dal film Cleopatra con Richard Burton e Liz Taylor o da altre pellicole girate nel deserto, come Star Wars (si conserva la maschera utilizzata durante il primo episodio), o Lawrence d’Arabia (è esposto il poster del film del 1962). Diversi anche i grattacieli in costruzione, veri giganti dalle forme più disparate, tonde, circolari, rettangolari, persino con la forma di una macchinetta per radersi.
Apriranno in concomitanza con i Mondiali, Raffles Doha e Fairmont Doha, due delle strutture alberghiere più attese, collocate in due torri adiacenti e intrecciate. Per la forma ricordano le scimitarre come raffigurato nell’emblema nazionale del Qatar. Sotto di esse si trovano giardini ispirati al nido di un falco, un altro simbolo tradizionale.
Per godere di uno sguardo a trecentosessanta gradi si può salire sul The Torch Doha, la luce guida, l’edificio più alto del Qatar con i suoi trecento metri e i cinquantuno piani (sulla sommità è collocata la freccia a forma di petalo che reggeva la fiamma dei Giochi Asiatici del 2006) che al buio si anima di uno spettacolo di luci in movimento, visibile a chilometri di distanza. Al 47° piano si trova il ristorante rotante Three-Sixty, dalle cui vetrate si ammira un panorama che toglie il fiato. Sarà, invece, inaugurato l’anno prossimo Rosewood Doha, la barriera corallina, che trae ispirazione dal fondale marino: le facciate bianche traforate, simili a coralli, avvolgono due torri adiacenti, contribuendo così a limitare il calore in entrata.
Per avere un’altra vista d’insieme l’ideale è una passeggiata sulla Corniche, la panoramica passeggiata cittadina, che si estende per sette chilometri dinanzi agli scintillanti palazzi che popolano la città e si affacciano sull’altra costa del Golfo Persico. Si può fare anche un giro in barca, le tipiche Dhow boats in legno, per pochi euro. E qui c’è anche il “Monumento alla perla”, una scultura che rimanda alla pesca alle perle naturali, un tempo alla base dell’economia. Un altro gioiello dell’architettura si scorge lungo la Corniche: a spiccare da un’isola artificiale collegata alla terraferma è il Museo d’Arte Islamica (MIA). Questo edificio in pietra calcarea, curioso per le sue geometriche forme che riportano alla mente un diamante, è opera dell’architetto cino-americano Ieoh Ming Pei. Al suo interno custodisce una delle principali collezioni d’arte islamica al mondo e, inoltre, all’ultimo piano ospita il ristorante IDAM By Alain Ducasse.
Ovunque la modernità va a braccetto con la tradizione. La conferma viene dal National Museum, maestoso capolavoro firmato dall’archistar francese Jean Nouvel la cui forma, con cerchi concentrici, ricorda una rosa del deserto, formazione minerale tipica dei paesi desertici. Attraverso tre capitoli – Beginnings, Life in Qatar e Building the Nation – undici gallerie permanenti e oltre 52.000 metri quadri di superficie, propone un vero e proprio viaggio nel tempo che permette di conoscere la storia del Paese e della sua gente. Il tutto in maniera innovativa e interattiva. In esposizione manufatti antichi, oggetti preziosi, abiti tradizionali, soavi melodie, filmati per coinvolge i cinque sensi. Tra i pezzi rari, il tappeto di perle di Baroda, costosissimo perché ricamato con più di un milione e mezzo di perle, diamanti, zaffiri, smeraldi e rubini.
Da vedere anche il curioso Sheikh Faisal Bin Qassim Al Thani Museum, un museo privato voluto dallo sceicco Faisal Bin Qassim attorno agli anni 2000 ma in continua evoluzione e diretto da un italiano, Claudio Cravero. In mostra nelle numerose sale, trentamila mila oggetti recuperati nei suoi viaggi, tra fossili, brocche, piatti, auto antiche e modellini, attrezzature mediche ma anche una parte legata al calcio con palloni, coppe, medaglie. Contiene pure una casa tradizionale siriana portata da Damasco e ricreata. Si nota pure la “mashrabiya”, un elemento architettonico tipico dell’Islam il cui scopo era proteggere dai raggi del sole, ma anche guardare fuori senza essere visti.
Altra tappa imperdibile è il Souq Waqif, ricostruito dopo un devastante incendio. Ci si perde tra i vivaci vicoli, i piccoli negozi che propongono, senza troppe contrattazioni, profumi, gioielli, pashime, spezie e soprattutto tappeti, la cui lavorazione si basa su formule di colori e disegni come la matematica. Accanto lo spazio per i cammelli, ai quali un tempo si davano persino i nomi (oltre quaranta, da Thane a Hayel, da Zamal a Talb), quello per i cavalli arabi nelle scuderie dell’emiro e l’altro per i falchi, per gli abitanti come un animale da compagnia, tanto che nella metropolitana (collega tutti gli stadi) capita di vedere un segnale con il quale si vieta l’ingresso con i falchi: gli abitanti li porterebbero ovunque e c’è persino una clinica dedicata alle loro cure.
Se preferite uno shopping più ricercato, ampia la scelta tra gallerie commerciali. Spiccano le Galeries Lafayette, con le loro passerelle esterne dotate di aria condizionata, Place Vendome con un grande canale all’aperto, una fontana danzante e un’architettura ispirata a Rue de la Paix, la celebre via delle boutique di lusso di Parigi. Di recente ha aperto un centro commerciale, la cui forma è un pacco regalo con tanto di fiocco sopra. Una delle tante cose curiose di questo territorio. Pensate che persino i lampioni hanno la forma di una foglia di palma, mentre altri che portano all’aeroporto riportano le scritte del Corano.
Infine non resta che fare un giro nel deserto, Zekreet, a poca distanza, si caratterizza per un aspetto quasi lunare con formazioni rocciose simili a funghi. Sullo sfondo dorato spicca East-West | West-East, l’installazione dell’artista americano Richard Serra: quattro imponenti piedistalli in acciaio ossidato come enormi torri sentinelle, alte diciassette metri. Quasi a voler dire: nel deserto ci si perde, meglio avere dei punti di riferimento.