Il sole filtra dalle chiome dei faggi e scalda la pelle. Le mani a tentoni trovano tronchi e rocce. I piedi nudi muovono passi dapprima insicuri, poi sempre più divertiti, alla scoperta delle diverse consistenze del terreno. Le orecchie imparano a sentire oltre i fruscii del vento ogni ronzio, ogni cinguettio. Gli occhi chiusi. La compagna di esperienza vede per te e ti guida. “Cosa stai toccando?”. “Sembra quasi legnoso, ma non è corteccia…”. “È un lichene”. Chi l’avrebbe mai detto?
Esplorare il bosco con le mani è solo una delle infinite possibilità del bagno di foresta, una pratica nata in Giappone con il nome di Shinrin-yoku e ormai popolare anche in Italia. Un modo per staccare la spina dalla frenesia di tutti i giorni e rallentare, attraverso il contatto con la natura e il recupero del nostro rapporto con il Pianeta, per scoprire (o riscoprire) parti dell’anima che le distrazioni della vita moderna hanno relegato all’ultimo gradino delle priorità.
La filosofia alla base del forest bathing, supportata anche da numerose ricerche scientifiche, è che il contatto con la natura faccia bene al corpo e alla mente: riduce le infiammazioni e lo stress, potenzia la consapevolezza di sé e il sistema immunitario, migliora il sonno e l’attenzione. Respirare l’aria pulita rigenera, ascoltare i rumori del bosco nel silenzio sorprende, affidarsi, e fidarsi, libera. Il tutto senza il ticchettio dell’orologio o una notifica sullo smartphone, che non è consigliato portare con sé. Alla fine, seduti in cerchio, c’è tanta gratitudine. Ma provarlo è l’unico modo per capire davvero.
Una guida accompagna l’esperienza. Non ci sono obblighi, solo inviti – che possono essere accolti o meno, in toto o solo in parte – da fare da soli, in coppia o in gruppo. Le uniche regole si possono racchiudere nelle 5 s: silence (rispettare il silenzio), slowing down (rallentare), senses (usare i sensi), sharing (condividere) e safety (stare sempre in sicurezza). “Lo scopo finale, attraverso le esperienze nella natura, è entrare in contatto con sé stessi. Non bisogna fare nulla che non ci faccia sentire a nostro agio”, sottolinea Ann Tilman, da 25 anni responsabile del personale per diverse aziende e dal 2018 prima guida di forest bathing del Belgio, che ha accompagnato il ritiro, finanziato da APT e Regione Basilicata, al rifugio Fasanelli, a 1350 metri nel cuore del Pollino, la riserva naturale più grande d’Italia tra Lucania e Calabria.
Gli inviti sono tra i più vari: concentrarsi sul movimento, trovare una “casa”, creare un’opera d’arte, fare una camminata consapevole con occhi chiusi e movimenti lenti, fidarsi di un compagno e lasciarsi guidare alla scoperta tattile della natura che ci circonda. E poi condividere, sempre se è quello che ci si sente di fare, con il gruppo le sensazioni, le emozioni, i sentimenti.
“Nasce tutto da una necessità personale”, ammette Rocco Perrone, fondatore insieme ad alcuni amici di Satriano in Lucania di Ivy Tour, agenzia di viaggi green che negli ultimi anni ha inserito nella sua offerta turistica il forest bathing non solo in Basilicata, ma anche nelle Marche, in Trentino e in Sicilia. Completamente immerso nel lavoro e diviso tra il suo paese natale e la Florida, dove sua moglie fa un dottorato di ricerca, ha iniziato a riconoscere i sintomi del burnout. Così si è avvicinato alla meditazione, alla mindfulness, fino ad arrivare ai bagni di foresta, di cui è divenattao guida formato proprio da Tilman. “E visto che ne ho beneficiato in prima persona, perché non offrire la stessa opportunità anche agli altri?”. Oltre il benessere personale, i ritiri aiutano anche la ricerca scientifica, raccogliendo dati sul contrasto alle conseguenze della sovraesposizione alle tecnologie per uno studio portato avanti con due dipartimenti dell’Università di Padova.
Tilman non accompagna ogni ritiro, era pronta a lasciare il suo lavoro in Belgio per dedicarsi completamente alla natura ma la pandemia ha cambiato i suoi piani. “Però – sottolinea con la stessa voce calda e calma con cui porge i suoi inviti nella foresta – non rinuncio al mio sogno, aspetto che arrivi un momento migliore”. Intanto, da quando ha conosciuto Perrone, visto che è da sempre innamorata del nostro Paese, appena può torna in Italia per guidare le persone alla ricerca di sé tra una meditazione vicino al ruscello, una notte a guardare stelle talmente nitide da poterle quasi toccare o un’esperienza sensoriale in cucina. Vi siete mai soffermati ad ascoltare che rumore fa una carota?
“Mi piace molto un detto”, sorride Tilman. “Scalando una montagna un occidentale si spingerà oltre le sue forze pur di arrivare in vetta. Un orientale a un passo dalla vetta tornerà indietro soddisfatto”. E in questo modo di dire si nasconde non solo la differenza tra due culture, ma l’essenza stessa del forest bathing. Un’esperienza che vuole essere viaggio, anche e soprattutto dentro di sé, e non destinazione.
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