Abbiamo meno di otto anni per triplicare gli investimenti necessari per preservare e gestire le foreste. Se ci riusciremo, sempre a patto che prima si arresti la deforestazione globale, allora potremo davvero sbloccare i “super poteri” degli alberi trasformandoli concretamente in una risorsa per combattere sia la crisi climatica, sia per aiutarci a risollevarci dalle emergenze economiche in corso, da quelle legate al Covid sino alle ripercussioni dei conflitti.
A raccontare l’estrema necessità di ripristinare e valorizzare il ruolo delle foreste del Pianeta è il nuovo “Rapporto 2022 sullo stato delle foreste nel mondo” (Sofo) che la Fao ha presentato durante il Congresso mondiale delle foreste a Seul in Corea del Sud. In uno scenario di molteplici crisi, fra cui Covid, guerre, emergenza clima e perdita della biodiversità, l’Onu traccia tre strade necessarie da percorrere per “sbloccare il potenziale delle foreste” a favore dell’umanità e per il bene della Terra.
In primo luogo è decisivo fermare la deforestazione, poi è fondamentale concentrarsi sul ripristino di terreni degradati e sull’espansione dell’agroforestazione, infine è doveroso ragionare su un utilizzo sostenibile delle foreste, anche per creare nuovi posti di lavoro. “Il perseguimento equilibrato e simultaneo di questi percorsi può aiutare ad affrontare le crisi che affliggono le persone e il Pianeta, generando anche benefici economici sostenibili, specialmente nelle comunità rurali”, ha precisato nella presentazione del report il direttore generale della Fao Qu Dongyu.
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Stop alla deforestazione per fermare le emissioni
Per salvare le foreste globali, che oggi coprono oltre 4 miliardi di ettari nel mondo, il primo passaggio chiave è arrestare la deforestazione e concentrarsi sul mantenimento degli ecosistemi esistenti, ricorda la Fao. Smettere di deforestare significherebbe evitare di emettere circa 3,6 gigatonnellate di anidride carbonica equivalente ogni anno da qui al 2050. Questo permetterebbe sia di salvaguardare la biodiversità, sia di contribuire concretamente – grazie al ruolo di assorbimento di CO2 delle foreste – di restare in linea con l’obiettivo di rimanere sotto i +1,5 gradi di riscaldamento planetario.
Ripristinare i terreni degradati e aumentare l’agroforestazione
Contemporaneamente a un concreto addio ai tagli delle foreste secondo il rapporto Onu è necessario lavorare per ripristinare i terreni degradati: circa 1,5 miliardi di ettari di questi potrebbero oggi essere recuperati dando vita a una copertura arborea in grado di aumentare la produttività agricola più o meno di un altro miliardo di ettari. Se si sviluppasse una reale fase di ripristino e rimboschimento di queste aree oggi degradate si eviterebbero circa 1,5 gigatonnellate di CO2 all’anno, quanto emettono 325 milioni di macchine a benzina ogni anno.
Sviluppare un sistema sostenibile per la domanda di legno e materiali
Oltre alle azioni di recupero per le Nazioni Unite è decisivo un uso “sostenibile delle foreste” che possa anche soddisfare la futura domanda di materiali. Con previsioni che stimano come il consumo globale di risorse naturali dovrebbe raddoppiare entro il 2060, è necessario dunque un piano per prepararsi alla richiesta: gestire le foreste, e anche il legno, in maniera attenta e sostenibile secondo la Fao sarà un metodo per creare milioni di posti di lavoro. In particolare è fondamentale concentrarsi sul sostegno alle popolazioni rurali e coinvolgere gli investimenti del settore privato. “Bisogna responsabilizzare gli attori locali, comprese le donne, i giovani e le popolazioni indigene, ad assumere un ruolo di primo piano nei percorsi forestali e di silvicoltura”, sostiene il direttore Qu Dongyu che ricorda come “insieme, agricoltura e silvicoltura svolgono un ruolo fondamentale nello sviluppo di nuovi materiali e prodotti rinnovabili, nonché approcci innovativi alle catene di valore, a vantaggio sia delle persone che del Pianeta”. In questo devono essere sostenuti soprattutto “i piccoli produttori” che oggi ricevono meno del 2% dei finanziamenti globali.
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Triplicare gli investimenti economici
Per soddisfare i tre punti chiave indicati dalla Fao è necessario però triplicare gli investimenti per i percorsi forestali entro il 2030 e quadruplicarli al 2050. Solo così, sostengono gli esperti, si potranno centrare gli obiettivi di neutralità climatica, di salvaguardia della biodiversità e di contrasto al degrado del suolo. Il finanziamento stimato per riuscirci è di circa 203 miliardi di dollari di investimento ogni anno in tutto il mondo entro il 2050. Con l’adeguato sostegno economico i tre percorsi forestali indicati dal Rapporto se combinati potrebbero contribuire per circa il 20% alla mitigazione aggiuntiva e necessaria al cambiamento climatico già entro il 2030 in modo da rimanere sotto i +1,5 gradi.
Infine, in termini di finanziamenti l’Onu sostiene che sia importante migliorare l’utilizzo delle sovvenzioni agricole: oggi sono circa 540 miliardi di dollari all’anno ma molti fondi sono spesi male e risultano dannosi per l’ambiente. “Insieme – conclude il direttore generale Fao – possiamo ancora sbloccare tutto il potenziale delle foreste per ottenere una migliore produzione, una migliore nutrizione, un ambiente migliore e una vita migliore per tutti, senza lasciare indietro nessuno”.