Un catwalk nella navata centrale di una cattedrale del dodicesimo secolo, sito Unesco. A sfillare, cento modelli, rigorosamente in abito talare. L’idea, nella stagione delle riaperture e di un ritorno del turismo comunque altalenante, arriva da Courtrai, piccola città (70mila abitanti) del Belgio francofono, posta una settantina di chilometri a sud di Bruxelles, e dalla locale associazione degli Amici della cattedrale, uno dei gioielli dell’architettura medievale dell’area, che al suo interno conserva una vasta “collezione” – la più ricca del Belgio secondo i promotori dell’iniziativa – di capi d’abbigliamento utilizzati dai reilgiosi nell’arco de secoli.

Una trentina di casule, molte preziose, arricchite da ricami in fili dorati e argentati, sono state indossate da “modelli” volontari per un pubblico di un centinaio di persone. Il pubblico non li vedeva da almeno cinquant’anni, ha confermato Michel-Amand Jacques, storico della cattedrale vallona. Come ha spiegato il promotore dell’iniziativa Rudy Opsomer, presidente degli “amici” del monumento storico, vengono normalmente custoditi in stanze dell’edificio ecclesiale inaccessibili al pubblico. “In che è un vero peccato – ha aggiunto – perché si perde un’opportunità per osservare questi abiti anche al di là del loro significato religioso”.

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Durante la passerella, sono stati mostrati abiti dei periodi compresi tra il diciassettesimo secolo e i giorni nostri. Le casule più antiche – la chiesa ne conserva anche alcune del Quattrocento – sono state tenute prudenzialmente fuori dallo show perché troppo fragili. Lo stesso Opsomer ha anche spiegato che tutto ha potuto avere luogo solo grazie al peremesso del vescovo della città, Guy Harpigny: gli abiti religiosi, in quanto considerati sacri, non potrebbero essere indossati che da religiosi, salvo deroghe.++

(reuters)

Lo storico ha raccontato l’evoluzione nel tempo del modo di vestire dei sacerdoti, sottolineando la particolare attenzione al dettaglio, al limite della stravaganza, peculiare del periodo barocco, e il minimalismo subentrato con il Concilio Vaticano II degli anni Sessanta del secolo scorso. “I tempi sono cambiati, la chiesa è cambiata – ha sottolineato Jacques, ricordando come nel diciottesimo secolo un abbigliamento completo ecclesiale costasse tra le 15mila e le 18mila lire (livre) francesi, corrispondenti a 250-300mila euro attuali: un valore che a quel tempo permetteva di costruire una chiesa di medie dimensioni.

Il vescovo, che ha assistito all’evento, ha spiegato che la passerella non voleva e non doveva essere, per la chiesa un’ostentazione della passata ricchezza, ma semmai un modo per raccontare la sua evoluzione culturale e artistica attraverso i secoli. “Esser riusciti a mostrare il patrimonio storico della nostra chiesa è una cosa meravigliosa”, ha concluso Harpigny.