Anche i ricchi, o se si preferisce i migliori piangono. In Svizzera, la ferrovia a cremagliera della Jungfrau, il celebrato trenino che conduce ai 3.454 metri dello Jungfraujoch, tra le spettacolari vette della stessa Vergine (la Jungfrau, appunto), del Mönch, e dell’Eiger, passando dentro la parete di quest’ultimo nella tratta finale, è per la prima volta nella sua storia in rosso.
Colpa – ovviamente – dell’azzeramento del turismo causa Covid. La notizia è tanto più eclatante se si considera quanto è lunga la storia della Jungfraubahn, che ha celebrato il suo secolo di storia nell’agosto 2012. In altre parole, né le guerre – pur con il Paese elvetico neutrale – né la stessa concomitanza tra la sua creazione e l’inizio del primo conflitto globale, il tutto in un contesto di turismo di sola elite, seppure di disponibilità economiche molto elevate – hanno prodotto effetti simili alla pandemia. Né i prezzi, da sempre tutt’altro che popolari – salire dal fondovalle costa cifre dell’ordine dei 130-150 euro – sono bastati a evitare il tracollo.
Fonti svizzere riferiscono infatti che la perdita netta nel 2020 si è attestata a 9,7 milioni di franchi (circa 8,8 mln di euro), contro un utile di 53,3 milioni realizzato l’anno precedente, come l’agenzia di stampa Ats-Keystone. A causa del coronavirus e delle relative restrizioni, l’operatore delle ferrovie di montagna ha perso i turisti internazionali, provenienti principalmente dall’Asia. Una tradizione consolidata per il trenino che consente di raggiungere il belvedere che – oltre alle tre cime citate – svela, a sud, la spettacolare lingua del ghiacciaio Aletsch, il più lungo delle Alpi con i suoi oltre 20 km.
Tra le più celebrate attrazioni turistiche elvetiche, la ferrovia della Jungfrau unisce il punto panoramico di Kleine Scheidegg, situato proprio sotto le tre vette citate, allo Jungfraujoch: 9 km per un dislivello di quasi 1.400 metri, buona parte dei quali sotto il tunnel scavato nella parete dell’Eiger, dove una stazione situata a poco meno di 3mila metri consente di provare il brivido del vuoto, seppure al di qua di una spessa parete di vetro. Qualcuno la ricorderà in una delle scene finali di “Assassinio sull’Eiger”, film degli anni Settanta con Clint Eastwood. A prendere la cremagliera dal Kleine Scheidegg si arriva con tradizionali trenini di montagna a scartamento ridotto che partono da Lauterbrunnen o da Grindelwald, ma si può addirittura partire dal fondovalle di Interlaken. Da Lauterbrunnen, c’è anche la possibilità di una sosta a Wengen – il villaggio che gli amanti dello sci alpino conoscono come sede di una delle più celebri discese libere della Coppa del mondo maschile, che ha un’altra peculiarità: da tempo immemorabile non è accessibile alle auto. Chi desidera arrivare più rapidamente al Kleine Scheidegg ha anche varie opzioni funivia.
Come detto, la crisi si è fatta sentire inesorabile, anche per l’improvvisa assenza dei turisti extraeuropei, asiatici in particolare. Il treno della Jungfrau era un sorprendente melting pot già alla fine degli anni Settanta del secolo scorso, con una densità di volti asiatici che non si trovava neppure a Roma, Firenze o Parigi. In termini numerici, il turismo interno non ha nemmeno lontanamente compensato il deficit di stranieri: solo 363 mila visitiatori nel 2020 contro il milione medio degli anni precedenti. Le previsioni per il 2021 sono tutt’altro che ottimisti.
ttavia nel 2020 la pandemia ha allontanato i turisti stranieri ed il turismo interno non è bastato a compensare la perdita: allo Jungfraujoch sono salite “solo” 363’000 visitatori circa, rispetto al milione registrato negli anni precedenti. I vertici della la società bernese che gestisce la ferrovia della Jungfrau ritengono che la crisi pandemica continuerà a pesare “gravemente” sull’esercizio 2021.