“Siamo felici di essere riusciti a riunire tutte le sette famiglie politiche europee per parlare di clima in vista delle prossime elezioni”. Antonello Pasini, fisico del clima presso il Cnr è uno dei promotori dei “Venice Dialogue” andati in scena nella città lagunare qualche giorno fa. “Il nostro obiettivo è fare in modo che tutti i partiti concordino sugli obiettivi di decarbonizzazione e sul fatto che debbano utilizzare strumenti scientificamente fondati: la comunità scientifica, numeri alla mano, sa dire ai decisori quali sono le azioni efficaci e cos’è invece mero green washing. Per questo è necessario un dialogo più continuo con i climatologi: i parlamenti nazionali dovrebbero dotarsi di comitati consultivi. In alcune nazioni esistono, ma succede che siano i politici a scegliere gli scienziati che ne fanno parte, mentre invece gli advisory board dovrebbero essere indipendenti. In altri Paesi non esistono: è il caso dell’Italia, dove il nostro progetto di legge in tal senso è fermo in commissione ambiente, in attesa del placet del ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Pichetto Fratin, che invece non arriva”. Concetti ribaditi nel corso dell’incontro veneziano oragnizzato da alcune delle principali associazioni europee di climatologia: la European Climate Research Alliance (Ecra), il Deutsches Kilma Konsortium (Dkk), la Società Italiana per le Scienza del Clima (Sisc), il Comitato scientifico La Scienza al Voto (Lsav).
Dall’altra parte della barricata (si spera solo per ora) i rappresentanti delle “sette famiglie” politiche rappresentate a Straburgo e Bruxelles: formalmente, hanno tutti accolto l’invito a rispettare gli obiettivi su clima e biodiversità, ma non sono mancati i distinguo. Nicola Procaccini, co-capogruppo a Strasburgo dei Conservatori e Riformisti Europei, pur condividendo gli obiettivi scientifici, predilige un approccio meno conflittuale, che tenga maggior contro delle peculiarità dei diversi settori e Paesi in cui si interviene e dia la parola anzitutto a coloro che con la natura hanno un rapporto quotidiano, di sostentamento, come gli agricoltori, gli allevatori, i pescatori. Antonio Cecini, funzionario europeo e candidato alle elezioni europee per il Partito popolare europeo, ha invece evidenziato come solo con la protezione del clima si può avere una economia competitiva, e solo una economia competitiva permette una protezione sostenibile del clima. Elena Lizzi, parlamentare europea e vicecapolista in Italia per Identità e Democrazia, ha detto che la transizione, fondamentale per tutelare la generazione presente e quelle future, dovrà essere giusta ed equilibrata, centrata sui cittadini e sulle imprese, e non ideologica.
Secondo Annalisa Corrado, incaricata di clima e green economy nella segreteria PD e vicecapolista per i Socialisti & Democratici europei, sbaglia la destra ad attaccare il Green New Deal e a mettere in contrapposizione le questioni sociali con quelle del clima: si può raggiungere una giustizia sociale solo se si raggiunge una giustizia climatica. Ora che la campagna elettorale per le europee entra nel vivo, c’è il rischio che la crisi climatica scompaia del dibattito. O che, peggio, vi entri solo attraverso slogan populisti da manifesto 6×3: “a difesa delle case e delle auto degli italiani”. Gli scienziati europei promotori dei “Venice Dialogue” sperano invece che i partiti riflettano sul documento proposto loro nell’incontro: “Accordo europeo per uno stretto dialogo tra le famiglie politiche e la comunità scientifica”. E che lo firmino il prossimo 5 giugno, Giornata mondiale dell’Ambiente e vigilia del voto europeo. L’appuntamento è nella sede del Cnr di Roma.